Copertinamente
È da un po’ che vorrei parlare di Avverbi, l’unico libro di Daniel Handler pubblicato in Italia a parte la saga scritta come Lemony Snicket, ma ho capito che proprio non ce la faccio.
Non che Avverbi sia un brutto libro, Handler scrive molto bene, a volte pure troppo come il primo capitolo che mi è piaciuto un sacco; talvolta ho proprio avuto la sensazione di aver trovato uno scrittore di quelli in cui ti riconosci, ma poi come capita ogni tanto quando vedi passare per strada qualcuno che credi di conoscere e sorridi, alzi la mano per salutarlo e scopri che non lo conosci allora la rimetti subito in tasca guardando dall’altra parte, insomma oggi non mi va di esprimermi bene, il fatto è che il romanzo di Daniel Handler manca di intreccio.
Forse è un problema solo mio che in questo momento non lo vedo, però quando bisogna faticare troppo per trovare una trama, quando una storia non ti richiama a sé dopo che l’hai lasciata sul comodino, quando non ti appassiona perché non la riesci a seguire e sfogli pagine indietro solo per ricordati cosa hai letto la volta prima e ancora non capisci, anche se lo stile è di quelli scaltri e preparati come quello di Daniel Handler, io il libro non lo finisco lo stesso.Ti chiedo ancora scusa Daniel, non fare così
È nei miei diritti di lettore, posso farlo senza rimpianti. E così ho fatto. L’ho chiuso e ne ho preso un altro.
Chiedo veramente scusa a Daniel Handler, glielo chiedo proprio assolutamente, ma forse non era evidentemente questo il periodo giusto per gli avverbi. Tra l’altro a me gli avverbi neanche mi piacciono. Allungano totalmente solo le frasi e basta.
Spero che il treno che vede passare l’uomo che guarda passare i treni che ho appena iniziato al contrario di questa frase sia corto abbastanza.