Prego, vuol ballare con me ...?

Da Pescaralovesfashion @PescaraLfashion


Grazie, preferisco di no...
Così cantava Adriano Celentano nella sua celebre canzone "Grazie, prego, scusi".  
Erano gli anni '60, ma la Danza, la nobile Arte, ha origine molto più antiche...
Cosa indossavano e cosa indossano le danzatrici?  
Qual'è l'origine del tutù e delle scarpette da punta?

La forma di danza che diede origine a ciò che oggi chiamiamo BALLETTO nasce sul finire del 1600 e si evolve notevolmente nel 1700.

A quel tempo i ballerini, uomini o donne che fossero, indossavano maschere, parrucche, scarpe col tacco e vesti poco pratiche, del tutto inadatte alla libertà di movimento.
 

 Le due migliori ballerine francesi dell'epoca, Marie Camargo e Marie Salle, rivali, iniziarono a semplificare il vestiario. 


Alla fine del secolo il balletto si evolve ulteriormente e, di fatto, il tutù è una semplificazione estrema del normale abito dell'inizio del 1800, di cui mantiene in parte la foggia: 
corpetto aderente, ampio scollo con spalle scoperte, seno in evidenza, ampia gonna arricciata, vaporosa e a più strati, che arriva alla caviglia o poco sopra, estremamente romantica.



Il termine tutù nasce dall'espressione usata dal pubblico del teatro che, avendo acquistato i biglietti più economici, sedeva in una zona bassa del teatro stesso, da dove era possibile "sbirciare" sotto le gonne delle ballerine. Il termine
è mutuato dal linguaggio infantile "cucu", abbreviazione del francese cul-cul.



Verso la fine del 1700, in Russia, patria del balletto classico, si inizia già a danzare sulle punte, ma sarà solo nel 1832 che Maria Taglioni ballerà la Sylphide interamente sulle punte delle sue scarpette, che, rinforzate di gesso, permisero alla ballerina di interpretare al meglio le molte creature eteree, crepuscolari e infelici care all'animo romantico.
ll tutù continua a semplificarsi sempre di più ... 
quello bianco e vaporoso, disegnato dal costumista Eugène Lamy per Marie fa scuola e si ritrova nella Giselle danzata da Carlotta Grisi nel 1841.





Il tutù esiste in due versioni principali, su cui si possono innestare variazioni determinate dai gusti dei ballerini e dalle esigenze degli scenografi: la foggia generale del corpetto non cambia, cambia invece considerevolmente la gonna.

Il tutù romantico ha una gonna la cui lunghezza va dal ginocchio alla caviglia, solitamente vaporosa e più morbida del gonnellino del tutù classico.
Può essere nel classico bianco o colorato, ma solitamente è in tinte molto tenui, adatte a opere romantiche e sognanti.

 

Il tutù tardo-romantico ha una gonna la cui lunghezza non supera quella del ginocchio, ma può anche avere un gonnellino corto e rigido. Resta piatto, rigido a giro vita, quasi parallelo alla linea del pavimento e lascia le gambe del tutto scoperte. Quest'ultimo é detto anche tutù classico. Può presentarsi bianco o colorato, anche in tinte brillanti. 




"Io crederei solo ad un dio che sapesse danzare"
Friedrich Nietzsche, Così parlò Zarathustra, 1885

Renzo Camplone



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