7 febbraio 2012: non avevo mai visto, a Milano, la darsena completamente ghiacciata!
Ore 18.15: il sessantuno – l’autobus che collega San Babila a Dateo – sferraglia per le vie ipnotizzate del centro ghiacciato.
Ore 18.30: Gabriella Genisi presenta “Giallo ciliegia” presso la libreria Centofiori. “Giallo ciliegia” è il secondo romanzo del commissario Lolita Lobosco.
Sono davvero curioso di incontrarla, perché io, Gabriella, l’ho anche intervistata. Ed è stata proprio una bella intervista! Prendo posto in ultima fila nello spazio della libreria riservato alla presentazione e Gabriella arriva subito. Saluta alcuni amici che già conosce e raggiunge il tavolo. Conduce le danze della presentazione la brava giornalista Raffaella Calandra (di Radio 24), che – si capisce subito dall’entusiasmo con il quale propone le domande – ha gustato la lettura di “Giallo Ciliegia”. E del precedente “La circonferenza delle arance”.
L’attacco della conversazione è tutto sulla scelta del nome operata da Gabriella per il suo personaggio: Lolita è, in sé, una chiara proclamazione d’intenti. Perché il nome evoca immediatamente l’omonimo romanzo-scandalo di Nabokov e la trasposizione cinematografica di Stanley Kubrick. O gli occhiali modello “Lolita” di Moschino.
In realtà, confessa Gabriella, il nome è voluto per accentuare il ruolo di commissario-donna, in un ambiente tipicamente maschile, se si pensa che è soltanto dal 1981 che, in polizia, il gentil sesso può ricoprire “ruoli chiave”. E, in futuro, si spera che altre donne in Puglia occupino ruoli importanti nelle istituzioni (un sindaco donna a Bari?).
Poi il discorso converge sull’ambiente ove opera il commissario Lobosco: la Bari-città-aperta alle donne come è aperta agli scambi, ai traffici e alle contaminazioni culturali. Certamente, si conviene, Bari non è Stoccolma o New York, quanto a mentalità, perché rimane una città con tutti i suoi contrasti e le sue contraddizioni. Ed è proprio questo l’humus nel quale l’affascinante commissario affonda le sue radici e la sua storia personale. E intriga, perché conduce per mano il lettore – oltre che verso la soluzione del caso – anche a scoprire la sua vita personale e i suoi sentimenti.
A questo punto Gabriella cita, per analogia di vedute, la sudamericana Claudia Piñeiro: anche lei, in “Betibù” (ed. Feltrinelli), ha sposato il concetto che “al di là dell’indagine, c’è la vita …” E un’altra coincidenza (questa la rilevo io!): la nuova eroina della Piñeiro é la scrittrice noir Nurit ed é soprannominata Betibú per la sua somiglianza con il personaggio dei fumetti Betty Boop, altra icona sex symbol, opportunamente riprodotta in copertina.
E allora, se non c’è due senza tre, la terza citazione, nell’amabile colloquio tra queste due donne intelligenti e stimolanti, è tutta per … Jessica Rabbit. Della quale Lolì condivide forme sinuose e procacità.
Non crediate tuttavia che il tono della conversazione sia ‘fru fru’. Certo, le battute spiritose non mancano. Ma prevalgono gli spunti di riflessione sociale e culturale.
Come quando Raffaella Calandra cita Falcone: il compianto magistrato riteneva che tra lui e i collaboratori vi dovesse necessariamente essere “il tavolo”, rappresentazione dello stato. “Proprio qui sta la differenza tra un uomo e una donna. Nella donna prevale il lato empatico …”, puntualizza la Genisi.
Poi si torna a parlare del capoluogo pugliese, della sua cittadella, la Bari vecchia che è il contesto omertoso e complicato nel quale si sviluppa la storia di “Giallo ciliegia”: quando due donne oltrepassano il selciato nero che porta fuori dalla cittadella, per rivolgersi al commissario Lolita e chiedere il suo aiuto … scoprendo che Lolita parla lo stesso codice della gente ed è pronta a bypassare le rigide procedure delle indagini pur di pervenire al risultato, interpretando con questo atteggiamento informale la sintesi tra lo spirito levantino e quello napoletano, dei quali il bel commissario è espressione. Sempre a cavallo tra commedia e tragedia. Nei sapori della ricca cucina (a proposito, il pubblico si è mangiato con lo sguardo il dolce di cioccolato, cucinato da Lolita in persona, che Gabriella ha gentilmente offerto alla sua ospite!) e tra i colori della frutta che abbonda nel nostro bel meridione.
E il discorso ritorna lì: alla Bari città-scandalo dei sexy-gate e delle escort, la Bari edonista che ama il luccichio esteriore, la città che vive la second life dei figli dell’imprenditoria tradizionale e dei figli dei malavitosi incarcerati, la Bari violenta che dall’inizio del nuovo anno vanta il triste primato statistico di “un omicidio ogni cinque giorni”, la Bari che registra episodi di cronaca estrema come il terribile caso della bimba-cane o l’incredibile fine della bambina di sette mesi lasciata morire di fame ...
E’ giunto il tempo, nei botta e risposta tra intervistatrice e scrittrice, di qualche anticipazione sul terzo romanzo di Lolita, che tratterà dell’infanticidio commesso da un padre separato (e il ricordo, triste coincidenza, va al bambino gettato nel Tevere, pochi giorni fa, dal suo stesso genitore). Segue qualche anticipazione sulla serie televisiva che verrà interpretata dalla talentuosa Micaela Ramazzotti: e il pubblico chiede come mai la scelta sia caduta su questa attrice, che non ha le misure di Lolita, e non – per esempio - su Bianca Guaccero, avvenente pugliese che non avrebbe neppure dovuto appropriarsi con lo studio della cadenza barese. Infine, Gabriella svela le intersezioni narrative con altri personaggi letterari (dopo Montalbano & c., nel quarto episodio è atteso l’incontro tra Lolita e l’avvocato Guerrieri di Carofiglio!), che ormai sono un classico nei romanzi della Genisi.
La presentazione volge al termine, le domande del pubblico sono più che altro simpatiche battute e attestazioni di stima. Mi avvicino al tavolo e strappo a Gabriella il suo autografo. E una dedica, che lei affettuosamente appone sui suoi romanzi d’esordio, a ...
… Bruno Elpis