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Premiazione: Concorso fanfiction "Regnum Insomniae"

Creato il 06 marzo 2012 da Annalisaemme @annalisaemme

Oggi si conclude il Concorso fanfiction "Regnum Insomniae", un contest scritto ispirato alla trilogia Black Friars di Virginia de Winter!
Il concorso, che aveva come tema l'insonnia, era cominciato immediatamente dopo l'uscita de L'Ordine della Chiave, per poi concludersi a fine 2011.
Ma veniamo alla tanto attesa premiazione! Netta, nostra follower e amica e lettrice fidata della saga, ha decretato con imparzialità assoluta la vincitrice. Il suo nome è...

Complimenti cara! La motivazione di Netta è la seguente:
«Ho scelto "Somnia Vigiles" perché mi è piaciuto molto come l'autrice ha inserito la storia di Bryce e la rosa nel tema dell'insonnia, in bilico tra sogno e realtà».
Ovviamente il giudizio di Netta è insindacabile, quindi passiamo alla premiazione...

Lotti viene premiata con la pubblicazione della storia sul sito di Virginia de Winter e su Reading at Tiffany’s. In aggiunta le sarà data la possibilità di leggere – in assoluta anteprima – il primo outtake de L’Ordine della Chiave, vale a dire un capitolo inedito (forse sexy, aggiunge l'autrice), tagliato nella fase finale di editing del libro!
Questo premio ti verrà consegnato direttamente dall'autrice...
Ma i premi non finiscono qui! Lotti, Viky Fra e Nalu, che hanno partecipato al concorso, riceveranno un segnalibro – autografato – ispirato al romanzo!
Complimenti vivissimi alle ragazze che hanno partecipato al contest, perché mi hanno deliziata con le loro storie e hanno dimostrato talento e immaginazione. Vi chiedo umilmente perdono per la lunga attesa... ma vi assicuro che ne è valsa la pena!
Ora, come promesso, pubblicherò la storia della vincitrice, ma vi consiglio di leggere anche le opere Loaded Dice e Amor personatus, di Viky Fra e Nalu.
Ed ora, signore e signori, Somnia Vigiles...
***
Il profumo della notte estiva scivolava dalle finestre aperte, insinuandosi nei morbidi tendaggi del baldacchino e rinfrescandole la nuca accaldata.
Rigirarsi e ancora rigirarsi senza trovare una posizione, inutile cercare di dormire invano.
Delle note dolci, appena udibili a causa della sordina, attirarono la sua attenzione. Probabilmente Emily stava suonando, aspettando di sfornare dei pasticcini.
O forse aspettando qualcuno ancora non rincasato.
Charlotte si rigirò dal lato del letto rivolto verso la finestra rimasto fresco, abbracciò il cuscino e finalmente sprofondò in un sonno lento, pigro, accaldato, trasportata sulle note di quella melodia a lei familiare.
Quanto aveva dormito?
Forse stava solo sognando.
Riaprì gli occhi di scatto, chiedendosi quanto tempo fosse passato. La risposta arrivò immediata, la pendola nell’ingresso batté in quel momento, scandendo nel silenzio la seconda vigilia dopo mezzanotte.
Dormire era diventato impossibile.
Si alzò dal letto accaldata, le lenzuola candide, fino a quel momento arrotolate tra le sue gambe, scivolarono a terra, creando una nuvola soffice di cotone sul tappeto illuminato dal riverbero della luna.
Avvicinatasi al balcone inspirò profondamente appoggiandosi con i gomiti al davanzale e socchiudendo gli occhi per il momentaneo sollievo.
Nel silenzio del giardino un brusio appena accennato arrivava da poco lontano. Si affacciò incuriosita, cercando di riconoscere qualcosa nel bagliore della luna piena, ma nessuna figura si stanziava in lontananza.
Forse se l’era solo immaginato.
Si voltò nuovamente verso la camera, le tende del baldacchino si muovevano dondolate dall’aria leggera che entrava dalle imposte del balcone adesso aperte. Si avvicinò alla struttura, sfiorando la stoffa leggera con le dita. Adorava dormire in quella casa, lei e sua sorella ne erano rimaste incantate fin da bambine.
I suoi pensieri furono interrotti dal solito brusio, questa volta leggermente più alto.
