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I dati odierni sono la conferma di 'una tragedia annunciata'
Non fanno ferie. Non riescono a riscaldare adeguatamente la casa. E se arriva una spesa imprevista di 800 euro, non sono in grado di sostenerla. Sono soprattutto famiglie monoreddito e numerose, nonché nuclei familiari residenti al Sud, gli italiani sempre più a rischio povertà fotografati oggi dall’Istat. E sono in aumento. Secondo l’Istituto di ricerca, nel 2011 il 28,4% delle persone residenti è a rischio povertà o esclusione sociale, in crescita di 2,6 punti percentuali rispetto al 2010. C’è anche una notevole differenza di distribuzione dei redditi. Per i Consumatori sono dati drammatici.
L’aumento delle persone a rischio è determinato dall’aumento della quota di persone a rischio di povertà (dal 18,2% al 19,6%) e di quelle che soffrono di severa deprivazione (dal 6,9% all’11,1%).
Le percentuali più elevate di rischio povertà ed esclusione sociale sono fra i residenti del Mezzogiorno (46,2%), tra i componenti delle famiglie numerose (40,1%), monoreddito (46,6%) e di quelle con tre o più figli (41,7%), soprattutto se minori (46%). Nell’arco di un anno, sono aumentate le persone che vivono in famiglie che dichiarano di non potersi permettere, durante l’anno, una settimana di ferie lontano da casa (dal 39,8% al 46,6%), che non hanno potuto riscaldare adeguatamente l’abitazione (dall’11,2% al 17,9%), che non riescono a sostenere spese impreviste di 800 euro (dal 33,3% al 38,5%) o che, se volessero, non potrebbero permettersi un pasto proteico adeguato ogni due giorni (dal 6,7% al 12,3%).
Altro dato dolente è la differenza di distribuzione dei redditi: il 20% più ricco delle famiglie residenti in Italia detiene una quota del 37,4% del reddito totale, mentre al 20% più povero spetta appena l’8% del reddito. Il Codacons parte proprio da quest’ultimo dato, considerato “da paese in via di sviluppo”. Per l’associazione, “queste disuguaglianze sono intollerabili persino nelle nazioni che si affacciano ora al capitalismo, come i paesi del Brics, che in compenso hanno una grande crescita ed una prospettiva di ridistribuire, almeno in futuro, la ricchezza creata. Nel caso dell’Italia, invece, è la fotografia impietosa di un fallimento, quello di un sistema tributario nel quale l’evasione, l’elusione e le tasse non progressive premiano il ricco rispetto a chi appartiene ai ceti medio bassi”.
L’associazione critica la decisione di aumentare l’Iva al 21%. “Il Codacons, quindi, anche in considerazione della sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato il taglio per il triennio 2011/2013 del 5% e del 10% sulla parte di retribuzione eccedente, rispettivamente, i 90 ed i 150mila euro lordi annui, chiede al Governo – aggiunge l’associazione – di aggirare questo ostacolo innalzando, una tantum, le aliquote marginali Irpef, rispettivamente al 48% e al 53%. L’associazione di consumatori chiede che questo gettito aggiuntivo sia integralmente destinato ad aiutare chi è in difficoltà”.
I dati odierni sono la conferma di “una tragedia annunciata” secondo Federconsumatori e Adusbef, che commentano: “IMU, IVA, accise sui carburanti, aumenti delle addizionali hanno contribuito in maniera determinante ad aggravare gli oneri per le famiglie, che oggi si ritrovano di fronte ad uno dei Natali più rigidi mai vissuti (il calo della spesa per i consumi squisitamente natalizi sarà di circa il -11%).
Per questo è fondamentale che, comunque si evolva la situazione politica, si agisca necessariamente per un rilancio del potere di acquisto delle famiglie, specialmente quelle a reddito fisso, cioè lavoratori e pensionati. Le risorse per intervenire in tal senso andranno ricercate attraverso una maggiore lotta all’evasione fiscale ed agli sprechi, nonché attraverso una maggiore tassazione sugli alti redditi”.