Magazine Cultura

Pozzi e veleni

Creato il 30 aprile 2014 da Enricobo2
Non ci sono foto nel post di oggi  e sono certo che concorderete che sia giusto così. Sembra che l'uomo abbia una mente particolarmente contorta ed efficace quando studia metodi per far del male al suo simile. Ci si mette d'impegno, vuole strafare, anzi il massimo cerca di ottenerlo tentando di rendere il danno il più persistente possibile nel tempo a venire. L'Indocina, nel secolo scorso, è stata un vero banco di prova per dimostrare questo assunto. Qui le soluzioni si sono sprecate, dalle mine sparse a pioggia nei boschi e nelle risaie in modo che per decenni possa bastare un passo per essere dilaniati e lasciare una gamba o le braccia o gli occhi  nel fango, alle cluster bombs, regalini sparsi a impestare vasti territori con boccette di metallo che dopo quaranta anni possano ancora dare efficacemente la morte a chi le raccoglie. Ma c'è stato anche un altro modo, che è andato addirittura al di là delle previsioni, perché il danno si è manifestato nella generazione successiva, senza che neppure questo fosse previsto nell'intenzione primaria. Una delle tecniche di guerra americana, infatti, prevedeva l'uso di defoglianti chimici, il cosiddetto agente orange, un pesticida che eliminava per anni tutta la vegetazione, scoprendo così il terreno dove poter riversare con successo fiumi di napalm per arrostire ogni essere vivente nei paraggi. 
Non si era calcolato che questo pesticida conteneva anche quantità enormi di ogni varietà di diossine, che sono quindi penetrate nei terreni e nelle falde sottostanti, in modo da essere assorbite per anni dagli abitanti di quelle zone, con effetti devastanti sulla generazione successiva, che ha avuto così uno sproporzionato numero di nascite con deformità  genetiche spaventose. Da quelle parti c'è un ufficio della ICS, una Onlus di Alessandria che si occupa, tra le altre cose, di fare dei pozzi nei villaggi, al fine di fornire acqua pulita a queste popolazioni e, data anche la scarsità di fondi a disposizione rivolge questa attenzione alle famiglie in cui siano presenti handicap di vario tipo. Ne ha già realizzati più di cento e gli ultimi tre sono stati fatti nello stesso villaggio. La famiglia di nonna Thidé, una vecchina rugosa che sorrideva sempre, paralizzata da tanti anni e che stava su una seggiolina fuori dall'uscio della capanna, ne ha beneficiato subito. Purtroppo pochi giorni prima che il pozzo fosse finito, la nonna è morta, ma dicono sia rimasta sorridente fino alla fine. Era contenta di essere stata in qualche modo utile e così il pozzo è stata l'eredità che ha lasciato alla famiglia. 
Boram invece è saltato per aria su una mina mentre stava arando la risaia. Il bufalo davanti a lui è andato in mille pezzi e forse gli ha salvato la vita, ma non la gamba che gli è stata amputata sopra il ginocchio. E' molto contento di avere il pozzo nuovo che libera la sua famiglia dal dover ricorrere all'acqua piovana conservata nei grandi orci dietro la casa e che alla fine della stagione secca era sempre tutta coperta di alghe verdi, ma gli rimane un problema grosso. L'organizzazione che forniva le protesi nella cittadina a qualche chilometro dal paese, ha finito i fondi e ha chiuso i battenti. Rimane solo il centro nella capitale che però è lontana. La sua protesi cambiata cinque anni fa si è rotta e lui non riesce neppure più a camminare, se non usando una specie di stampella che si è costruito da solo, ma se con una mano tiene la gruccia, fatica anche a tenersi in equilibrio, altro che andare nella risaia a tenere l'aratro. Però Boram non ha i venti dollari che servono per il viaggio fino alla capitale e così saltella nel cortile qua e là cercando di attaccarsi la vecchia protesi che però fa un male cane sul moncherino deformato. 
