Presentazione de "RACCONTAMI DI UN GIORNO PERFETTO" ed intervista a Jennifer Niven

Creato il 31 marzo 2015 da Blog
Insaziabili Letture la settimana scorsa è stato invitato dalla DeAgostini a partecipare alla presentazione del libro RACCONTAMI DI UN GIORNO PERFETTO di Jennifer Niven. Per noi ha partecipato la giovanissima Sara Stefanelli, amica ed utente fidata, che ha letto per noi il libro, recensito e stilato un'intervista che qui di seguito vi riportiamo con le sue foto dell'evento. 
La recensione verrà pubblicata nel pomeriggio, ma siamo sicure che sarà sufficiente questo articolo per farvi innamorare del libro. A me personalmente sono bastate le parole entusiaste di Sara nell'editing dell'intervista.Le domande. che riguardano nella prima parte la "carriera" dell'autrice per poi proseguire nel "vivo" del libro, sono state stilate da diverse blogger invitate come noi all'evento. Che dire? Buona lettura :)

D.: All'età di dieci anni avevi già scritto diverse canzoni, una favola di Natale, alcuni libri illustrati, una commedia e molto altro. Perché da adulta hai scelto i romanzi?R: Mia madre è un'autrice quindi mi ha insegnato sin da piccolissima a vedere storie ovunque, la possibilità di narrare ovunque, ed addirittura la prima volta che mi sono cimentata con la scrittura è arrivata quando mi sono trasferita in Indiana, cosa di cui non sono stata molto felice anche se poi è il setting del romanzo. In principio il libro si chiamava proprio "La vita in Indiana. Ovvero non sarò mai più felice". Come vi dicevo la mia mamma era una scrittrice quindi ho visto con i miei occhi sia gli esiti positivi che la grande difficoltà di scrivere, che voi tutti conoscete. Quindi per un po' me ne sono tenuta alla larga ma arrivata al college non ho più potuto resistere e non ho potuto più non scrivere.

D: Come eri da liceale?R: Questa è una bellissima domanda. Sono sempre stata molto educata però c'è stata l'influenza del mio migliore amico, che è ancora oggi il mio migliore amico, che conosco dai tempi delle superiori e se c'è una persona che riesce a mettermi nei guai è lui. Quindi sono sempre stata piuttosto coscienziosa però ho anche sempre avuto un lato birichino. Sono sempre stata anche molto solare, per natura, ma ho anche avuto un momento un po' emo soprattutto quando alle superiori mi sono trasferita in Indiana ho iniziato a leggere le sorelle Bronte e sono passata nella fase "non sarò mai felice"/ "nessuno mi capisce" oltre a questo amo molto i ragazzi ed è una passione che non è mai terminata infatti ho uno splendido fidanzato.
D: Preferisci scrivere a casa senza rumori o nei bar e luoghi pubblici come vediamo fare a tanti scrittori? E perché?R: Io non rientro nella categoria di coloro che scrivono nei luoghi pubblici, per me è molto importante essere nel mio piccolo ufficio, che si trova nel mio appartamento, alla mia scrivania o con il mio laptop quando viaggio e non riesco neanche, purtroppo, ad ascoltare musica quando scrivo perché le parole mi entrano nella mente e mi distraggono figuriamoci quanto mi distrarrei all'interno di uno spazio pubblico come un bar.
D: "Raccontami di un giorno perfetto"è un successo internazionale; cosa si prova ad avere questo risultato considerando che si tratta del tuo primo Young Adult?R: Mi sento un po' sovrastata da molti punti di vista, c'è tantissima emotività in questo progetto perché quella del libro è la storia romanzata di una storia delle mia vita ed in particolare il personaggio di Finch che è un ragazzo che ho conosciuto realmente. Quindi è una storia molto personale di cui non ho mai parlato per quasi tutta la mia vita fino ad adesso che ne sto parlando praticamente parlando a tutti. Chiaramente prima di iniziare avevo molta paura ma allo stesso tempo questa avventura si sta rivelando la migliore esperienza della mia vita sia perché mi ha fatto benissimo parlarne sia per i riscontri che per l'aiuto che sono riuscita a dare a molti lettori.

