Potrei dirvi che le ragioni per cui mi ci sono appassionata a questo romanzo sono dovute a molti fattori personali.Sì, conosco l'autrice, e sapete che considero come una missione di affetto e rispetto l'atto di acquistare, leggere e promuovere l'opera di chi conosco.Sì, è un derivato austeniano, e questo di certo ha contribuito a renderlo ancora più interessante.Sì, è una riscrittura di di Pride and Prejudice (Orgoglio e Pregiudizio) dal punto di vista di Darcy, e al fascino di questo splendido eroe austeniano non si può resistere, mai, nemmeno quando è infilato a forza nei ruoli e nelle situazioni più improbabili (ma non è questo il caso).
Ma ci sono altre ragioni (sapete che le ho), altrettanto determinanti ma niente affatto personali.Una su tutte: questo libro è scritto bene, nel senso più vero dell'espressione, perché non c'è frase che non sia ben costruita e calibrata, anche dal punto di vista lessicale, perché la struttura non si limita a seguire pedissequamente l'originale, perché le fantasie da Janeite di lunga data e fede comprovata non sono buttate sulla pagina e abbandonate a loro stesse, come troppo spesso capita leggendo questo genere di opere.Potreste obiettare che, in fondo, basta seguire il tracciato solido del capolavoro austeniano per riscriverlo con un punto di vista diverso.
Credete a una lettrice di derivati: questa condizione, di per sé ideale, non è affatto sufficiente. Ne ho letti troppi per non sapere che avere cotanto originale a far da tappeto soffice sul quale lasciare scivolare serenamente la penna non è affatto una garanzia di bontà della composizione (ne ho lette, di ciofeche!).Inoltre, qui c'è un vero omaggio all'opera intera di Jane Austen, con qualche incursione da altri autori - ma non vi rivelerò nulla di più perché è un piacere scoprirlo durante la lettura.
E dunque, servitevi abbondantemente di tè e dolcetti (la chiacchierata è un po' lunga, come si conviene) e accomodatevi: apriamo questo libro e cominciamo a leggerlo, in compagnia di chi lo ha scritto - che, a dispetto dello pseudonimo molto neutro e very British, è donna ed è italianissima.
Il primo capitolo, come tutti gli altri, è introdotto da una citazione letteraria. La maggior parte di queste sono tratte da altre opere di Jane Austen ma alcune da altri autori; in questo caso è di E. Gaskell. L'impressione è che ciò dia il la, la tonica a tutto il capitolo. Come le hai scelte?Le citazioni sono dovute al fatto che (come confesso nella nota finale del libro) dovevo continuamente ripescare dalla mia memoria scene di romanzi che avevo letto, per garantirmi la plausibilità delle immagini che adoperavo. Mi chiedevo, perciò: "dove si racconta di un pranzo in cui il protagonista è distratto perché sta pensando a una ragazza?"…etc. etc. In certi casi (la citazione da Wodehouse, o quella da Carroll, o dalla Burnett) mi son presa un po' di divertimento in più. Ma scrivere questo libro è stata anche la scusa per rileggere con passione gran parte del mio amato romanzo inglese. Ho preferito lasciarle così com'erano, senza tradurle, perché avrebbero perso un po' la loro 'atmosfera', che era proprio quella che avevo cercato.
Tamzin Merchant in P&P, Universal 2005
Quando la vicenda inizia, siamo a Pemberley sedute nel salottino in compagnia di Georgiana e di una lettera appena ricevuta da Darcy. Le fantasticherie di questa giovanissima ci aiutano a ricapitolare le vicende precedenti - la morte dei genitori, la responsabilità della casata sulle spalle del giovane Darcy, il fattaccio di Wickham - ma anche a tratteggiare il personaggio, che qui prende vita e vive di vita propria (mentre nell'originale non pronuncia mai alcuna battuta e viene sempre "raccontata" dagli altri personaggi o dalla narratrice).
