Trama:
Isabèlle è in pericolo: i soldati dell’Imperatore la stanno cercando per portarla da lui. Morta. Solo grazie all’aiuto di un ragazzo, conosciuto la sera prima in un locale, riuscirà a scappare. Da subito proverà qualcosa di inconfondibile. L’amore. Dimostrandosi una ragazza ribelle scapperà con lui in una delle vie di Parigi, rasa quasi del tutto al suolo. I due si nasconderanno in una vecchia chiesa. Lì sia Isabèlle che il ragazzo, si confideranno i loro più oscuri segreti: Lei avrebbe dovuto sposarsi l’anno prima con il figlio dell’Imperatore, un ragazzo bellissimo che lei amava; ma probabilmente qualcuno era geloso del loro amore e così uccise il ragazzo dando la colpa a lei. Ed è per questo che è ricercata. Lui invece è cercato per il motivo inverso a quello della ragazza, deve sposarsi con una nobile. I due vivranno momenti di amore e odio in questo capitolo perché Isabèlle è una che crede nel matrimonio e nell’importanza della donna, che ormai sta diminuendo sempre più; mentre lui è un maschilista nato. Ma ogni cosa che appartiene all’Impero poi alla fine torna a Vienna, Isabèlle e Stefan appartengono all’Imperatore e lui li rivuole presso la sua corte… ed anche urgentemente.Ecco uno stralcio del romanzo:Il vagone traballava ad ogni metro che percorreva. Io e Stefan eravamo seduti l’uno di fronte all’altra, mentre Costance era di fianco a me. Si sistemava il vestito che era riuscita a rubare al mercato. Io invece indossavo un dono di Stefan, un bellissimo abito di pizzo nero senza spalline. Ogni volta che lo guardavo, lui mi sorrideva e mimava un bacio. Non riuscivo a capire cosa volesse dire, forse con quel bacio si era dichiarato op-pure stava solo scherzando. Lo guardai di nuovo perdendomi nei particolari del suo travestimento. Gli oc-chi castani erano diventati di un azzurro intenso grazie a delle lenti, e una cicatrice gli ricopriva metà fronte. Le Guardie non ci avevano ancora raggiunti per identificarci, e se non fosse stato per uno degli abitanti della tendo-poli ora non avremmo le tessere di riconoscimento, false. «Mi raccomando ora le Guardie avranno in mano dei tablet con i ritratti dei ricercati. Dovremmo riuscire a passare in osservato. Almeno lo spero.» Costance era meno agitata di me. Le mani mi tremavano e sudavano, improvvisamente mi ritrovai le cosce, e l’abito, zuppi. Poi le Guardie arrivarono. «Le tessere di riconoscimento grazie!» gli porgemmo le carte che automaticamente passarono sotto il lettore, che emise un leggero bip. Poi le Guardie passarono oltre. Ce l’abbiamo fatta. Sospirai e vidi che anche Stefan e Costance, che all’apparenza erano calmi e sicuri, si erano rasserenati. Una Guardia era rimasta indietro e in mano aveva una scheda di un ricercato. La mia! E, mentre mi passò davanti si soffermò sulla mia mano destra. E controllò sul display. Me ne ero completamente dimenticata, la nostra rovina, ero come sempre un fardello per quella coppia. Sono una sciocca. Mi ero dimenticata del mio neo sulla mano destra a forma di cuore. E la Guardia se ne era accorta. Stefan aveva capito tutto, mentre Costance rimaneva immobile sotto lo sguardo della Guardia. «Isabèlle Dupont! Isabèlle Dupont è su questo treno!» mi puntò un dito contro. Stefan cercò di ribattere ma si trovo a terra qualche secondo dopo. Costance era rimasta immobile e stava sudando. Io nel frattempo mi stavo sciogliendo sotto gli sguardi curiosi delle persone che volevano conoscere il volto della Ve-dova Assassina, il nomignolo che mi avevano affibbiato. «Prendetela!» disse alle Guardie. «Eh tu piccola e sporca assassina te la vedrai con l’Imperatore.» si rivolse a me. Piansi tutte le lacrime che riuscivo a non controllare, come dovevo sembrare debole, ma spietata, agli occhi della gente. Costance prese l’elsa della spada della Guardia, che appena se ne accorse riuscì a riprendere il controllo della sua arma, conficcandola nel dolce viso della bambina. No!Stefan riaprì gli occhi, e si maledì per averlo fatto: il leggero e puro viso di Costance ora era occupato da litri di sangue e la lama, conficcata nella fronte, ne era zuppa. «Al palazzo imperiale!» Questo significava solo una cosa, avrei rivisto Vienna e l’Imperatore.