D: I romanzi che hai scritto in precedenza sono indirizzati ad un pubblico adulto, come mai per questa storia hai deciso di cambiare target e rivolgerti ai più giovani? Credi che siano il pubblico che più deve essere sensibilizzato riguardo temi delicati?R: Sicuramente sì. La tematica è molto importante per gli adolescenti oltre a questo ci sono una serie di questioni rispetto alla categoria YA. Ho sempre voluto scrivere un romanzo dedicato ai ragazzi, per piacere mio personale leggo molta letteratura per ragazzi e poi quando ho pensato a questa storia il lavoro è stato molto emotivo, molto forte e molto importante per me. Avevo bisogno di creare un minimo di distanza tra me e questa storia e quindi ho creduto che il setting ideale per questa storia fosse la scuola superiore e quindi spontaneamente si va verso quella fascia di età. Ovviamente i temi trattati all'interno del libro sono importantissimi per i giovani perché ho riscontrato che molti si sentono estremamente soli, estremamente non compresi e credono di non avere nessuno con cui parlare invece, anche grazie a questa storia, stanno iniziando a parlare.
D: Ci hai fatto innamorare di Finch, avevi in mente un volto preciso mentre scrivevi di lui? R: Io faccio una sorta di casting ai miei personaggi prima ancora di iniziare a scrivere perché all'inizio, quando non li conosci bene, non hai un volto di riferimento poi man mano il personaggio prende spessore per il volto passa un po' in secondo pianto. Per Violet avevo in mente senz'altro Elle Fanning per Finch invece avevo pensato a Nicholas Hoult ma tutto questo fino ad un certo punto delle storia perché poi Finch ha preso il sopravvento come personaggio.
D: Come sei riuscita a tratteggiare il carattere di Finch? È stato difficile renderlo reale?R: Finch, come vi dicevo, è ispirato ad un ragazzo che io ho conosciuto ed amato tanti anni fa ed è una persona che ha avuto un impatto incredibile sulla mia vita che mi ha realmente molto cambiata. Oltre a questo visivamente ho fatto riferimento al volto di Nicholas Hoult quindi all'inizio ho unito Hoult alla personalità di questo ragazzo poi però Finch ha preso il sopravvento come poi succede a tutti i personaggi, che poi hanno un loro modo di avere una identità autonoma e fondamentalmente c'è di base che io ho amato questa persona e mi ha cambiato la vita esattamente come ha fatto a Violet ed per questo che secondo me che lo rende così realistico.
D: Con quale personaggio ti identifichi di più e perché?R: Mi identifico molto anche con Violet, sento di conoscere Finch molto meglio perché è ispirato ad una persona che ho realmente amato e conosciuto però ci sono anche molte similitudini tra me Violet. Io a scuola non ero così popolare ma Violet ha la mia stessa passione per la scrittura, anche lei vorrebbe essere una scrittrice, e questo ci accomuna. Inoltre c'è l'odio per l'Indiana, io realmente facevo le "x" sul calendario per segnare l'avvicinarsi della maturità, e ci accomuna l'amore per Finch. Un'altra cosa cosa che ci accomuna sono le perdite umane, i lutti. Sono eventi che ci accomunano molto perché ne ho subiti vari ed è come se li avessi "prestati" al personaggio di Violet in particolare la perdita di mia sorella.
D: Violet e Finch sono compagni di scuola per un progetto di geografia. Hai visto personalmente i luoghi non turistici in cui vanno loro due?

