di Simone Provenzano
Potere e conoscenza.
La conoscenza include tutte le sfere.
La conoscenza conduce al potere.
Il potere è un qualcosa che spinge chi lo detiene a diventare reazionario. Il rivoluzionario tenta di cambiare lo status quo, il reazionario si oppone ad ogni cambiamento.
È ovvio, il cambiamento rischia di coinvolgere chi detiene il potere. È difficile quando per tanto tempo sei stata ballerina di prima fila ritrovarti nelle retrovie, o quando si è stati voci soliste riabituarsi a stare dentro ad un coro, dove conta più l’armonizzarsi con gli altri piuttosto che risaltare, elevando la propria voce sopra tutte le altre.
In culture lontane nel tempo e nello spazio esisteva un modo per gestire il potere che permetteva alla reazione e alla rivoluzione di coesistere in un armonico alternarsi. Richiamo alla mente Frazer e il suo splendido “Ramo d’Oro”, in cui narra di culture in cui chi ha detenuto il potere per molto tempo e raggiungeva una età avanzata diventava un saggio. In questo modo giovani forze fresche potevano prendere decisioni fresche e governare con la forza della gioventù le proprie tribù. Sempre accompagnati dal consiglio dei vecchi saggi del villaggio, che con la forza delle loro esperienze, potevano essere determinanti nell’assistere il processo decisionale dei più giovani.
I vecchi fanno i vecchi e i giovani fanno i giovani.
Come dice il vecchio proverbio: Il potere senza consiglio sé stesso uccide.
Nessuno scontro generazionale. Non c’è bisogno di guerre o battaglie sanguinarie. Non c’è bisogno di rottamatori o caimani. I caimani starebbero ad osservare consigliando, godendosi la senilità e la tranquillità che dovrebbe derivare da essa.
Sarebbe bello, ma piuttosto utopistico per i nostri tempi. E chissà se veramente, anche nelle tribù descritte dall’antropologo scozzese, non ci siano stati scontri per il potere.
Facciamo un passo indietro.
Da quando abbiamo smesso di usare la clava e abbiamo imparato ad accendere un fuoco, il potere è sempre andato a braccetto con la conoscenza. Ma questa da sola non garantisce il potere.
La conoscenza è buona, il potere che la usa per i propri scopi un po’ meno.
Francis Bacon disse che “La conoscenza è potere” . Mi permetto umilmente di dissentire.
La conoscenza, condita da una buona dose di ambizione, è potere!
L’ingrediente principale è l’ambizione.
Conoscete sicuramente tutti il famoso bardo inglese di nome William Shakespeare. Al suo Giulio Cesare fece dire queste parole:
“La modestia serve da scala all’ambizione ancora giovane e chi sale rivolge ad essa il volto. Ma poi, raggiunto il gradino più alto, guarda verso le nuvole, disprezzando i gradini più bassi da cui è salito.”
Come al solito arriviamo ad un punto di stallo. Ma quando un aereo va in stallo non è ancora caduto. Avere a che fare con il potere non per forza di cose ci fa precipitare.
Io sono uno psicoterapeuta, quando svolgo questo ruolo e questa funzione all’interno del mio studio mi viene dato un grande potere. I miei vecchi maestri mi ripetevano sempre di non innalzarsi mai a giudice delle vite altrui, ed io ne faccio tesoro ogni giorno. Il segreto è pensare che il potere è qualcosa che viene concesso e non conquistato. Recentemente Papa Francesco ha ricordato giustamente che il vero potere è servire. Non serve essere cattolici per capire che questo è un concetto che permette di esprimere il potere che si ha a disposizione al meglio. Sia per chi lo detiene che per gli altri.
Ho citato Shakespeare, il Papa, Bacon e Frazer, diciamo che ho scomodato personalità abbastanza importanti. Abbassiamo un po’ l’asticella e concludiamo citando prima lo zio di Spiderman:
“Da grandi poteri derivano grandi responsabilità”
E per ultimo citiamo la geniale battuta di un personaggio di un bel videogioco, Red Dead Redemption:
“Il potere è come il vino, più ne bevi e più ne vuoi. Ma non tutti lo reggono.”
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