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Prendere uno per picchiare l'altro

Da Paolob
Si perde nella notte dei tempi, ma ho un ricordo indelebile di una frase che mio padre, esasperato da alcune giornate - in genere i weekend - full immersion con i suoi due figli, dopo l'ennesima discussione, litigio, contrapposizione generazionale, scontro politico e chissà che altro, sfinito si ritirava in camera sua borbottando (spesso in dialetto cremasco) "bisognerebbe prendere uno per picchiare l'altro".
Io sotto i baffi - che ancora non avevo - spesso sorridevo oppure, se valutavo che in quel momento la rivoluzione bolscevica fosse messa in serio pericolo da quella frase, replicavo con ancora maggiore veemenza, e tutto finiva in scontri ancora più virulenti.
Ecco, stamattina, questa frase è emersa con grande forza, dai meandri più reconditi della mia massa celebrale in via di smantellamento, per essere applicata, in un volo pindarico 2.0, all'attuale situazione politica, sempre più paradossale, e sempre più comica.
1. Prenderne uno...
"Se entro il 10 giugno non è passata la riforma del Senato mi dimetto".
Bene, io non sono qui con il cronometro a recriminare riforme (quali poi? Quelle giuste? Boh...) e cambiamenti. Credo che il paese abbia bisogno di modernità, di rottura verso il passato, di lotta alla corruzione...insomma di tante cose. Ma il problema è che quali sono le soluzioni a questi problemi.
Sulla riforma del Senato sono totalmente contrario, ma è la mia opinione e non conto nulla, e in democrazia vince chi ha più voti. Quindi chi vince fa quello che decide, nell'ambito della legge.
Il problema sono le continue sparate, i continui proclami, il reiterato mostrarsi iperdinamico e decisionista, scandire ogni attività con l'orologio in mano e poi andare a sbattere. E allora, a questo punto, credo che ognuno abbia il diritto, dopo il 10 giugno, di chiederne conto, soprattutto dopo il risultato elettorale delle settimane scorse.
Quindi chiedo: e allora signor presidente del consiglio, che facciamo?
2. ...per picchiare l'altro.
Ma siccome sono ormai in avanti con gli anni, ma non sono ancora in disfacimento totale, capisco che quello che scrivo sopra, per gli avversari politici del Ribollito di Firenze, è una manna, e purtroppo non perché leggono queste note abbandonate da dio e dagli uomini.
Infatti il signor Bava alla Bocca dalle ville miliardarie si è buttato a corpo morto sulla polemica, chiedendo conto.
Con i relativi hashtag, merletti di ogni tipo e pizzillachere di turno.
Bene, ha ragione, almeno in questo.
Ma proprio pochi secondi dopo aver constatato ciò, sorge all'osservatore politico più attento (ma ci vuole proprio poco...), un'altra domanda.
"Ma scusi, signor Bava alla Bocca, non aveva detto che se non vinceva alle elezioni europee, si sarebbe ritirato? O abbiamo capito male?"
Quindi chiedo: e allora signor comico Tv, che facciamo?
Ecco.
Il fastidio della politica di oggi, ormai personalistica, senza progetti, senza programmi, senza partiti, con obbiettivi non proprio 'chiari' è questo. Senza tutto ciò rimangono solo le sparate, le caxxxte, i teatrini, le battutine.
Di breve durata però, fino a quando, il paese ormai allo stremo non voterà più per nessuno, volterà le spalle alla poca legalità rimasta, allo scarso senso comune avanzato. E allora ci sarà da divertirsi.
Ecco prendere uno per picchiare l'altro...mio padre forse, borbottando in dialetto cremasco, la ripeterebbe anche oggi, se fosse ancora tra noi.
3. Conclusione.
Un tempo, si diceva, che esistevi solo se eri andato in Tv.
Oggi esisti solo e hai dignità di vivere solo se prometti la luna ai marziani. E soprattutto non mantieni la promessa.
Allora faccio anche la mia.
Se questo post non raggiunge almeno 50mila lettori entro sera mi ritiro, mi dimetto e chiudo il blog...e apro una scuola di yoga a Latina.

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