Un Berlusconi che ama Renzi , ma che fa opposizione ad personam non sottraendosi però al dovere di escludere il più possibile i cittadini dalle decisioni facendo accordi col falso nemico, un Pd accorso in massa sotto le bandiere del sindaco di Firenze, ma che mostra tra contraddizioni e incertezze come quella sulla web tax, tutto l’effimero e la deprivazione di idee di una salita sul carro del vincitore, un governo che non fa nulla se non quello che gli dicono da Bruxelles, un Napolitano che ordina di andare avanti fino al 2015, altrimenti si dimette. Una minaccia del tutto impropria, ma anche ridicola, come se un sequestratore avvertisse l’ostaggio che se i parenti non pagano lui lo libera. E infine la prima tessera del Pd, ovvero De Benedetti gran sponsor di Napolitano e Renzi attraverso i suoi media che entra direttamente nelle cose di governo per attenuare i guai di Sorgenia, “consigliando” e guidando il suo pupillo.
Tutto questo, compreso il gabinetto dei saggi, non è altro che nello spirito del programma P2 e spesso anche nella forma, come ad esempio le riforme costituzionali che si vogliono portare a termine con un governo di emergenza e dalla ambigua legittimità. Molto del lavoro preparatorio è stato fatto già fatto da Berlusconi nei lunghi anni della sua predominanza e ha trovato il suo apice nel porcellum che non a caso nessuno ha toccato, ma con il declino del Cavaliere, il progetto viene portato avanti ugualmente con altri mezzi e con altri personaggi sotto l’infuriare della crisi che se da una parte sviluppa inquietudini di ogni tipo che ormai rotolano in piazza, dall’altro sollecita le paure e l’aggrapparsi al nulla o a quel poco di sicurezze rimaste e dunque disponibile ad ogni manomissione di cittadinanza e ad ogni alibi.