Dunque è il momento de L’AMORE IN UN’AMPOLLA Al buio, il vagare di due piccole luci, forse alla ricerca di qualcosa, e quindi la scena, surreale, una donna al centro raccoglie tra le sue spire i suoi amati due figli. Si ritorce lei, mentre cerca di mantenere in equilibrio forze, energie, complessità di rapporti dalle varie tonalità. La dimensione è irreale, fiabesca, onirica, visionaria e dal contenuto corposo, denso, a tratti opprimente. Il testo di Giovanni De Luise èmolto interessante, ben scritto, ben plasmato, con continue sfumature, esaltazioni, eccitazioni, deliri, calibrati sempre nei momenti giusti. La regia di Marco Aspride, egli stesso in scena insieme a Francesca Borriero, Giuseppe Maria Manico, segue con molta attenzione i movimenti e le interpretazioni degli attori con una nota di grande merito al personaggio femminile in grado di focalizzare con la sua recitazione il pubblico e di condurlo sino alla tragica conclusione. Chiude la sfida DEMETRA E SELENE Gira la bella ed eterea candida luna, gira, gira intorno ad una complessa terra, elegante si srotola quel loro legame che dura da sempre, che dura anche in un’oggi dove tutto è cambiato. Si parlano i due corpi celesti, si chiedono, si sfidano, si amano, si odiano nelle loro diversità, nelle loro apparenti distanze. La sceneggiatura di Gabriele Marelli è ricca, si alternano racconti, riflessioni, momenti didascalici, timidamente poetici, ed ironie ben studiate per catturare la risata. L’emozione tradisce un pochino le interpretazioni delle due simpatiche attrici Sefora Castro e la carismatica Paola Saccoman. L’autore qui anche regista non si sofferma su alcuni dettagli soprattutto nel movimento e nell’amalgama attoriale, attenzioni che avrebbero potuto dare maggior valore a questo leggero ed effimero movimento teatrale dalla conclusione evocante.
Autore: Andrea Alessio Cavarretta Foto a corredo Massimo Righetti
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