Titolo: Sete
Autore: Christopher Pike
Casa editrice: Mondadori
Uscita in Italia: 10 maggio 2011
Prezzo: € 16.00
Trama:
Alisa ha realizzato il sogno della sua millenaria esistenza di vampira: lei e il suo amato Ray sono diventati umani e insieme hanno concepito un figlio. Ma il sogno va in mille pezzi quando Alisa si rende conto che la sua bambina è ben lontana dall’essere normale. Cresce in maniera sorprendentemente veloce e dimostra di possedere poteri persino superiori a quelli della madre, e una sete insaziabile. Forse è addirittura la Madre Oscura, che deve annientare un altro bambino dai benefici poteri sovrannaturali. Presto Alisa si trova così a prendere una decisione straziante: combattere la sua stessa figlia per salvare il figlio di un’altra donna. Oltretutto, nessuno è quello che sembrava, un nemico può rivelarsi un generoso alleato così come un complice dimostrarsi uno spietato predatore. E in questo sanguinoso gioco di specchi e sacrifici, che costringe la protagonista a viaggiare nel tempo e sondare misteri ancestrali, ogni scelta comporta laceranti rimorsi.
Recensione:
Più o meno una settimana fa, mi sono recata in libreria per ritirare il libro che avevo ordinato (Morto in famiglia, di Charlaine Harris). Ne ho approfittato per fare un giro fra gli scaffali e dare un’occhiata ai titoli. Il mio sguardo è stato attirato da questo libro: Sete di Christopher Pike. Senza dare ascolto al portafoglio che piangeva sempre più (sono ufficialmente al verde) ho deciso di acquistare il romanzo, dopotutto era da tempo che lo volevo leggere.
Avevo letto i primi tre volumi de L’ultimo vampiro quando avevo 11 anni. Inizialmente, in Italia erano stati pubblicati solamente i tre romanzi iniziali e non erano ancora stati raccolti in un unico volume (Preda).
Però devo ammettere che Sete non mi ha conquistato come avevano fatto i primi libri. Mi ha leggermente deluso, per più di un motivo.
Prima di tutto la saga parla di vampiri ma, diciamoci la verità, dove sono queste creature notturne? Sita (o Alisa, o come la volete chiamare) non ha neanche una delle caratteristiche di queste creature. Capisco che ogni scrittore modella i personaggi del racconto come gli pare e piace (è il bello dello scrivere!), però Sita pare quasi un’umana! Ecco i tre motivi per cui dico così:
1. Il sole non le da il minimo fastidio. Ok, benissimo, il sole non le nuoce. Anche i vampiri di Twiligh, La casa della notte o, ad esempio, Il diario del vampiro possono camminare liberamente durante il giorno. Questo è ancora una cosa accettabile.
2. E’ super religiosa. Va bene Sita, sei una vampiro, ma la scelta è tua…
3. Non. Beve. Sangue! Ve ne rendete conto! Un vampiro che non beve sangue! I primi due motivi li potevo anche ignorare, ma questo… questo proprio no. Nel romanzo, quando da umana si è ritrasformata in vampira, il sangue potentissimo di Yaksha ha finalmente messo a tacere la sua millenaria sete di sangue. Però, questo proprio non mi va giù…
Io credo che Pike in Preda abbia fin troppo alleggerito la figura del vampiro. Gli unici particolari che ci permettono di capire che Alisa è più che umana sono la forza di natura soprannaturale e il saper leggere nella mente altrui.
In generale, la Sita che avevamo conosciuto in Preda, è sparita e di lei rimane solamente una ragazza con la sua faccia ed il suo nome che non fa altro se non compatirsi, attirare guai ed essere sempre il centro del mondo, e che ha la straordinaria capacità di attrarre ogni singolo uomo che le passi di fianco (anche se devo ammettere che gli ultimi due “poteri” li aveva già prima).
Oltre alla protagonista, un’altra parte che mi ha profondamente deluso di questo libro sono gli UFO. Si, proprio gli UFO. Personalmente penso che se avevo voglia di leggere un libro dove gli extraterrestri vogliono conquistare il mondo avrei cercato un romanzo di diverso… Cosa che per altro non farò mai…
Gli unici personaggi che mi sono piaciuti sono Seymour, il professor Seter e Paula, incarnazione della più grande veggente di tutti i tempi, Suzama.
In conclusione, ribadisco che il libro, in confronto al precedente, mi ha profondamente delusa. Se anche io potessi tornare indietro nel tempo, credo che lascerei Preda sullo scaffale della libreria. Sarebbe stato meglio non solo per me, ma anche per il salvadanaio…