Kadokawa Games propone uno strategico spietato capace di mettere in ginocchio persino il giocatore più hardcore
Il successo del Dark Souls di From Software ha riportato in auge i giochi hardcore duri e puri, quelli dove bisogna sputare sangue per fare il minimo progresso e che ricompensano il giocatore più con la soddisfazione di aver raggiunto un traguardo che con il traguardo in sé e per sé. Il problema, però, è che per fare un gioco "à la Dark Souls" non basta elevare la difficoltà al massimo e chi si è visto si è visto: è tutta una questione di level design, che deve essere pressoché perfetto e studiato minuziosamente. Certo, Natural Doctrine non è un action RPG ma uno strategico a turni, e Kadokawa Games non è From Software, ma crediamo che sia proprio il tipo di gioco che esprime questo complesso paradosso nel modo più chiaro possibile: Natural Doctrine è difficilissimo perché è progettato coi piedi.
Cliché portatili
Gli RPG strategici del passato come Final Fantasy Tactics, Vandal Hearts o Tactics Ogre ci hanno insegnato che il genere è perfettamente in grado di offrire delle storyline di qualità superlativa appoggiandosi soltanto alle sequenze dialogate d'intermezzo che separano le battaglie e le missioni. A quei tempi bastavano le silhouette dei personaggi o anche soltanto i loro grezzi sprite bidimensionali per dare vita alla magia: il grosso del lavoro lo facevano la narrazione, i dialoghi, le pause, la scelta ragionata delle parole e dei tempi.
Natural Doctrine, dal canto suo, scivola sulla proverbiale buccia di banana: superate le prime ore, il titolo di Kadokawa Games prova a intavolare una serie di tematiche più profonde e originali del solito, ma fallisce miseramente a causa di un cast di protagonisti davvero insipido. Il protagonista è Geoff, un soldato della città di Feste incaricato di svolgere una semplice missione in compagnia delle belle Vasily e Anka. Inutile dire che i tre resteranno coinvolti in una vicenda molto più grande di loro da cui dipendono le sorti del mondo: tra un cliché e l'altro, Geoff riunirà intorno a sé una banda di avventurieri che dovranno aiutarlo a sedare le rivalità tra le razze senzienti che rischiano di trasformarsi in guerra aperta. L'approccio con cui Natural Doctrine affronta alcuni temi interessanti, come l'ambigua posizione della razza umana nel conflitto, è purtroppo ostacolato dalla caratterizzazione banalissima dei personaggi. Questo non è Fire Emblem; non ci si riesce ad affezionare ai vari eroi proprio a causa di una sceneggiatura piena di buchi narrativi e di una schiera di personaggi che si identificano più nelle loro grida di battaglia che nelle motivazioni che li spingono a lottare. Anche dal punto di vista tecnico, Natural Doctrine è un titolo deludente: i modelli poligonali sono abbastanza curati, ma le loro animazioni sono legnose e gli ambienti in cui si muovono appaiono fin da subito scialbi e poveri di dettagli. L'accompagnamento sonoro è discreto, ma non certo indimenticabile, mentre le voci scelte per doppiare in inglese i vari personaggi spaziano dall'insopportabile all'appena sufficiente: l'impressione, in certi casi, è che le battute siano state recitate senza neppure conoscere il tono del personaggio in questione.