Colin Firth e Emilia Fox in P&P, BBC 1995
Questa Georgiana è quietamente vivace: ama perdersi nelle sue riflessioni, esattamente come si perde nelle sue letture (non a caso la fanciulla ama i romanzi gotici...) e, da brava eroina austeniana, ha qualche cruccio a tenerla costantemente occupata. Al momento, teme che il suo incantato e protetto Eden di Pemberley, o "regno di Carabas", come lo chiama lei, possa essere presto turbato da ciò che ella sente sempre più inevitabile, il fatto che suo fratello ceda al dovere sociale e alle lusinghe e si sposi.Se è vero che qui la vicenda di O&P è vista attraverso gli occhi di Darcy, è anche vero che il Darcy più privato è visto proprio attraverso gli occhi di sua sorella.Mi è piaciuto molto questo aspetto per due motivi. Innanzitutto, rende più esplicito il bellissimo rapporto tra fratello maggiore e sorella minore, che nel romanzo è trattato con rara delicatezza, e qui si avvale molto saggiamente anche delle lettere che Darcy le scrive, proprio come gli vediamo fare in momenti memorabili di O&P.Inoltre, esalta il ruolo di Georgiana come garante e osservatrice dell'animo di Darcy, parziale, sì, ma cristallina e ben informata dei fatti.La vediamo crescere nel corso del romanzo, anche nella considerazione che il fratello ha per lei tanto che Darcy, frastornato dalla tempesta provocata dalla comparsa di Lizzy Bennet nella sua vita, le si rivolge come confidente e consigliera, anche se con la grande discrezione che gli conosciamo.
Colin Firth e Emilia Fox in P&P, BBC 1995
Del tuo lavoro su Georgiana racconti diffusamente nella nota che chiude il libro. Tuttavia, puoi raccontare qualcosa di più? Prende forma solo dalla materia austeniana, O&P e la deliziosa Miss Morland di Northanger Abbey? E' stata ispirata anche da altro, ad esempio dalla tua esperienza personale o da altre fonti letterarie?Mi ha molto interessato il rapporto tra fratelli e sorelle nei romanzi di JA, in parte ispirato (penso) dalla propria situazione familiare, con tutti quei fratelli. Oltre a Catherine Morland e i due fratelli Tilney di Northanger Abbey ho tenuto presente anche la Fanny di Mansfield Park; ma anche l'ingenua Evelina di Fanny Burney ha avuto il suo peso, nelle retrovie…
Colin Firth in P&P, BBC 1995
Trattare con Darcy farebbe tremare le vene ai polsi di chiunque. In senso letterale e letterario. Ciò che spesso rimprovero ai derivati, scritti nella stragrande maggioranza da donne, è che Darcy è sempre "vittima" della fantasia delle sue autrici ed è spesso un Darcy molto lontano dal ritratto originale e persino inverosimile. Qui non c'è nulla di tutto ciò. È davvero il fratello maggiore che tutte noi fanciulle vorremmo (e che la cara Zia Jane non manca di farci vedere tra le righe), ed è davvero il degno compagno della brillante Elizabeth Bennet perché dimostra di saper affrontare i nuovi tormenti del suo cuore, e persino di imparare la sottile arte dell'ironia (anche se per il momento la riserva a sua sorella). Ho adorato le sue battute su quella che egli avverte come una vera e propria ossessione di un'intera contea per il ballo!
Matthew Macfadyen in P&P Universal, 2005
Altre penne prima della tua hanno fallito il compito. Nella tua nota finale, racconti croci e delizie nel dare vita a questo tuo Darcy. Puoi raccontare come, alla fine, sei riuscita a non cadere nell'errore di fagocitarlo? (il mio sospetto è che ti sia affidata umilmente alla guida dell'originale...).Ah, Darcy! Quanto ho tagliato, riscritto, aggiustato! Doveva apparire orgoglioso, ma senza essere egoista o stupido… Doveva innamorarsi a poco a poco, senza quasi accorgersene, doveva essere LUI e qualunque melensaggine l'avrebbe irrimediabilmente distrutto. Mi sono affidata, come dici, totalmente alla sua geniale creatrice. A proposito, hai notato come evolve, nei suoi pensieri, il suo rapporto con Elizabeth? Sono stata molto attenta a questo! Prima per lui è Miss Bennet o Miss Elizabeth Bennet; poi diventa Elizabeth Bennet, e infine (siamo qui idealmente passati al 'tu') Elizabeth… In confidenza, è stato il primo uomo che ho amato, e per molto tempo l'unico: come ho avuto da dire in una presentazione, ai pochi mariti/fidanzati presenti "Miei cari, prendete atto del fatto che voi siete solo una 'seconda scelta'!" Come non darti ragione!