La curiosità era troppa, afferrò una vestaglia abbandonata su una poltroncina di chintz in un angolo, e facendo attenzione a non fare rumore uscì dalla sua stanza avviandosi lungo il corridoio, appena illuminato da un candelabro lasciato abbandonato su un tavolino davanti camera di Emily.
Scese velocemente la scalinata centrale, il marmo freddo della ringhiera a contatto con le dita le mise i brividi.
L’impatto con l’erba umida le fece ricordare che non aveva indossato calzature, era la solita sbadata. Sollevò l’orlo della vestaglia da terra, per evitare che si macchiasse, la camicia da notte stropicciata dal sonno sfiorava appena le ginocchia.
Lady Sabelle non avrebbe di certo approvato.
Adorava camminare a piedi nudi sull’erba finemente curata del giardino di casa Granville, niente le era mai piaciuto più di quel luogo.
Eccetto, forse, un altro giardino.
Percorse un lungo viale di Tigli e poi scavalcò un muretto semi avvolto dai rovi. Raccolse qualche mora impiastricciandosi le dita, poi quella melodia, adesso a lei così familiare, riprese, ma questa volta fu evidente, era una voce ben modulata.
Poteva esistere qualcosa di così bello?
Probabilmente stava solo sognando.
“Vieni da me, non lasciarmi solo, non riesco a dormire quando non ci sei.”
La melodia era la stessa suonata da Emily poco prima, uno stornello molto romantico cantato a Valdyer in epoche passate che Anthony le aveva insegnato una sera.
Si avviò nel roseto a passi svelti, seguendo la melodia, totalmente incantata.
Poi lo vide.
Lui era inginocchiato, il mantello a corolla intorno alla sua elegante figura.
Teneva tra le dita una rosa e ne assaporava il profumo sfiorandola appena con la punta del naso.
Era sempre stato l’unico protagonista dei suoi sogni. Adesso ne era certa.
Si avvicinò in silenzio, sfiorando appena il cotto del pergolato con le punte dei piedi,tentata dal desiderio di trovarselo più vicino. Poi, col timore di essere vista, si appoggiò a un colonnino in disparte e rimase incantata ad osservarlo.
Lui si era rialzato, un movimento lento ed elegante, e si era avvicinato ad una colonna li vicino senza notarla.
Come sarebbe potuto essere altrimenti?
Sospirò perdendo lo sguardo in cerca di costellazioni e si nascose dietro la parte in ombra della colonna, abbandonandosi con le braccia incrociate dietro la schiena al freddo del marmo, unico appiglio rimastole con la realtà.
“Miss Granville, non è un po’ tardi per passeggiare da sola di notte?.”
Sobbalzò dalla sorpresa non aspettandosi di trovarselo davanti, poi improvvisò un leggero inchino, imbarazzata.
“Non riuscivo a dormire, Principe Bryce.”
Con lo sguardo vagava rapidamente in cerca di uno spiraglio, indecisa su dove osservare, una qualsiasi via di fuga a quegli occhi in cerca di risposte che lei non avrebbe voluto dargli.
“Piuttosto voi cosa fate qui a quest’ora? Non credete sia tardi per fare visita a mio cugino?.”
Il rossore delle sue guance, resasi conto del tono saccente con cui si era pronunciata, fece baluginare un sorriso negli occhi verdi di lui. Si sarebbe svegliata, e quell’incubo sarebbe finito.
Lui le porse un braccio, galante come al solito, scortandola verso il viale centrale del roseto e poi continuò a parlare come se la loro fosse stata una conversazione normale avvenuta in pieno giorno, sotto lo sguardo attendo di tutti.
“Ho accompagnato vostro cugino poco fa, ma non so resistere al profumo delle rose di Valdyer.”
Lo guardò compita, aveva sempre apprezzato le sue conoscenze e il suo amore per le piante.
“Mia nonna ne è particolarmente fiera quest’anno, le considera le più belle.”
“E giusto quello che stavo osservando anche io.”
Charlotte lo guardò incuriosita, poi si voltò verso il roseto adesso visibile in lontananza
“Immagino siate un esperto in materia.”
“Si, penso si possa dire che lo sono.”
“E avete deciso qual’é la vostra preferita?.”
“Si, sono finalmente arrivato a una conclusione.”
“Davvero? io sono così indecisa, non riesco proprio a non cambiare idea ogni giorno! ditemi qual’é il vostro segreto.”
