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Povertà in aumento: Fate presto!

Da Pukos
Povertà in aumento: Fate presto!

Stiamo assistendo ad una situazione di  dolore che infligge il nostro Paese in maniera trasversale, da nord a sud, senza distinzioni. Un dolore che ha un nome: povertà. E sui dati si sono soffermati sia l’Istat che la Caritas, sottolineando in entrambi i casi la gravità della situazione.

In prima battuta, a parere dell’Istat, in base ai dati riferiti all’anno passato, il 12,6% dei nuclei familiari vive in condizione di povertà relativa, in sostanza si sta parlando di 3 milioni e 230mila famiglie. La povertà assoluta ha invece colpito il 7,9% dei nuclei, ossia 2 milioni e 28mila famiglie. Sempre nel 2013 la povertà relativa tra le famiglie si è posta al 12,6%, abbassandosi di un punto su base annua; purtroppo però la povertà assoluta è arrivata al 7,9% aumentando in termini tendenziali dell’1,1%. E non finisce qui! Se infatti questi erano i riscontri Istat effettuati sui dati emersi in relazione allo scorso anno, la Caritas ci dice che dall’inizio del 2014 ci sono in circolazione lungo tutta la Penisola ben 6 milioni e 20 mila persone in condizione di povertà assoluta. Un dato, questo, per nulla confortante, soprattutto se consideriamo che quando parliamo di poveri assoluti ci riferiamo a persone che non possono permettersi l’acquisto di beni e servizi di prima necessità.

Questo, dunque, è il quadro generale. E mentre ciò accade nel nostro Paese, il governo cosa fa? Niente, o quasi! È vero che alcune misure, come ad esempio il bonus Irpef, hanno permesso qualche respiro in più agli italiani, ma possono davvero esser considerate risolutive? Io, francamente, nutro forti dubbi.

Il punto è che di azioni forti ancora non ne abbiam viste. Siamo in standby, nell’attesa che qualcosa cambi. Purtroppo però, mentre aspettiamo, il Paese va in malora e i poveri aumentano a macchia d’olio. In queste condizioni nessuna ripresa è possibile.

Una via d’uscita in realtà ci sarebbe. Anzi, ve ne sarebbero diverse, ma io vorrei soffermarmi su quella che mi sta più a cuore: il taglio della spesa pubblica finalizzata all’alleggerimento del peso fiscale. Ora, di spending review si parla ormai da anni, ma tra il ‘dire’ e il ‘fare’ sappiamo bene che ci sta di mezzo il mare, e non è solo un modo di dire! I nostri politici e governanti si dilettano in lunghi e convincenti discorsi, purtroppo però quando devono passare ai fatti non sanno che pesci prendere. Pertanto io chiedo che si dica finalmente ‘no’ agli sprechi, ‘no’ a quelle spese inutili che mettono in pericolo il futuro del Paese. ‘No’ ai numerosi scandali che infangano la Penisola. ‘Sì’, invece, a misure più forti e più efficaci, seriamente mirate a ricucire le ferite e incanalare l’Italia verso la crescita economica.

Un esempio? Ebbene, perché non snellire ‘davvero’ la burocrazia, che non solo ci fa perdere tempo, ma ci fa anche sprecare soldi? A dirlo è un recente studio di un’associazione di categoria, che spiega come per le piccole imprese la burocrazia costi 30 giorni di lavoro all’anno equivalenti a quasi 12.000 euro. In sostanza, ogni anno le piccole e medie realtà imprenditoriali devono fare i conti con un fardello di 31 miliardi di euro in totale, che per ciascuna di esse ammonta a 7.000 euro all’anno. E più l’azienda è piccola, più aumenta l’aggravio!

Insomma, se continuiamo con questo ritmo rimarremo tutti soffocati! Fate presto! La povertà aumenta!

Per negligenza il soffitto crolla e per l’inerzia delle mani piove in casa”, sta scritto nel Vecchio Testamento. Ebbene, che i nostri politici e governanti ne prendano atto e inizino a smuoversi dal torpore e dall’inerzia da cui sembrano afflitti ormai da troppo tempo!

Tratto da: FiscalFocus


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