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“Di fronte a uno che sa raccontare, che ha la felicità del racconto, ti senti grato”: quando è Andrea Camilleri a pronunziare tele giudizio, non puoi non affrontare la lettura di un libro con il cuore aperto alla convinzione di approcciare un testo letterario che ti lascerà, molto probabilmente, soddisfatto, se non addirittura entusiasta. Se poi a Camilleri si aggiunge il pensiero di Antonio D’Orrico,critico di “Sette”, il quale ritiene “Andrea Vitali non un grande scrittore, ma un grandissimo scrittore”, allora le aspettative si gonfiano ulteriormente.
L’ultima fatica del pluripremiato romanziere Andrea Vitali “Premiata Ditta Sorelle Ficcadenti” (Rizzoli), seppur non con i toni accesi con cui ne è stata annunziata l’ uscita nelle librerie, è indubbiamente di scorrevole e piacevole godimento per il lettore, che si intrigherà e appassionerà sulle vicende e le vicissitudini narrate, amabilmente e con un pizzico di ironia, dall’Autore.
Tutto sembra semplice e scontato ma, invero, nulla lo è.
Giovenca Ficcadenti, a dispetto del nome, è la sorella di straordinaria bellezza e sensualità.
Zemia Ficcadenti è, all’inverso, la sorella di impareggiabile bruttezza.
Geremia, buono buono, scemo scemo, ha pretese matrimoniali ardite, troppo ardite, per uno come lui.
La Stampina è la madre disperata di Geremia, affiancata da uno sposo oramai lontano nel corpo e nella mente dalla vita terrena.
Don Primo, il prevosto, ossia il parroco, di un piccolo paese friulano, il cui dialetto si inframmezza, talora, fra le pieghe dell’idioma adoperato dai personaggi.
Rebecca è la perpetua inevitabilmente impicciona, che scorge ovunque il diaol.
Novenio, un po’ fuori di testa, un po’ poeta fallito, in realtà, è “un coglione”, visto che di testicolo ne possiede solamente uno.
Il notaro, che sa di latinorum, si rivelerà per quello che è: un grasso e lurido individuo, unto come i cibi di cui si sollazza, non potendosi sollazzare con altro.
Che dirvi? Buona lettura!........in attesa che “Premiata Ditta Sorelle Ficcadenti” diventi una piece teatrale.
Fabrizio Giulimondi
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