Famiglie che non si arrendono alla povertà e continuano a combattere per dare una vita migliore ai propri figli. E’ il lavoro, e in particolare la disoccupazione, la prima causa di disagio tra le famiglie in Italia emerge dalla ricerca sui bisogni delle famiglie in lotta contro la povertà.
(lavocedeltempo.it)
Povertà: prima causa del disagio è la disoccupazione, ma le famiglie italiane non si arrendono. E’ quanto emerge dalle interviste realizzate in 7 città italiane per approfondire la condizione di 277 nuclei familiari, raccogliendo direttamente le loro esperienze, le loro difficoltà e le loro richieste. E, partendo dall’ascolto, capire in che modo chi è povero affronta i problemi, non solo con gli aiuti che riceve ma anche con le proprie capacità e risorse e, soprattutto, quanto sia disposto ad aiutarsi e aiutare altre persone che vivono la stessa condizione. È questo il focus della ricerca promossa da L’Albero della Vita, organizzazione italiana che da 18 anni è impegnata a difendere e promuovere i diritti, il benessere e lo sviluppo dei minori in condizioni di disagio e marginalità sociale, e realizzata dalla Fondazione Emanuela Zancan, centro di studio e ricerca che opera nell’ambito delle politiche sociali, sanitarie, educative, dei sistemi di welfare e dei servizi alla persona.
Dall’indagine, svolta attraverso interviste a Milano, Torino, Firenze, Roma, Bari, Napoli e Palermo, emerge che quasi 9 famiglie su 10 hanno problemi di lavoro, 7 su 10 di disoccupazione. Dopo il lavoro la preoccupazione maggiore riguarda la casa, seguita dalla salute. Oltre una su cinque delle famiglie intervistate presenta problemi con la giustizia, una su sei esprime difficoltà legate al livello di istruzione.
La maggioranza degli intervistati ha un’età compresa tra i 30 e i 50 anni e l’85% è di genere femminile; il 78% ha la cittadinanza italiana e il 22% è straniera. La ricerca ha fotografato anche diverse tipologie di aiuto ricevute dalle singole famiglie: sul totale di quelle intervistate, quasi tre quarti ricevono, o hanno ricevuto recentemente, contributi economici (diretti o in forma di compartecipazione per spese sanitarie, abitazione ecc.) e oltre 6 su 10 beni materiali di prima necessità. Meno frequente è, mediamente, l’aiuto ricevuto sotto forma di servizi.
La percezione della gravità degli aiuti non ricevuti fa emergere un dato interessante: su una scala da 1 a 3, la mancanza più grave (2.9) risulta quella relativa ai servizi di assistenza sociosanitaria e abitativa; seguono la mancanza di contributi economici (2.7) e di servizi di accoglienza ludico ricreativa, di orientamento e sostegno (2.5) e di sostegno socio educativo (2.3), mentre meno rilevante risulta la carenza di beni materiali di prima necessità (2.2).
I genitori, infine, hanno trasmesso una consapevolezza importante: chi ha figli ha voglia di lottare e sviluppa inaspettate capacità. ”Io non mi arrendo” è il messaggio chiave trasmesso da queste famiglie, e rappresenta – sottolineano i curatori della ricerca – il punto di partenza per attuare delle azioni concrete di lotta alla povertà. (ANSA)