Elizabeth Garvie e Malcolm Rennie in P&P, BBC 1980
Quante altre cose mi sono piaciute...Su tutte, la fedeltà al tracciato originale. No, non è come in altre più famose riscritture di O&P dal punto di vista di Darcy, dove è possibile seguire molte scene "con il testo a fronte". Qui la fedeltà non è banalmente pedissequa.Un esempio perfetto ne è il fatidico ballo a Netherfield dove le disavventure di Lizzy (il tragicomico ballo con Mr Collins, l'assenza di Wickham, la gara al ridicolo disputata da tutta la sua famiglia) si intrecciano con i tormenti di Darcy, diviso tra l'orgoglio di sentirsi l'unico davvero adatto a pretendere il cuore di Lizzy e il desiderio di compiacerla, salvandola da quel contesto tanto inferiore a lei.E ancora, la prima disastrosa dichiarazione a Hunsford viene risolta in modo davvero originale e brillante (no, non dirò altro!).
You must allow me to tell you...
Come sei arrivata a queste "soluzioni"? In modo istintivo o anche tu, solidale con Darcy, ne sei stata tormentata?Per quel che riguarda la dichiarazione di Hunsford, devo rivelarti che le mie prime sei lettrici (tre sorelle, due care amiche, mia figlia) hanno dato il loro contributo. Nella prima versione, infatti, il capitolo XIX era molto più stringato: loro mi hanno quasi costretto a farci entrare (vista con gli occhi di Darcy) gran parte della famosa scena descritta da Jane Austen - "Eh, no, mia cara, non puoi cavartela così a buon mercato! Adoriamo quel capitolo; devi dargli più spazio!". Anche in altre cose ho dato loro retta, e ho fatto bene. Il momento, a Pemberley, in cui Elizabeth vede il ritratto di Darcy (ne hai parlato anche tu, in un tuo post), non faceva parte in origine delle riflessioni/ricordi di Elizabeth nell'ultimo capitolo. Una sorella mi ha severamente segnalato l'omissione…Ringrazio sentitamente le tue prime sei lettrici per il loro sostegno!
Anna Chancellor e Colin Firth, in P&P, BBC 2005
Potrei dilungarmi ancora dicendo che tutti i personaggi sono esattamente come dovrebbero essere. E che mi piace come ti sei divertita a infliggere a Caroline Bingley qualche punizione aggiuntiva a quelle che già la cara Zia Jane le riserva. E che ammiro la mano leggera ma precisa che hai avuto con Lizzy, "l'intoccabile" eroina austeniana per eccellenza, colei che tutte noi vorremmo essere e che Jane Austen ha reso così perfetta nelle sue adorabili imperfezioni da far ritenere impossibile poterne scrivere una sola parola in più.
