Alla griffe della moda 5 mila metri quadrati. Ha offerto il 150% in più rispetto alla base d’ asta.
La disperazione (e la rabbia) dei fan della Mela morsicata corre già in rete. Niente Apple Store nel cuore di Milano. A vincere il bando per il megaspazio in Galleria è stato il marchio Prada, che con un’ offerta economica ha sbaragliato la concorrenza della creatura di Steve Jobs e di un altra griffe mondiale della moda come Gucci. Addio McDonald’ s. Al posto della catena degli hamburger arriva Prada. Un raddoppio, visto che il marchio della moda ha già uno showroom che affaccia sull’ Ottagono. Un risultato a sorpresa, visto che la prima parte della gara, quella che riguardava il progetto, aveva visto al primo posto Apple. Ieri, sono state aperte le buste per l’ offerta economica. Prada ha rilanciato del 150 per cento. Apple solo dell’ 1 per cento. Gucci del 25 per cento. Alla fine, la classifica vede Prada sul podio più alto, Gucci al secondo posto e Apple buona ultima. La base d’ asta prevedeva un canone di poco superiore ai 2 milioni annui per il primo lustro e di 3,6 milioni per le successive 13 annualità della concessione. Prada ha offerto il 150 per cento in più. Fate voi i conti. Circa 14 milioni di euro per 18 anni. Contro un rilancio della società di Cupertino di circa 60 mila euro. Sei piani, un seminterrato e un piano ammezzato. Per un totale di 4.907 metri quadrati. Il bando prevede che il nuovo concessionario si impegni a proprie spese a eseguire i lavori di ristrutturazione e adeguamento funzionale per lo svolgimento della nuove attività. Il progetto di Prada è ambizioso. Con una parola d’ ordine: la difesa dell’ italianità. A partire dal fatto che i tre piani dedicati al core business dell’ azienda (piano terra, primo e secondo piano) saranno aperti anche ad altri marchi della moda, rigorosamente italiani. Gli altri tre piani saranno invece dedicati ad attività culturali. Uno spazio per mostre, per le esposizioni, una biblioteca, una mediateca, una sala riunioni. Con la promessa, che tali spazi resteranno aperti al pubblico ben oltre la normale chiusura dei negozi in Galleria. E poi, nel piano ammezzato, è previsto uno spazio dedicato alla ristorazione di alto livello, con cucina mondiale e con chef che arrivano da tutto il pianeta. «Sono molto soddisfatta – attacca l’ assessore alla Casa e Lavori pubblici, Lucia Castellano – perché sono stati presentati tre progetti dal valore culturale molto alto per un’ intera colonna della Galleria Vittorio Emanuele. L’ offerta economica di Prada è un altro motivo di soddisfazione in quanto, da sola, vale quanto tutti gli altri introiti che l’ amministrazione comunale incassa dalla Galleria». Un po’ meno entusiasta Franco D’ Alfonso, assessore al Commercio: «Da estimatore dei prodotti della Mela avrei preferito un nuovo store della casa di Cupertino, ma la scelta di Prada consolida e valorizza l’ immagine dell’ Ottagono quale vetrina principale del Made in Italy. Un marchio presente sin dal 1913 nel salotto di Milano e che con il suo stile ha anticipato e accompagnato tutti i cambiamenti e le evoluzioni della città». Rilancia il capogruppo del Pdl, Carlo Masseroli, assessore del Pdl ai tempi del bando di gara. «L’ aggiudicazione di questo bando spiega cosa noi intendevamo per valorizzazione. Ci provi anche la maggioranza, invece di aumentare le tasse. Faccio i complimenti a Prada, anche se mi dispiace per Apple. Ma facciamo la stessa cosa con l’ Urban center che è diventato un luogo inutilizzato e deserto. Mettiamolo subito a gara». Intanto, gli appassionati di Apple sui vari blog piangono lacrime amare. Ma c’ è anche tanta rabbia: «Ma se ci tenevano tanto – scrive Keplero su iphoneitalia – perché hanno fatto tanto i pidocchiosi?». Pao361 aggiunge: «Meglio così. Almeno il Comune prende di più». E Mc Fly rilancia speranzoso: «O Apple prende il posto dell’ attuale negozio Prada oppure ha trovato un’ altra location sempre in centro. In entrambi i casi si spiega il rilancio risicato che è palesemente indicativo del fatto che Apple non fosse interessata a vincere l’ asta». Maurizio Giannattasio RIPRODUZIONE RISERVATA **** La gara 1 Un mega-rilancio Contratto per 18 anni A determinare l’ esito finale del bando, l’ offerta economica presentata da Prada, con un rialzo di ben il 150 per cento del canone annuo posto a base di gara, fissato a 2 milioni e 118 mila euro per i primi 5 anni e di 3 milioni e 629 mila euro per la restante durata della concessione, che è di 18 anni 2 A Gucci il secondo posto Rilancio «solo» del 25% Gucci si è piazzato al secondo posto. Come era al secondo posto dopo l’ apertura delle buste per quanto riguardava il progetto. Il rilancio economico della casa di moda fiorentina è stato del 25 per cento, ben al di sopra dell’ 1 per cento di Apple, ma infinitamente più bassa di quella presentata da Prada 3 Prima per il progetto poi finisce all’ ultimo posto Dopo la presentazione del progetto era saldamente al primo posto: 50,63 punti contro il 46,64 raggiunto da Gucci e il 46,13 da Prada. Ma a fare la differenza è stata l’ offerta economica. Un rilancio di un solo punto percentuale. I primi commenti: «O Apple era troppo sicura o aveva perso interesse per quella location» **** 75 La percentuale della Galleria occupata da negozi o da uffici commerciali