Potosì fai da te, 13 e 14 agosto
Incredibile pensare che una città a 4000 mt di altitudine possa racchiudere simili tesori. Non so perché mi aspettavo un qualcosa di polveroso, dimesso, sotto tono. Potosì ti lascia senza fiato, per la sontuosità dei suoi edifici innanzitutto, e subito dopo per la sua aria rarefatta.
Un taxi compartido da Sucre (60 BOB), condiviso con due amabili signore di Santa Cruz, mi scodella in tarda mattinata nella piazza principale. L’agenzia turistica più rinomata sulle guide, Koala Tours, è proprio lì davanti, e ne approfitto per chiedere disponibilità su alcuni ostelli, mi fanno vedere alcune foto, quello più carino sembra l’Eucaliptus Lodging, e vogliono 200 BOB. Lascio in ostaggio borse e compagna di viaggio, e mi incammino per vedere se c’è di meglio, muoversi in due con la zavorra dei bagagli sarebbe uno sforzo sovrumano. Faccio mio il primo consiglio delle boliviane del taxi “se ti senti mancare il fiato non andare in panico, ma stai tranquilla e aspetta che passi”. Mi avevano anche suggerito l’Hostal Colonial, che trovo poco dopo, ma per quanto splendido è un po’ caruccio, 380 BOB. Altri hostal un po’ meno cari dell’Eucaliptus sono catapecchie, altri sono stupendi ma cari, alla fine capitoliamo e ci dirigiamo all’Eucaliptus. Le stanze sono dipinte a colori vivaci, ed i termosifoni sparano calore anche di giorno quando non sarebbe così indispensabile. Sfruttano energia geotermica.
Siamo fortunate, incontrerò in seguito persone che mi racconteranno di aver passato notti insonni al freddo in hostals da 400 BOB.
Archiviato il capitolo “pernottamento”, e dopo aver pranzato al Coyote Grill (25 BOB una omelette) inizia la perlustrazione della città. Potosì si erge in una zona ricchissima di risorse minerarie, la prima ad essere scoperta dai colonizzatori spagnoli fu l’argento, ricavato in dosi massicce dal Cerro Rico che si staglia accanto alla città, in quantità tale che, dicono i boliviani, sarebbe stato possibile costruire un ponte sino alla Spagna. Ai bei tempi Potosì era molto popolata, ricca, e frequentata da artisti, che lanciavano nuove tendenze e mode. Da cosa mi è stato detto, veniva paragonata addirittura a Parigi. 6 milioni di nativi sono morte in queste miniere. L’epoca dei fasti ha lasciato traccia di sé nelle opulente chiese, torri, conventi, palazzi. Esauriti i filoni, Potosì entrò in fase regressiva.
Attualmente, è possibile visitare le miniere, l’escursione è organizzata da tutti gli alberghi.
L’ingresso alla Casa della Moneda costa 30 BOB + 20 BOB per l’uso della macchina fotografica. E’ obbligatorio partecipare alle visite guidate. Sono esposti quadri di artisti locali e macchinari originali impiegati per il conio delle monete.
Per la Cattedrale si pagano invece 15 BOB, l’interno della chiesa non è nulla di particolare, a parte il bellissimo organo, ma dalle torri campanarie si gode di un bellissimo panorama sulla città e sul Cerro Rico.
Il centro città è un brulicare di vita, vecchi mestieri esercitati in strada, e non mancano le processioni ed i cortei di protesta.
I paseos pedonali sono affollatissimi di giovani, e bordati da negozi su negozi.
La torre della Compañia de Jesus è stata magnificamente restauranta, ed un efficiente ufficio turistico è stato realizzato al piano terreno.
Di sera il centro storico è tutto illuminato, di gran lunga meglio di Arequipa e Cuzco.
Cena al Koala Cafè (16 BOB)
La camera dell’ostello è fin troppo calda. Credo che la temperatura in stanza tocchi i 23/24 gradi.
L’indomani mattina visito il convento di Santa Teresa, ingresso 21 BOB + 10 BOB per la macchina fotografica. Anche qui è obbligatoria la visita guidata. Segnalo che le stanze sono molto fredde, ed è quindi necessario portarsi indumenti caldi anche se fuori splende il sole. Anche qui sono esposte tele di pittori boliviani, alcuni famosissimi, le donazioni delle famiglie delle suore sono servite per abbellire le sale con sculture e crocifissi sfarzosamente dorati, ma non mancano particolari macabri, tipo il teschio esposto nella sala mensa, paramenti sacri lussuosamente ricamati, e aggeggi penitenziali tipo cilici. Non sarà il Monastero di Santa Catalina a Arequipa, ma sono comunque 90 minuti ben spesi..
Alle 14.30 è invece la volta della Chiesa di San Francisco, 15 BOB per la cupola e le catacombe. Il convento non è possibile visitarlo perché apre solo più tardi, ed io non ho tempo di aspettare. Anche qui una guida marca stretto me e due giovani giapponesi, ci arrampichiamo sul tetto per ammirare il panorama.
Le catacombe ospitano i resti dei monaci ospiti.
Passo il resto del pomeriggio a girellare senza meta osservando la vita quotidiana che scorre attorno a me, la gente che riposa sulle panchine, quella che invece è al lavoro nelle botteghe o per strada, i dattilografi nella via degli uffici degli avvocati, niente a che vedere coi nostri, piccoli, disordinati e bui scantinati al pian terreno.
Ai lati della piazza principale si affaccia un bellissimo bar in legno, il Caffè La Plaza. Una sosta è irrinunciabile nel caso si desideri rilassarsi un attimo senza perdere d’occhio il via vai cittadino. Ovviamente è caro, 21 BOB una crêpe, 7 BOB un thè verde