***SPOILER ALERT***
Mi dispiace molto, ma mi è impossibile parlare in maniera sensata di questo film senza raccontarne la trama
Un personaggio chiamato “il barista” racconta in prima persona la sua storia. E’ un “agente temporale” che, agli ordini del misterioso e ambiguo Mr. Robertson, affronta una complicata serie di viaggi spazio-temporali progettati per prevenire i crimini prima che avvengano. E’ al suo ultimo incarico, salti temporali sarebbero pericolosi per la sua salute e insieme poco utili: alla lunga provocano psicosi e stati paranoici, e come agente risulterebbe inaffidabile. In quest’ultima missione chiede di riprovare a fermare un criminale che gli è sfuggito più volte: l’obiettivo è salvare le migliaia di persone destinate a morire in un attentato nel 1971. Eccolo quindi a New York nel 1970, nel bar in cui lavora; un nuovo cliente, un uomo sui 25 anni gli propone una scommessa: un’intera bottiglia di bourbon per la storia più strana che abbia mai sentito nella sua carriera di barista.
Lo sconosciuto si presenta come “un bastardo”. Il barista non fa una piega: anche lui lo è, nessuno nella sua famiglia si è mai sposato. “Chiamami Ragazza madre”. E’ lo pseudonimo con cui l’uomo firma una rubrica di posta del cuore per una rivista femminile: sono finti consigli per finte lettere, l’unico modo che ha trovato l’aspirante scrittore per mantenersi. Lo pseudonimo ha un senso: lui è infatti nato nel 1945 biologicamente femmina, una trovatella di Cleveland che ha passato la vita in orfanotrofio e che a 18 anni è rimasta incinta di un uomo che l’ha poi abbandonata. A seguito di complicanze durante il parto i medici scoprirono che era in possesso degli organi sessuali di entrambi i sessi e, dovendo rimuoverle utero e ovaie, decisero di cambiarle del tutto il sesso senza nemmeno interpellarla. Il bambino venne poi misteriosamente rapito dalla nursery e ci volle parecchio tempo, cure ormonali e interventi chirurgici per arrivare al suo attuale stato.
Il barista conduce il giovane nel retrobottega, dove nasconde la sua macchina del tempo, e lo riporta a Cleveland, quella sera del 1963 in cui venne sedotto all’epoca in cui era ancora donna: e sarà lui stesso, ora maschio, a farlo. Undici mesi dopo, il barista rapisce il neonato, lo riporta indietro nel 1945 e lo lascia in un orfanotrofio. Torna poi nel 1963 e riprende la “ragazza madre”, che ora capisce tutto quanto, per portarla nel 1985, in una stazione della Polizia Segreta del Tempo, di cui il barista, il suo “io futuro” – che ha subito una plastica facciale dopo un incidente – fa parte. Il barista torna finalmente nel 1970, nel suo bar. Chiuso il locale, prima del meritato riposo, posa lo sguardo sulle sue cicatrici: quelle dei seni asportati e del taglio cesareo che gli è stato praticato durante il parto in cui ha dato alla luce sua madre, suo padre e sua figlia al tempo stesso. Egli sa da dove è venuto, ma tutti voi altri zombie…?
L’americano Robert A. Heinlein – autore dei ben più corposi FANTERIA DELLO SPAZIO, STRANIERO IN TERRA STRANIERA, LA LUNA E’ UNA SEVERA MAESTRA – scrisse nel 1959 il racconto di 12 pagine “All You Zombies”, in Italia “Tutti i miei fantasmi”. La storia è a dir poco stramba, ma più che godibile finché si tratta, come detto, di una dozzina di paginette che si possono leggere in poche fermate di autobus. E’ un intelligente divertissement sul tema “è nato prima l’uovo o la gallina”. E’ surreale, insolito, lambiccato, ma di certo divertente e molto ben scritto da Heinlein, nel suo consueto stile asciutto e beffardo. Invece i fratelli australiani Peter e Michael Spierig, sceneggiatori e registi, hanno deciso di trarne un film “serio” e hanno pestato il naso nell’irrisolvibile “paradosso di Hitler”, quello che recita: “se torniamo indietro a uccidere Hitler, nella nuova linea temporale non c’è Hitler, quindi non c’è alcun motivo per tornare indietro e uccidere Hitler”.
Tanto per cominciare, dovendo partire da un testo brevissimo, sono stati costretti ad “allungare il brodo”. Ai due unici personaggi – nel racconto ci sono solo fuggevoli comparse – hanno voluto aggiungere quello rilevante del Direttore dell’Ufficio del Tempo ed altri personaggini del tutto superflui. Hanno dilatato scene di poche righe – l’infanzia all’orfanotrofio, il finto corso per donne-austronauta, in realtà esame di selezione per nuovi Agenti del Tempo – a parecchi minuti.
Per aggiungere ulteriore suspense hanno anche inserito il personaggio di Fizzle Bomber, un misto di Unabomber e Osama Bin Laden, che costringe però ad ulteriori descrizioni e spiegazioni e voci fuori campo e note a margine. E’ proprio questo il problema del film: su 96 minuti per almeno 40 assistiamo a discussioni, racconti, pistolotti, confessioni dei due protagonisti seduti ai due lati del bancone del bar. O almeno è stata questa la mia impressione le due volte che, durante l’anteprima, mi sono riscossa perché mi stavo appisolando. Piuttosto grave per un presunto action-thriller di fantascienza!
C’è qualcosa di buono in questo film? Lo scenografo Matthew Putland si è scatenato in citazioni dalla cinematografia mondiale e ha fatto un buon lavoro, certo migliore del montatore e dell’addetto alla continuity, che hanno lasciato passare una fastidiosa quantità di errori. Le interpretazioni di Ethan Hawke (il barista) e di Noah Taylor (Mr. Robertson) sono nulla più che corrette e professionali. Strabiliante e indimenticabile è invece la 27enne Sarah Snook, che riesce a dare sorprendente credibilità al suo personaggio sia nella veste maschile che in quella femminile: 10% di makeup, 90% di talento.
M.P.
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