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Presentazione di «Laicità dei “non laici”» di Salvatore Agueci UNA LETTURA CULTURALMENTE CORRETTA DELL’ESSERE LAICO

Creato il 26 marzo 2011 da Agueci

Il libro di Agueci sulla laicità dei non laici rappresenta un’occasione di riflessione importante anche per i laici che si sentono laici, appartenendo a quella cultura laico-liberale che trova le sue radici nel Risorgimento e nel conte di Cavour, che con il suo «libera Chiesa in libero Stato» ha espresso il concetto di separatismo tra Stato e Chiesa che è alla base di un equilibrio, rispetto a ogni fede religiosa.

La laicità dei liberali è quindi rispetto di ogni fede ed è molto distante dal laicismo massonico, anticlericale, miscredente che vede nella Religione una sorta di superstizione, che va considerata come un qualcosa di pre-illuminista, legata all’oscurantismo del passato.

Il laicismo è spesso intollerante e incapace di stabilire un dialogo.

Già Norberto Bobbio teneva a distinguere la laicità dal laicismo, vista come l’esatto opposto poiché miscredente e irridente del fattore religioso.

Alessandro Passerin d’Etrèves, e prima di lui Francesco Ruffini, ha parlato di libertà religiosa, come prima tra le libertà, una libertà religiosa che il laicismo massonico e post risorgimentale non hanno garantito.

Il libro di Agueci, che rivela una lunga riflessione su questi temi, rivendica il valore della laicità anche in rapporto all’evento davvero epocale del Concilio Vaticano II che oggi viene spesso dimenticato.

Il libro riguarda il compito dei laici nella chiesa che potrebbe sembrare lontano dal discorso sui laici, così come l’ho impostato, e se si riduce la laicità sul terreno politico essa appare lontana, ma se si vede in termini culturali, il discorso cambia radicalmente.

Un uomo come Arturo Carlo Jemolo, grande studioso dei rapporti tra Stato e Chiesa, è riuscito a essere laico nel senso dei rapporti tra Stato e Chiesa e credente di profondo rigore.

Ma prima di lui Alessandro Manzoni ha testimoniato la laicità liberale alla maniera di Cavour con una profonda convinzione religiosa nella quale il presunto giansenismo è un aspetto che rafforza il rigore della sua fede, mai esibita e imposta, ma vissuta con grande coerenza tra i dolori della vita.

Negli Stati Uniti, terra per definizione della libertà religiosa, come acutamente aveva colto Tocqueville, un presidente cattolico come Kennedy, ha dimostrato come si possa unire insieme fede religiosa e fedeltà alla Costituzione senza contraddirsi.

Il capitolo su laicità e diritti umani, che promana da una visione convinta dell’amore cristiano, non è incompatibile, ma anzi è il tratto di unione tra i laici-non laici e i laici-laici: i diritti umani e il loro rispetto li accomunano profondamente ed è merito dell’autore del libro, in una sintesi che rivela l’uomo di studio che ha a lungo riflettuto su questi temi e sa senza perdere di vista la concretezza dei problemi, avere evidenziato i tratti che accomunano rispetto a quelli che dividono.

Questo è compito dei cristiani, ma è anche compito dei laici, non laicisti, che non tendono mai a irrigidire le posizioni per trovare motivi di scontro, ma ritengono di dover superare il clima degli anatemi, e giungere alla discussione serena senza pregiudizi.

Lo stesso Pontefice attuale ha scritto che, mentre il dialogo interreligioso è cosa impossibile e risulta essere una finzione, il dialogo interculturale è possibile ed è proficuo.

In nome della cultura, intesa come un che di non dogmatico, ma come un qualcosa che rappresenti in positivo un terreno d’incontro tra persone di diverso orientamento in buona fede, è possibile discutere insieme.

Le differenze d’idee sono una chiarezza che fa crescere la cultura e noi stessi.

Oggi siamo avvolti in un clima d’intolleranza, di scontro brutale su temi dilanianti la coscienza, usati come clave per randellare l’avversario.

Va ripresa la via della tolleranza, anzi la via del rispetto di tutte le opinioni ed anche del rispetto della memoria storica.

Senza il rispetto non è possibile progredire per nessuno, di là delle fedi e delle convinzioni.

Il libro che si presenta oggi è un contributo importante a deporre le armi della polemica, a riscoprire la vera interpretazione cristiana fondata sull’amore che è un grado più alto del semplice rispetto laico per le opinioni degli altri.

È un libro che dovrebbero leggere certi cattolici integralisti, certe guardie svizzere che solo apparentemente sono credenti ma, in effetti, vogliono servirsi della religione per i loro scopi.

Ma dovrebbero leggerlo soprattutto i laicisti che disprezzano le religioni e insteriliscono le loro battaglie, restando ancorati a un tardo positivismo che non ha più ragion d’essere.

Il vecchio richiamo crociano «Perché non possiamo non dirci cristiani» deve valere più che mai oggi.

E ciò implica una scelta di cultura e di civiltà, senza cedere di un millimetro da certe posizioni di fondo. Anzi, chi non comprende il valore del Cristianesimo rischia proprio di perdere di vista i valori della vera libertà e della stessa dignità dell’uomo, come la storia ci dimostra.

Trapani 24/03/2011

PIER FERDINANDO QUAGLIENI

Presidente del Centro “M. Pannunzio” di Torino,

Direttore scientifico della Scuola di Alta formazione storica


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