R: Effettivamente sono stata in alcuni dei luoghi descritti nel libro ed incredibilmente, perché io credevo che l'Indiana fosse un posto noiosissimo, è stato difficile stilare la lista. Pensavo non si fosse nulla invece questo Stato è un posto pieno di luoghi bizzarri quindi alla fine è stato anche difficile fare una scelta. Ho scelto quelli che per me erano i migliori ed ho tecnicamente lavorato con una mappa su mettevo le classiche puntine anche considerando la questione di Violet che all'inizio non vuole usare la macchina per gli spostamenti quindi ho segnato una serie di luoghi che fossero sufficientemente vicini per essere raggiunti in bicicletta. C'è un solo luogo che Violet e Finch non hanno visitato che non esiste ed è la libreria sul bus. 
D: Cosa vorresti che i lettori comprendessero da questa storia?
R: Io vorrei che persone sentissero e sapessero che ci sono luoghi di luce, luoghi luminosi nonostante tutto, nonostante le difficoltà della vita e che nessuno di noi è realmente solo. I "posti di luce" esistono davvero. A volte sono delle persone, a volte sono oggetti e a volte luoghi fisici ed è molto importante guardarsi attorno anche nelle proprie vicinanze ed è proprio questo il cuore del messaggio.
D: Ti è mai capitato di voler cambiare qualcosa della storia? Magari un finale alternativo?
R: C'era solo un refuso ma è stato corretto e sinceramente dopo aver consegnato il libro non l'ho più letto questo sia perché è ormai una storia che conosco talmente bene che potrei recitarlo, sia perché sono terrorizzata all'idea di trovare qualcosa di cui potrei pentirmi ma non potrei più cambiare.
D: Spesso vengono citati Cesare Pavese e Virginia Woolf, cosa ti ha portato a scegliere proprio loro?
R: Il mio amico, quello che mi metteva sempre nei guai, prima che iniziassi a scrivere questo romanzo mi ha regalato un libro che parlava di autori letterari e le loro lettere di suicidio. Finch è estremamente interessato alla morte infatti scrive un diario  su come sono morte diverse persone. Pavese e la Woolf a mio avviso spiccavano all'interno di questa raccolta di lettere di suicidio, sia per la tragica bellezza di quello che scrivevano, sia per un collegamento molto evidente per me con il personaggio di Finch. Ho voluto integrarli per questo motivo.Quando ho finito il romanzo mi hanno chiesto se leggessi Virgina Woolf e ho dovuto confessare che non mi è mai piaciuta ma che con il tempo ho imparato ad amarla. Grazie a lei Finch e Violet hanno avuto la loro canzone e probabilmente senza di lei non si sarebbero mai avvicinati.
D: Il libro diventerà presto un film. Cosa ti aspetti da questa esperienza? In che modo sei coinvolta nella lavorazione?
R: Sono piuttosto esaltata dal film, prima di tutto perché la protagonista sarà Elle Fanning che avevo preso come riferimento per il personaggio di Violet, inoltre (cosa rara per Hollywood) sia i produttori, gli sceneggiatori e il regista vogliono coinvolgermi nel progetto tanto quanto io voglio essere coinvolta. Sarò una sorta di consulente alla riscrittura della versione cinematografica, anche se sento di non dover controllare il loro lavoro perché sono tutti molto presi dal libro e mi hanno manifestato tutti, compresa l'attrice, che non vogliono cambiare nulla della mia storia. 
D: Il Germ Magazine (teen magazine online) prima o dopo aver scritto il libro? Cosa ti ha spinto a crearlo?R:  Quando nel libro viene proposto a Violet di aprire il Germ magazine, ho pensato che sarebbe stato figo aprirlo veramente. Già da prima che uscisse il libro il Magazine era attivo e la cosa incredibile è che da tre che eravamo nello staff siamo diventati 50. Si tratta di 50 volontari che scrivono da tutto il mondo e questo sito sta crescendo in modo esponenziale. E' un magazine così come lo aveva pensato Violet con una componente di critica letteraria e una di life style, indirizzato soprattutto a persone tra i 14 e i 25 anni. E' un magazine di sostanza, che tratta argomenti importanti anche se in maniera leggera. Adesso non faccio più parte attiva della redazione e questi giovani editor si sono così appassionati al progetto che bocciano addirittura le mie proposte! Sono molto contenta di questo perché vuol dire che sentono loro il progetto. l'obiettivo di questo progetto è che ci sia un luogo dove si possa leggere di questioni impegnative, pesanti, difficili, in maniera luminosa.
D: "Raccontami di un giorno perfetto" ha avuto un ottimo riscontro tra i lettori. Pensi che la lettura, come catarsi dei sentimenti, sia un buon modo per superare le difficoltà?R: Sicuramente sì. La lettura ha un potere catartico. I libri fondamentalmente ci ricordano che non siamo soli e adoro come qualsiasi libri, di qualsiasi tema tratti, possa avere un enorme impatto su chi lo legge. E' anche bellissimo vedere come ognuno di noi si ritrova tra le pagine di un libro e ritrova le persone che ama. Quindi sì, penso che i libri derivano a superare la solitudine.
D: Come la lettura, anche la scrittura ha un potere catartico. Tu quale consiglio senti di dare agli aspiranti scrittori per distinguersi dalla massa?
R: Innanzitutto quando si scrive, che sia un articolo, un romanzo o una poesia, di deve scrivere ciò che sia ha voglia di leggere. Questo è stato il motore che mi ha spinto a scrivere le cose che ho scritto. Un altro consiglio è quello di buttare giù le idee senza paura. Nel momento in cui si scrive qualcosa, infatti, c'è materiale su cui poter lavorare. Importante è anche leggere molto ma in definitiva: scrivi la storia che vorresti leggere. Se infatti scegliessimo un tema comune, ognuno creerebbe una storia completamente diversa. Ci sarebbero tante versione intorno a uno stesso tema e questa unicità è straordinaria.