Elizabeth Garvie, BBC 1980, la mia Lizzy preferita
Ho molto riflettuto su questo punto, e sono arrivata a delle conclusioni che potrebbero forse essere considerate troppo 'da Janeite', ma di cui sono convinta.Personalmente, ritengo che il personaggio di Elizabeth abbia avuto un forte 'imprinting' sul mio carattere e sulla mia formazione. Ti dirò di più: quando ho proposto a mia figlia quattordicenne la prima lettura di O&P, ho pensato che anche lei ne sarebbe stata influenzata, e in modo positivo. Insomma, credo che questa creazione austeniana (insieme, forse, alla Jo March della Alcott) abbia avuto su generazioni e generazioni di donne l'effetto di una ventata di freschezza, promuovendo un modello femminile pensante, libero dalle eccessive costrizioni del bon ton e dell'ipocrisia… forse più di molti, esagitati movimenti femministi.Esagero? In ogni caso, la 'mia' Elizabeth l'ho disegnata cercando dentro di me quello che avrei voluto pensare, dire, fare nelle diverse occasioni in cui 'lei' veniva a trovarsi. Solo così sono riuscita a superare il vero grande problema, quello della scrittura dialoghi, davanti al quale all'inizio mi sentivo (ed ero) completamente inadeguata…
Olivia Williams è Jane Austen in Miss Austen Regrets, BBC 2008
Ma preferisco chiudere questa recensione in forma di chiacchierata parlando del tuo lavoro di autrice per mettere nero su bianco questo tuo divertissement.È vero che tutto ciò che c'è da sapere è nel romanzo originale ma, oltre ad esso, hai letto altri testi per capire usi e costumi dell'epoca? Se sì, quali? Sono stati di ispirazione, nel bene e nel male (per sapere, cioè, cosa NON scrivere) altri derivati austeniani? Gli adattamenti per lo schermo hanno avuto l'effetto di aiutare o di disturbare la tua creatività?L'idea di questo Pregiudizio e Orgoglio ha avuto una lunga gestazione prima di mettertici al lavoro?Pensi di divertirti ancora in questo modo su un altro romanzo austeniano o di altro autore?N O N ho letto altri derivati austeniani. E poi, quando ho concepito il mio progetto, ho avuto paura di essere influenzata, positivamente o negativamente, da altre soluzioni. Invece, ho visto e rivisto tutte le versioni cinematografiche; in particolare, ho 'sanguisugato' lo sceneggiato della BBC con Colin Firth. Primo, perché sapevo che avevano fatto un gran lavoro di ricostruzione storica, e ne ho fatto tesoro; secondo, perché Colin Firth mi piace moltissimo… Potevano comunque risparmiarsi la scena del bagno nel lago e dell'incontro in camicia! (sono più che d'accordo!)
Grazie, Patrizia, per la pazienza nell'aiutarmi a trasformare le mie elucubrazioni in una vera chiacchierata intorno ad un tavolino del tè. E grazie anche per aver scritto un bel derivato austeniano nella nostra bella lingua!
In conclusione...
Questo Pregiudizio e Orgoglio è un bel modo per celebrare il Bicentenario raggiunto dal nostro "caro bambino" non solo perché è uno dei rari derivati scritti nella nostra lingua (l'autrice, come avete notato, è italiana - non tragga in inganno lo pseudonimo opportunamente molto British, che è una divertente versione inglese del suo vero nome) ma anche perché leggerlo è un vero piacere per la mente e per il cuore di chi apprezza il capolavoro di Jane Austen nonché la letteratura inglese, in generale.A riprova del fatto che i buoni derivati possono essere scritti alla grande anche da non anglofoni.
Scheda del libro
Editore: Petites Ondes/lulu.com (28 febbraio 2012)Brossura, 248 pagineLingua: ItalianoIllustrazioni in bianco e nero di C.E. BrockISBN: 978-1471600166Leggi le prime 20 pagine!
Sinossi:Il grande romanzo d'amore di Jane Austen raccontato, finalmente, dal punto di vista del protagonista maschile Fitzwilliam Darcy. La lettrice e il lettore appassionati vengono condotti a ripercorrere le note vicende e a visitare i ben noti luoghi della campagna inglese, senza stravolgimenti o invenzioni a effetto, ma con le emozioni nuove e genuine che derivano da questa inusuale prospettiva.
L'autrice:P.R. Moore-Dewey, pseudonimo di Patrizia Mureddu, insegna letteratura greca presso la facoltà di lettere e filosofia di Cagliari. La sua passione e la profonda conoscenza per la letteratura inglese, coltivate fin dall'adolescenza, l'hanno portata a volersi cimentare in quest'opera, che pur essendo di tutt'altra natura rispetto alla professione, contiene però quegli elementi di ricerca filologica e di rigore, quasi scientifico, che trasformano un semplice divertissement in un romanzo piacevole, avvincente e soprattutto, credibile.