Pozzo Dorico, il più antico campo di calcio della storia

Creato il 02 dicembre 2010 da Coriintempesta

Più la storia diventa antica e più è difficile sapere con certezza fatti, usi e costumi lo sappiamo. Ma di certo la più grande cantonata storica presa dagli studiosi riguarda il nostro paese: c’è una piazza nella parte vecchia di Cori valle di cui di certo è stata fraintesa la natura.

Stiamo parlando di Pozzo Dorico, “Pizzitonico” per gli amici,  che secondo archeologi e storici sarebbe una antica piazza costruita in epoche diverse, dove nella Cori “romana” si sarebbe svolto il mercato e sotto la quale doveva esserci una cisterna, il pozzo, per diversi usi.

In realtà  è tutto sbagliato.

Già lo si capisce scendendo i gradini da via delle Colonne, stretti e lunghi come i tunnel che portano i giocatori di calcio dagli spogliatoi al campo. “Noi siamo l’Inghilterra”, “Noi siamo il Brasile” pare di sentirli mentre lo percorrono; “Io sono  Tony Adams”, “io Paul Gascoigne”, “io Alan Shearer”, “io Romario, anzi no Bebeto!” mentre saltando gli ultimi scalini si riversano furiosamente in campo.

La gente non lo sa, ma i mondiali del 1994 si sono giocati a Pizzitonico, altro che Pasadina, iuessei!

Ma poi è tutto così lampante. La piazza è divisa a metà da una diversa pavimentazione, al centro c’è una fossa: il centrocampo è ovvio. Su ogni lato sassi semovibili fungono da pali, sotto i quali si è formato il segno: secoli di calcio, dai romani fino ad oggi.

Il “tappo” del pozzo è l’unico palo fisso, sul quale si può anche sostare per prendere fiato e litigare per poi decidere se la palla è passata proprio sopra il palo oppure un pò più a sinistra, perchè in quel caso è palogol!

Il più antico campo di calcio della storia, fatevene una ragione.

Ma bastava chiedere a chi per anni ha vissuto, fortuna o sfortuna decidete voi, dietro quelle porte, a mò di curva degli ultras. Persone che oggi non ci sono più e che hanno assistito volente o nolente, per circa 4 ore al giorno di inverno e circa una decina d’estate, a epiche partite di calcio accompagnate dal tambureggiare delle pallonate su muri, porte, finestre. Unico caso della storia in cui i giocatori disturbano gli spettatori. Cardini di porte e finestre distrutti a testimoniare secoli di calcio giocato ad altissimi livelli.

Alti anche perchè come saprete, piazza Pozzo Dorico è sopraelevata su un terrazzamento, e quindi a buoni 20 metri sopra via Ninfina. Per il terrore delle signore sedute fuori casa, sempre con lo sguardo all’insù a controllare l’arrivo di qualche pallone calciato inavvertitamente male, a bombardare la quiete pomeridiana e l’incolumità di persone o automobili in transito. Che reagivano, eccome! Occultamento di palloni (per poi  regalarli  ai nipotini in visita la domenica) oppure gli infami coltelli capaci di spaccare un pallone a scelta a 4, 8, 12 fette, i veri nemici degli antichi calciatori di pizzitonico.

E come ogni stadio che si rispetti non mancava in cane poliziotto, anzi poliziotta: Olga. Un gigantesco alano piuttosto feroce, scagliato addosso ai campioni periodicamente dal padrone e che però per fortuna non usciva mai dal perimetro della piazza. Bastava rifugiarsi oltre i gradini e si era salvi, ergo, mai nessun ferito, a parte i palloni. Oggi non c’è più nessuno, pace all’anima loro; Olga sostituita da un equino e tranquillo levriero, altri tempi.

Ma le testimonianze storiche, oltre che i segni lasciati sulla pietra, segni fisici, dei pali, delle pallonate, l’usura del terreno.. parlano chiaro. E’ ora di ripensare la vera funzione di questo grande monumento sportivo antico di millenni e presente nel nostro paese, oggi purtroppo in disuso ma talmente ben costruito e pensato da essere sempre pronto al suo utilizzo naturale: il calcio.

Qualcuno lo dica agli storici, grazie.

Er Furbol

Escivo de casa cor pallone sotto braccio.
‘E scarpe mezze rotte… “dopo me l’ allaccio”.
Alle 4 tutti ar prato, do c’avevamo ‘a punta,
Le porte coi giacchetti e facevamo a conta.

Belli, forti, onesti e tutti ‘n po’ schierati.
L’urtimo era er Ciccio coi piedi fucilati.

Quanno che era freddo e nun eravamo tanti
quattro contro quattro i portieri sò volanti.
Cor sole e cor sudore s’ annava a’ fontanella,
e si era para e patta poi se faceva “a bella”.

Da lunedì a domenica la trama nun cambiava.
Er fiato era sospeso, er tango rimbarzava.
Ar primo tiro storto quarcuno scavarcava,
non ce fregava gnente si la vecchia baccaiava.

Mo semo cresciuti e i ricordi so’ lontani
de quanno palleggiando sognavamo quei titani.
Mo er pallone è zozzo troppi sordi e troppi guai,
ma alla fine er primo amore… se sa ‘n se scorda mai!

Er Pinto – Poeti der Trullo


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