D: Nelle note del libro hai riportato che non hai mai parlato prima di quanto accaduto nella tua vita e che è stato poi travasato nel libro. E' successo qualcosa che ti ha spinta a parlarne o hai semplicemente avvertito l'esigenza di farlo attraverso la scrittura? E  stato difficile scrivere di emozioni così personali ed intense?R: Ho deciso di scrivere questa storia nell'estate del 2013 nel momento in cui il mio agente di soli 50 anni è morto inaspettatamente. Io stavo scrivendo un romanzo, ero ad un mese dalla conclusione, quindi per me è stato ancora più tragico perché in quel momento per un autore l'agente è tutto quindi ho dovuto nello stesso tempo trovare un altro agente ma anche un altro progetto. Una cosa che continuava a ronzarmi nella testa era l'ultima conversazione che avevo avuto con lui prima che morisse perché mi disse: "la prossima cosa che scrivi deve essere una cosa che non puoi assolutamente evitare di fare, qualcosa che scrivi perché proprio non puoi evitarlo". Io in quel momento, per varie ragioni, ero un po' esaurita ed allora ho cominciato a pensare a questo ragazzo che ho conosciuto. Sia per questa ragione che per onorare le ultime parole del mio agente, ho iniziato a scrivere questo libro. E' stato molto duro scriverlo, non difficile ma duro. Ho pianto tanto nella scrittura, è giusto lasciarsi lo spazio per piangere perché quando si vanno a toccare sentimenti così profondi è senz'altro un punto di contatto con i lettori.
D: Qual è la tua scena preferita?R: E' quella in cui Finch lascia la macchina sul ciglio della strada, inizia a correre come un forsennato, passa di fianco a questo vivaio e trova i fiori per Violet.
D: Anche se questo libro è uno YA, riesce a trasmettere un messaggio diretto a tutti a prescindere dall'età. Pensi che ci sia un limite dettato dal target scelto e pensi che il film, come il libro, riuscirà a trasmettere a tutti, indipendentemente dal target, il suo messaggio?R: Spero proprio di sì, che possa raggiungere tutti ed effettivamente dai riscontri che ho online vedo che ci siano molte persone di 20, 30, 40, 50 anni e di più che sono interessate al libro e lo commentano, e anche la gente che incontro a volte un po' vergognosamente dice " si lo so che è nella categoria YA, però io mi ci sono ritrovato molto oppure ho ritrovato qualcuno che amo" e questo fatto mi commuove profondamente. Nel momento in cui l'ho scritto veramente speravo di raggiungere tante persone ma non mi aspettavo così tante.
D: La mia scena preferita è quella in cui Finch entra e trova Decca che sta tagliando le cose brutte dal libro. Questa scena mi ha davvero molto emozionato. Hai mai voluto farlo per davvero? Anche perché penso che noi tutti cerchiamo nella vita reale di separare le cose brutte da quelle belle, ma la vita è un insieme, esattamente come un libro.R: E' molto vero quello che dici riguardo al buono e cattivo nella vita. Questa è anche una delle mie scene preferite (quasi a pari merito con quella di Finch), quindi mi fa piacere sentirtelo dire. Non l'ho mai fatto realmente. A volte ci sono scene estremamente difficili da scrivere invece in questo caso io sono letteralmente entrata visivamente nella stanza di Decca accompagnando Finch e quasi sotto dettato ho scritto quello che succedeva, non so da dove mi sia arrivato, però sicuramente è vero che come dicevi tu tutti desiderano separare il bene e il male, il buono e il cattivo. Il personaggio di Decca è un personaggio che io ho moltissimo amato, che ho molto amato scrivere e che era molto più presente all'interno del libro ma ho dovuto tagliare delle scene. E' molto difficile prendere delle forbici e tagliare un libro, credo che sia questo il motivo per cui non l'ho mai fatto.
D: Sai suonare uno strumento?R: Ho suonato il piano tanti anni, dalla quarta elementare alla fine delle scuole superiori, ero anche una violoncellista di ultima fila perché non praticavo mai e all'epoca mi era detta "se non si può suonare in una rock band uno strumento, allora chissenefrega studiarlo" anche se ora non la penso più così. Inizialmente anche Violet suonava il violoncello, poi invece rileggendo il libro ho trovato troppe similitudini personali tra me e il personaggio di Violet, allora ho  deciso di sostituirlo con il flauto anche perché, incredibilmente, tutte le ragazze popolari della sua scuola suonavano il flauto.
D: Qual è il tuo libro preferito? Quello che sta sempre lì sul comodino accanto a te?R: Sono moltissimi, per assottigliare la lista cito "Il buio oltre la siepe" e le storie brevi di Flannery O'Connor sono le fra le mie preferite in assoluto, poi c'è un libro che avrei voluto da matti scrivere e di cui sono invidiosissima ed è Blood di Truman Capote e poi che la mia eroina letteraria preferita è Alice nel Paese delle Meraviglie.

Le domande terminano qui. Jennifer ringrazia le sue lettrici ma io credo che chi debba ringraziare siamo noi per aver avuto in dono una storia davvero bellissima. Ora sappiamo che è parte della sua vita e chi lo leggerà avendo consapevolezza di questo ne apprezzerà ancora di più il contenuto.Sara mi ha ringraziata tante volte per averle dato l’opportunità di fare questa esperienza ma sono io che devo ringraziare lei per la disponibilità e la professionalità con cui ha rappresentato Insaziabili Letture e si è approcciata all'intervista. 


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