Natural Doctrine - Trailer "If you want to survive"
Mal di testa
Natural Doctrine è uno strategico abbastanza tradizionale, a prima vista: c'è una mappa che permette di scegliere una località presso cui potremo fare provviste, portare avanti la storia o affrontare l'ennesima missione o combattimento. Le battaglie, alla fin fine, sono il cuore del gioco, ed è un vero peccato che Kadokawa Games non sia riuscita ad esprimere meglio quello che, tutto sommato, è un sistema di combattimento molto interessante e originale. Il tutorial, purtroppo, è già un cupo avvertimento: il fatto che non riesca a spiegare chiaramente le meccaniche fa presagire il peggio per il futuro, e infatti ci si rende conto fin troppo presto che il gameplay di Natural Doctrine si affida sostanzialmente a un reiterato "trial and error". La faccenda è piuttosto convulsa, ma in buona sostanza il giocatore controlla le singole unità del suo gruppo in terza persona, un po' come succedeva nei Valkyria Chronicles. L'area di combattimento non è una griglia, come si verifica nella stragrande maggioranza degli RPG strategici a turni: è divisa, invece, in micro aree che possono essere occupate da un certo numero di personaggi e/o nemici a seconda della loro stazza. Ogni zona ha i suoi vantaggi e svantaggi, e comprendere il terreno è una delle chiavi per il successo: i nemici, del resto, possono letteralmente trucidare con un colpo i nostri personaggi più indifesi, e basta che ne muoia anche soltanto uno per andare in Game Over.
Diventa quindi importantissimo collocare nelle vicinanze le nostre unità più deboli insieme a quelle più forti, che le proteggeranno fin quanto possibile. La cosa più interessante, però, è che le unità saranno legate da linee colorate che indicano condizioni e bonus aggiuntivi basati sulle posizioni e sulle possibili interazioni reciproche: soddisfacendo determinati requisiti, infatti, è possibile anticipare il turno di uno dei nostri alleati, in modo che possa muoversi e attaccare o difendersi prima del previsto. Inutile dire che coordinando correttamente i movimenti della nostra squadra è possibile agire di continuo senza lasciare scampo al nemico; d'altro canto, però, la stessa regola vale per i nostri avversari, e state pur certi che se ne approfitteranno ad ogni scontro. Il problema di Natural Doctrine, in effetti, è proprio questo. Kadokawa Games non ha ben bilanciato le statistiche di personaggi e nemici, e quest'ultimi appaiono fin dall'inizio fin troppo coriacei e dannosi, in grado di eliminare facilmente i nostri eroi con le loro catene di turni. Per vincere una battaglia, in Natural Doctrine, bisogna elaborare delle strategie che sfiorino la precognizione, anticipando le mosse del nemico sulla base di regole o movimenti che raramente hanno a che fare col buon senso, specie quando l'intelligenza artificiale controlla i nostri alleati al posto nostro, infischiandosene nel caso rischino di coinvolgerci nei loro stessi incantesimi. A tal proposito, Natural Doctrine gestisce anche la magia in modo abbastanza peculiare: al posto degli MP abbiamo il Pluton, il quale però deve essere trovato e accumulato durante le missioni, spesso costringendoci a rischiare il tutto per tutto per evitare che i nostri maghi restino a secco e diventino pressoché inutili. Queste particolari invenzioni danno a Natural Doctrine un sapore un po' particolare, ma purtroppo cozzano col suo difetto più grande: l'interfaccia. Definirla caotica è un complimento: non ci si capisce niente, piena com'è di linee colorate, icone, testi, balloon e indicatori. Durante gli scontri più elaborati, diventa praticamente incomprensibile, un'accozzaglia nella quale si incastra persino un "combat log" che riesce soltanto a gonfiare lo schermo senza aggiungere nulla di davvero utile al gameplay. Fa quasi sorridere, dunque, che la modalità multigiocatore non abbia nulla a che fare con il sistema di combattimento vero e proprio: si tratta, infatti, di una specie di trading card game che permette ai giocatori di affrontarsi costruendo dei mazzi di carte in stile Magic. Sembrerebbe un'aggiunta superficiale, e invece è più chiara e divertente della campagna single player, il che è tutto dire.
Pro
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Sistema di combattimento interessante
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Modalità multigiocatore molto carina
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La difficoltà esagerata potrebbe piacere ai più hardcore
Contro
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Storia e personaggi privi di mordente
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Interfaccia caotica e confusionaria
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Tecnicamente mediocre