L’essere vivente più grande del mondo vive in Australia. E l’Australia vuole farlo fuori.
Parlo della barriera corallina, la più grande del mondo. E dell’industria mineraria australiana, un colosso piuttosto incosciente che rischia di far saltare un ecosistema per mere ragioni di pecunia.
Oggi vi parlo di questo. Perché l’Australia è anche questo. E’ la terra promessa, l’isola felice, il luogo dove tutto è possibile se ci dai dentro e via dicendo. Ma è anche un posto come tanti altri, dove gli interessi prevalgono sui valori. Eh già, anche gli australiani possono essere opportunisti e cattivi. Mi spiace.
Immagino che già saprete della notizia, se ne parla da diverso tempo.
Diciamo che la barriera corallina non se la sta passando troppo bene e Nemo e la sua famiglia presto dovranno cercarsi casa da qualche altra parte. Nella foto del post si evince la sua incazzatura per la vicenda….
La cosa mi fa imbestialire:, io nel mio periodo australiano ho fatto visita a questa meraviglia…ho fatto solo snorkeling perché avevo paura ad immergermi…ma con il senno di poi mi sarei immersa, perché solo esplorandola da vicino si può cogliere la sua disarmante e silenziosa bellezza, straordinariamente colorata, viva, brillante e magnetica. E’ un mondo a parte che merita di essere salvato perché non possiamo vivere senza. Nel senso che se sparisse la barriera corallina sono sicura che non potremmo mai perdonarcelo.
Sentire queste notizie mi fa rabbrividire. E’ un incubo che si sta materializzando: la barriera sta morendo.
E’ un organismo vivente che si estende per 345 mila kmq e ospita circa un quarto delle specie che popolano gli oceani.
In 27 anni il suo corallo si è ridotto del 50%.
Secondo un rapporto scientifico presentato lo scorso 10 luglio dal ministro dell’Ambiente australiano Mark Butler dal 2009 ad oggi le condizioni della barriera sono peggiorate, gli scarichi di fertilizzanti agricoli peggiorano la qualità dell’acqua, i cicloni e altri eventi climatici di grandi entità fanno il resto: entro il 2013 occorrerebbe abbattere gli scarichi di nitrati e pesticidi del 50% ma siamo ben lontani da questa percentuale.
Ma non è neppure questo il principale problema, perché gli agricoltori ci provano a diminuire gli scarichi e a fare qualcosa, mentre altri a quanto pare la barriera vorrebbero addirittura……bucarla.
Eh già: l’industria mineraria non solo ha in progetto nuovi porti lungo la costa che si affaccia sulla barriera ma ha anche in mente di creare la miniera di carbone più grande del mondo da collegare alle rotte di navigazione mediante passaggio attraverso…….. la barriera.
Non sto scherzando, vogliono farlo davvero.
Come ci racconta Avaaz, un’organizzazione che raccoglie milioni di persone in tutto il mondo per lanciare appelli e risolvere questioni globali di una certa importanza, proprio come questa, l’industria estrattiva vorrebbe aprire i porti nell’Australia del nordest ad Abbot Point, giusto accanto alla Barriera. Ciò raddoppierebbe le navi che ogni anno passano accanto alla Barriera e devasterebbe 3 milioni di metri cubi di fragile fondale marino, ma non solo: bruciando tutto quel carbone, l’impatto inquinante sarebbe pari a tre volte quello attuale dell’Australia, trascinandoci ancor di più verso una catastrofe climatica irreversibile.
A capo di tutto questo c’è il gruppo di investimento Aurizon che vorrebbe realizzare il grande progetto. L’obiettivo di Avaaz è convincere Aurizon e il governo australiano, che dovrà avvallare un simile scempio, a fermarsi.
E’ possibile firmare una petizione online a questo indirizzo: https://secure.avaaz.org/it/australian_coal_disaster_global/?tta
Si spera di arrivare al milione di firme. Per fermare un disastro ed evitare la morte certa dell’essere vivente più grande del mondo. E il più bello, aggiungo io.
Firmate.