“Immagino sia la pazienza.”
Charlotte lo guardo incerta sul significato di quell’ultima affermazione. Poi gli occhi le si illuminarono di una nuova consapevolezza “ Ma certo, intendete l’attesa del periodo giusto, ci vuole parecchia pazienza prima che sboccino.”
Mentre annuiva convinta, Bryce scoppio in una risata allegra e lei si fermò incantata ad osservarlo, colpita dalla bellezza di quella risata.
Le cedette il passo e la fece accomodare su una piccola panchina di marmo,semi nascosta dalle fronde di un salice in cui erano incappati inconsapevolmente.
“Come conoscevate questo posto?”
“Non so, se possibile ogni volta che capito qui finisco in una zona del parco completamene diversa”
Charlotte si portò una mano davanti alla bocca, cercando di trattenere la risata spontanea.
Non fece in tempo ad arrivare alle labbra, che le dita furono afferrate da un’altra mano. Il tocco deciso ma delicato la fece irrigidire, alzò lo sguardo di scatto, incontrando direttamente per la prima volta gli occhi di lui.
Poteva esistere qualcosa di così perfetto?
Stava per domandargli cosa fosse successo quando lui avvicinò le sue piccole dita alle labbra sfiorandole delicatamente con un bacio.
“Voi Granville, così dolci”
Le dita erano rimaste appena macchiate dal purpureo succo delle more, raccolte poco prima.
Fu un attimo, Charlotte si portò l’altra mano davanti alle labbra per reprimere lo stupore ma lui scansò anche quella afferrandola con l’altra mano libera.
“Mi chiedo se..”
Non lo aveva mai visto incerto su qualcosa.
In effetti non lo aveva mai guardato così da vicino.
Si perse nel fantasticare sulle varie sfaccettature del volto di lui e prima di capire cosa stesse succedendo lui si era avvicinato ad assaggiarla.
Il bacio appena accennato le diede certezza definitiva che quello fosse un sogno e che finalmente fosse riuscita ad addormentarsi.
Lo spostamento d’aria la riportò alla realtà. Lui era li, la stava guardando e il suo viso adesso era a pochi centimetri di distanza.
La tentazione era troppo forte, del resto, nei sogni nulla è impossibile.
Si sporse liberando dalla presa una mano e sfiorando con attenzione le labbra di lui così calde e morbide come le aveva immaginate poc’anzi. Non riuscendo a trattenersi fece scivolare le dita dietro la nuca, attirandolo a se e baciandolo a sua volta.
Poteva esistere qualcosa di più intensamente dolce?
Chiuse gli occhi e smise di pensare a qualsiasi altra cosa, eccetto lui.
Fu la sensazione del cuscino soffice che sfiorava la guancia a svegliarla all’improvviso.
La melodica voce di Emily nelle orecchie, i fili doro dei suoi capelli che le ondeggiavano davanti.
“Hai passato un altra notte insonne, Charlotte?.”
Si portò lentamente una mano davanti agli occhi come se il riflesso stesso del sole potesse darle fastidio.
Era stato solo un sogno?
Ovviamente si.
Sorrise alla sorella, le stava raccontando qualcosa di buffo appena accadutole ma si era interrotta all’improvviso. Il suo sguardo era caduto sull’angolo opposto del letto. La sua vestaglia era perfettamente ripiegata e sopra di essa vi era adagiata una rosa.
Emily la afferrò per annusarla, poi le fece cenno di seguirla.
“Dai sbrigati, ci stanno aspettando per la colazione”
La guardo uscire saltellando, la rosa tra le mani.
Affondò la testa nel cuscino, fece un respiro profondo e si tirò su.
Un’altra notte insonne, un’altra notte ossessionata da lui.
Indossò la vestaglia e uscì dalla stanza, infilando le mani nelle tasche per stirarsi, poi tirò fuori la mano sinistra di scatto, qualcosa l’aveva tagliata.
Portò il dito tra le labbra, un gesto involontario per medicare la ferita, ma si bloccò incredula.
Non poteva essere vero.
Con l’altra mano estrasse dalla tasca il bigliettino finemente decorato da una calligrafia elegante.
“La più bella tra le rose di Valdyer.”
***
Un grazie di cuore a Netta per averci aiutate nella decisione e complimenti alla vincitrice!XOXO,

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