“A che bello o’ cafe’, pure in carcere o sanno fa’”, cantava Fabrizio De Andre’. Vallo a dire agli italiani, abituali consumatori di quella bevanda ristretta che – come in una catena di montaggio – appare e scompare dal bancone di ogni bar.
Ma il caffe’ fa bene (purche’ non se ne abusi) o la caffeina, come ritengono i detrattori, fa male al cuore ed al fegato e nuoce al colesterolo?
Molti studi ultimamente fanno – fortunatamente – propendere per la prima ipotesi. Secondo un recente studio, condotto dall’Universita’ di Oslo, le persone che bevono caffe’ prima di recarsi in ufficio risultano meno soggette a fastidi e dolori dopo novanta minuti di lavoro continuo alla tastiera.
Ore interminabili passate di fronte al computer, ripetendo automaticamente i medesimi gesti, come minimo favoriscono, invero, l’intorpidimento di muscoli, articolazioni e tendini. Ebbene, su un campione di volontari che dovevano correggere velocemente e con precisione un documento al computer, utilizzando il mouse per circa un’ora e mezza, coloro che avevano bevuto un caffe’ un’ora prima di mettersi all’opera avvertivano alla fine minor dolenzia e malessere di chi aveva rifiutato la benefica tazzina.
Insomma, la caffeina avrebbe delle proprieta’ antidolorifiche, gia’ da un pezzo allo studio, gia’ da un po’ sfruttate in aggiunta al paracetamolo nella composizione di alcuni farmaci analgesici come l’aspirina.
Basta una tazzina giornaliera per alleviare i dolori muscolari, qualcheduna in piu’ per ridurre sensibilmente il rischio di cancro alla prostata. Consumare cinque – sei tazze di caffè (probabilmente si parla di quello americano), al giorno afferma uno studio dell’Universita’ di Harvard, comporta una riduzione del 20 per cento del rischio di qualsiasi tipo di tumore alla prostata. Addirittura del 60 per cento bevendone un numero maggiore.
Che il caffe’, come vasodilatatore, sia un eccellente rimedio contro il mal di testa (magari unitamente al succo di limone) lo si sapeva; meno noto forse il fatto che chi consuma abitualmente caffe’ sarebbe tendenzialmente piu’ longevo di chi non ne beve. Dati che vengono dal National Institute of Health in America.
Tra il 1995 e il 2000 sono, infatti, state sottoposte a osservazione 402.000 persone di eta’ compresa fra i 50 e i 71 anni, 52.000 delle quali sarebbero morte durante il lasso di tempo analizzato. Ebbene, secondo i dati emersi dallo studio, fra i “consumatori di caffè” (coloro, cioe’, che consumano abitualmente fra le 3 e le 6 tazzine di caffe’ al giorno), l’incidenza della mortalità rispetto ai coetanei non consumatori sarebbe inferiore del 10% per quanto riguarda gli uomini e del 16% per quanto concerne le donne.
Poteri occulti de ’na tazzulella ‘e café…
Francesco Rella@Fallo sapere