POZZALLO (rg). "Loro non
vogliono rimanere in Italia”. Rischiano la vita, affrontano una traversata di
due giorni e mezzo in condizioni igienico sanitarie discutibili, quasi
disumane, per non voler neanche diventare cittadini italiani.
“Sono scappato
dalla Libia – afferma il ventiquattrenne Marouan – mi ero trasferito lì dal
Marocco perché volevo lavorare ma ci hanno tolto tutto: dignità, documenti e
l’unico modo per fuggire da quel posto era prendere il mare”.
Inizia così l’avventura,
o meglio la disavventura di un ragazzo giovane che dice di voler trovare lavoro
per mantenere i fratelli all’università. Marouan è sbarcato qualche settimana
fa a Pozzallo ed è attualmente ospite del CPA, il Centro di Prima Accoglienza
da dove spera di prendere il volo per le grandi città del Nord Italia e poi
varcarne i confini per cercare la sua fortuna altrove.
Lui è arrivato su un
barcone come quelli che si vedono nel cimitero dei barconi di Pozzallo, vicino
alla Guardia di Finanza, esattamente dove è situato il porto turistico della
cittadina siciliana.
Fanno paura quei relitti.
“Il buco che vedete sulla superficie della
barca è quello della stiva - racconta un residente – molti di loro non arrivano
vivi in Italia perché muoiono per asfissia ammassati la in fondo”.
Quelle “bagnarole” così alcuni
definiscono quelle carcasse, un tempo barche, sono destinate alla demolizione
perché dopo due giorni e mezzo di viaggio con più di 700 persone a bordo non
sono più utilizzabili. “Sono navi di produzione africana o libanese – continua
il residente – chissà per quanto tempo giaceranno qui prima di essere distrutte”.
I clandestini o profughi
o migranti, pagano il viaggio della speranza sborsando cifre che variano a
seconda del loro reddito. “Si paga dai 2000 ai 5000 euro” ci spiega Marouan che
dichiara di non poterne più di rimanere al centro di accoglienza dove si sente osservato
come fosse un “criminale”.
“Dormiamo tutti in
grossissime camerate e prendiamo le pillole per dormire perché addormentarsi
naturalmente è impossibile a causa dello stress” spiega.
La vita al centro non
è facile: gli immigrati vengono accolti e dotati di tutti i beni di prima
necessità dopo le prime visite mediche, hanno orari da rispettare e non possono
uscire la notte. Il tempo di permanenza è di circa due mesi e dopo devono
necessariamente trovare una sistemazione e lasciare il posto al successivo
sbarco.
A Pozzallo si vedono spesso girare in gruppo, tutti con uno zainetto
rosso fornito dalla Cooperativa di turno che si occupa di loro.
I cittadini del posto
esprimono pareri discordanti e se ci sono pozzallesi pronti ad accoglierne
sempre di più, ve ne sono altrettanti che si dicono esasperati.
Non sono
mancate le manifestazioni per contrastare il fenomeno immigrazione (VIDEO),
accompagnate da un grido disperato per sottolineare la necessità di difendersi
da persone “che non sono come noi” così come ha dichiarato a gran voce un
residente durante la protesta di domenica scorsa 6 settembre, dove si denunciava
una situazione ormai insostenibile a causa della presenza di stranieri non
interessati a integrarsi e con una preoccupante attitudine alla sovversione e
all’anarchia.
“Non ce la facciamo più
– afferma Maria Borgia attivista di Forza
Nuova (foto) e impegnata nel sociale – nessuno dice che bisogna chiudere gli occhi
di fronte al bisogno umano ma è sicuramente un fenomeno da arginare”.
Pozzallo è una cittadina in provincia di Ragusa che si regge in prevalenza sul turismo estivo e l’apertura dei CPA ha funzionato come un’arma a doppio taglio; ai danni dell’incoming da un lato,“Il turismo è diminuito notevolmente negli ultimi
tempi” dichiara Maria Borgia, e a favore dell’occupazione dall’altro, “Quanta
gente ha trovato lavoro grazie ai centri d’accoglienza” afferma Luigi Ammatuna sindaco di Pozzallo. (foto)
I pareri sono
discordanti, il movimento Forza Nuova fa un’opposizione decisa e propone la
chiusura dei CPA per lanciare un chiaro segnale di dissenso: “Abbiamo
l’obiettivo di bloccare gli sbarchi – puntualizza Maria Borgia – smettiamola di
finire alla ribalta nazionale come punto di smistamento o di contagio di
malattie. L’unico che è d’accordo è il sindaco. Pozzallo ha dovuto aumentare le
tasse del 3000% per far rientrare i soldi destinati agli immigrati”.
Dal 2014 sembra essersi
aggiunto anche il fenomeno dei minori stranieri non accompagnati, situazione
che interessa l’Italia e divide ulteriormente l’opinione pubblica.
“Ho fatto un esposto
alla Procura per verificare chi sono e da dove arrivano - dichiara Maria Borgia
– molti di loro sono stati segnalati per accattonaggio e gioco molesto;
possibile che non si prendano dei provvedimenti? Chi c’è dietro? Cosa ci
guadagnano le cooperative?”
Differente la posizione
del primo cittadino di Pozzallo, tollerante e pronto a sostenere i “viaggiatori
della speranza”. “Alla signora di Forza Nuova rispondo così – afferma risoluto
Luigi Ammatuna – quale genitore abbandonerebbe il figlio su un barcone, col
rischio di non vederlo mai più e non sapendo neanche se giungerà vivo a
destinazione? Non possiamo chiudere gli occhi, abbiamo il dovere di fare qualcosa”.
Più volte il primo
cittadino di Pozzallo si sarebbe rivolto al governo centrale per chiedere aiuto
e portare il caso all’attenzione degli europarlamentari a Bruxelles. “Anche
Renzi si sente solo quanto me nell’affrontare il problema – conclude Ammatuna –
per il momento pensiamo solo a non abbandonarli, ma l’Europa deve darci una
mano per non rischiare che l’Italia affondi come alcuni quei barconi”.
Il Comune di Pozzallo
non ha oneri nei confronti dei CPA la
cui gestione, in seguito a una convenzione con il Ministero degli interni, è
affidata a più cooperative che si occupano di nutrire e vestire i gli sbarcati
che dopo un primo incontro con l’Italia sognano di andare all’estero per
cercare fortuna.
di Lara Morano
