Ricevo e pubblico.
L’Associazione D.i.Re donne in rete contro la violenza, che racchiude 58 centri antiviolenza d’Italia, rilancia con forza l’allarme del Gruppo delle Avvocate che collaborano con i Centri antiviolenza italiani, che assistono quotidianamente donne vittime di reati gravemente lesivi dei diritti fondamentali e della dignità, manifesta forte preoccupazione per le conseguenze che l’attuale proposta di legge sul “processo breve”, che diminuisce i termini di prescrizione del reato, avrà sulle tante donne che trovano il coraggio di denunciare le violenze subite rischiando anche la propria vita.
I dati sulle uccisioni delle donne denunciano dal 2005 un aumento progressivo: 101 nel 2006, 107 nel 2007, 113 nel 2008, 119 nel 2009. Il 2010 è stato caratterizzato da una sequenza quasi quotidiana di donne assassinate perché avevano rifiutato una relazione o avevano deciso di separarsi dal partner maltrattante.
Una legge che se approvata toglie ogni possibilità di prevenzione e repressione della violenza domestica e di altri reati gravi commessi quotidianamente nei confronti delle donne, reati questi caratterizzati da profili investigativi molto complessi perchè quasi mai compiuti alla presenza di testimoni diretti.
La riduzione dei termini massimi per le indagini e dei termini di prescrizione contribuisce a legittimare la cultura dell’impunità che sottende sempre alle violenze commesse nei confronti delle donne, in quanto reati ancora sottovalutati, sebbene riconosciuti a livello internazionale come grave violazione dei diritti umani.
Ragionevole e giusto è quel processo che nel rispetto dei diritti dell’imputato, accerti la verità dei fatti e la sussistenza o meno della responsabilità penale dell’imputato e, al contempo, garantisca i diritti delle vittime di reato e tuteli la loro persona, così come sancito dalla giurisprudenza della Corte di Strasburgo.
L’attuale disegno di legge introduce nel nostro ordinamento ulteriori profili di incompatibilità con la Convenzione europea dei diritti dell’uomo, che con sentenza del 29 marzo 2011, Alikaj c. Italia, ha già condannato l’attuale sistema di prescrizione vigente in Italia, evidenziando che lo stesso è privo di qualsivoglia forza dissuasiva utile a prevenire efficacemente gli atti illeciti con il rischio di una totale impunità dei colpevoli e la violazione dei diritti fondamentali delle vittime e conseguente perdita della fiducia della collettività nello stato che tale impunità incoraggia.
Ci opponiamo a questa grave umiliazione ed illegittimità.
Referente Penale gruppo avvocate D.i.re
Avv.ta M.Teresa Manente
Presidente D.i.re
Alessandra Bagnara