Il terzo pozzo lo ha avuto la famiglia Say, che è davvero felice per questo. Sorridono tutti contenti nel cortile davanti alla capanna dove la famiglia è riunita quasi al completo. I due genitori hanno quasi sessanta anni e non vogliono neppure ricordare le difficoltà di una volta, anche se sono ormai curvi e segnati dal tempo. Hanno avuto cinque figli e tranne il più grande che lavora in città e che li mantiene un po' tutti, gli altri hanno avuto in eredità la maledizione lasciata dal passato. I quattro rimasti al villaggio sono portatori di deformità e deficit devastanti che, probabilmente, il veleno che ammorba la terra ha regalato alla generazione successiva. Così oltre alle deformità fisiche, uno ha anche grave deficit mentale e passa le sue giornate seduto in un angolo del cortile, mentre un altro, la testa enorme e gli arti rattrappiti si muove a fatica. Athit, la ragazza, sembra la più colpita dal punto di vista fisico, le membra contorte e una forma di nanismo che la riduce ad un esserino minuto che deve usare una carrozzella per spostarsi. Ma poiché alla bestialità umana sembra non ci siano limiti, la ragazza, che ha 26 anni, è stata violentata e adesso usa la sua carrozzella anche come passeggino, spingendolo a fatica come riesce, per il piccolo bellissimo, che sta cominciando a camminare, per fortuna perfettamente sano. Il bimbo è vivace e la mamma lo accudisce con un affetto che strappa il cuore, se lo accarezza  e se lo coccola, con vagiti di bimba che il piccolo corrisponde abbracciando il piccolo corpo deforme. Quando si sporca una manina di grasso, subito Athit lo issa a fatica vicino a sé, con un piccolo straccetto lo pulisce con cura, gli dà piccoli baci e il bambino ride contento. 
Rimane l'ultimo figlio, che anche se con qualche problema di movimento a causa di deformità agli arti, sta finendo le medie ed è molto bravo, ma deve fare molti chilometri a piedi ogni giorno per andare a scuola e fa una fatica del diavolo nello stato in cui è. Avrebbe proprio bisogno di una bicicletta per risolvere i suoi problemi. Comunque tanto per farvela breve, i soldi per la bicicletta sono saltati fuori e Rithy l'avrà prima della fine della scuola, intanto tutti sanno che sarà promosso e con buoni voti e avanzeranno anche i 20 dollari per mandare Boram nella capitale a farsi la gamba nuova. Anzi mi risulta che entrambe le operazioni siano già andate a buon fine. Per quanto riguarda i pozzi si va avanti e per questo vorrei ringraziare anche tutti i miei lettori della zona di Alessandria, perché anche se in effetti non lo sanno, il merito è anche loro, in quanto l'Ente che si occupa di riscuotere le loro bollette dell'acqua, deve per statuto devolvere una sia pur piccola percentuale di quanto incassato a opere idriche e idrauliche di questo tipo, tramite l'ICS, in giro per il mondo a cui si aggiungono anche i soldini raccolti durante la StrAlessandria che quest'anno si corre il 9 di maggio e per quanto mi risulta lo fa efficacemente. Così almeno sapete che anche andando a correre, ne esce fuori qualche cosa di buono e che Athit, Boram, nonna Thidé da lassù e tutti gli altri vi ringraziano.
Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:
TrasferimentoPrimo impattoSaigonAl parcoOdori di incensoTra Cina e VietnamPassato di guerra.  ReligioniLa famiglia CongIl deltaLa donna di sabbiaAl mercato galleggianteAmore, orgoglio e pregiudizioLa storia di Zia NcocMui NeLa sorgente delle fateDuneHoi AnI sogni nelle lanterneMare di nuvoleIl profumo dei fioriTuristi a HuéHanoiCaffè e tartarugheIl vento del nordStoria di LienMontagne e risaieLa famiglia CuongMontagnardsEtnieDalla famiglia DonVerso SapaSapa.Intorno a Sapa

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :