“PredPol”, abbreviazione di predictive policing (polizia preventiva), è un super-computer in grado di analizzare milioni di dati per sviluppare delle ipotesi in fatto di delitti ancora da compiere. Di conseguenza, una volta individuata l’area dove si effettuerà il crimine, la polizia dovrebbe recarsi sul posto e contrastare così l’ipotetico reato. Non è fantascienza, ma una formula matematica collegata a un computer pieno di dati, attraverso il quale, i poliziotti del 2013 possono ottenere un calo del crimine del 30 per cento senza compiere nemmeno un arresto.
Il softwer è il frutto di uno studio di un docente di antropologia dell’Università di California a Los Angeles , il professor Jeff Brantigham effettuato in collaborazione con un criminologo e un matematico. Insieme hanno messo a punto un metodo “scientifico” per predire i meccanismi che conducono a un crimine. Naturalmente non è un metodo infallibile e qualche volta l’algoritmo può sbagliare.
Certo ci si domanda quanto tutta la mole di informazioni sulla vita quotidiana delle persone possa diventare un’altra forma di pericolo per la vita stessa del cittadino comune.
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