Magazine Diario personale

Precipitevolissimevolmente

Creato il 19 febbraio 2012 da Povna @povna

La ‘povna – mentre spiega – raramente sta ferma. Si muove, col passo del Moonwalker, scrivendo alla lavagna, gira ossessiva per i banchi, guarda dal fondo, raccatta una cartaccia, ammira una nuova pettinatura a ciuffo, scruta curiosa nei diari. Ogni tanto, però, quando il discorso si appoggia su un concetto più significativo o più complesso, si ferma per qualche minuto, e si appollaia su un banco o sulla cattedra, convinta come è che insegnare sia, sempre più spesso, questione di cambiare prospettiva.
Per questo le sue classi, tutte, si abituano presto a questa abitudine costante, e – quando la ‘povna si appresta a accomodarsi – le segnalano gentili un eventuale ostacolo (i suoi occhiali, la cimosa, una penna, il registro) su cui rischia di appoggiarsi ingiustamente il suo augusto posteriore.
L’altro giorno dunque la ‘povna stava spiegando, come sempre, insieme ai Merry Men. Parlano di temi tosti: perché loro le hanno chiesto, nel dettaglio, il significato di “dogmatico”; e, dopo la prima definizione rapida, si stanno tutti appassionando, e piovono esempi su esempi, voglia di dire la propria, partecipazione. Vista la parata, la ‘povna pensa bene di abbandonare la lavagna, e sistemarsi comoda, perché il tempo è maturo per una bella discussione. Poiché la cattedra è già fin troppo ingombra, opta per sedersi sopra il vicino banco, vuoto, pulito, lucido: sembra aspettare solo lei.
Le mani appoggiate sul bordo, si appresta a salire, quando: “No, prof., che cosa fa, ferma!”. L’urlo dei Merry Men scoppia all’unisono: ansioso, frenetico, e corale.
“Perché mai dovrei fermarmi…” – non fa in tempo a pensare la ‘povna che, badabang, si trova mezza riversa a terra, il braccio che sbatte, violento, sulla vicina cattedra, procurandole un male di inferno e al contempo salvandola da più pericolose conseguenze ospedaliere.
“Prof., tutto a posto?”
“Prof. si è fatta male?”
“Prof. è ancora viva?”
Le parole si sovrappongono le une alle altre, fino alla voce, desolata, del Panda: “Prof., non lo aveva visto, quel banco ora ha tre sole zampe: ce lo hanno rotto ieri notte gli studenti del serale”.
La storia finisce con il bidello MiStanco che minaccia i Merry Men di far loro “ripagare l’arredo scolastico”, e la ‘povna, infuriata e indignatissima, che scandisce, gelida: “Il banco non l’hanno rotto loro, se mai è colpa mia che ci sono salita senza controllare lo stato delle gambe. Lo ripago volentieri, e poi, con l’occasione, mi faccio fare il referto del pronto soccorso, per procedere con la denuncia e l’assicurazione”.
MiStanco (che è famoso per la sua pigrizia, e si rifiuta di portare via dalle aule banchi e “arredi” rovinati, quasi ci avesse l’ernia) si zittisce agitatissimo; i Merry Men, ancora preoccupati, ma molto soddisfatti, inneggiano alle parole con cui per una volta è stato ridotto al silenzio. E la ‘povna, che riprende a parlare dalla più sicura postazione della cattedra (che i suoi ragazzi le hanno liberato perché ci si possa sedere comoda, senza schiacciare nulla), un po’ ride, un po’ si guarda il polso, che ha iniziato ad assumere una delicata sfumatura viola-verde.
E – mentre continua a discutere con loro di responsabilità individuale e fanatismo – riascolta nella mente le parole di quel celebre proverbio:

Chi troppo in alto sal
cade sovente…

…finale come da titolo.


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