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Presentazioni nuove: Post n°2

Creato il 11 dicembre 2011 da Tiba84
Giovedì 1 dicembre, c'è stata la presentazione, a Bologna, di una nuova rivista di filosofia: Post.
Presentazioni nuove: Post n°2Il volume è interessante per gli studiosi, perché affronta il difficile tema del rapporto tra letteratura e filosofia in modo trasversale e puntuale. Inoltre è una rivista diversa: è costruita e pensata da giovani studenti, con l'intento di svecchiare l'università e di avvicinare i saperi delle biblioteche alla società civile.
Nella presentazione ho sottolineato il processo di gestazione del secondo numero, nato da un progetto postato nel forum da Filippo Ceccherini, a cui alcuni giovani studiosi hanno risposto inviando alcune proposte di articoli. La nascita del numero è significativa perché ogni proposta non è solamente valutata da un gruppo di esperti del settore, come avviene per le riviste universitarie, ma è discussa assieme, e la discussione non esclude a priori ma è un confronto costruttivo; nel forum, infatti, si dà spazio a quel fermento intellettuale che è già presente nelle università, ma che là non ha modo di potersi esprimere, chiuso dalla crisi e da un sistema che non è limpido nei propri meccanismi.
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La novità della rivista è doppiamente importante: da un lato perché offre la possibilità a giovani studenti di mettersi in gioco e discutere tra amici di proposte, di idee, di progetti concreti, dall'altro li costringe a mettere in azione i propri pensieri al di fuori dell'ambiente universitario, perché non si discute di una tesi con un team di esperti, ma con giovani di tutti i tipi e studi, aperti ad un pubblico che si vuole eterogeneo. È un modo per uscire dal ristretto circolo universitario (che a volte è un piccolissimo nucleo chiuso che si contrappone a tanti altri nuclei unicellulari all'interno della stessa università) e discutere con gli altri.
Io ritengo che quest'aspetto sia particolarmente importante [la filosofia e gli altri], perché ci costringe, in quanto studenti di filosofia o umanisti in generale, ad uscire dai luoghi chiusi di un sapere raffinato ma arroccatosi nelle biblioteche per spenderci nel confronto con gli altri, cogliendo l'aspetto nuovo e interessante delle nostre ricerche da offrire alla società. Ci costringe a saper dialogare con gli altri, anche con i "non-esperti", a saper ricevere le loro obiezioni, le loro contro-proposte, a saper ordinare le nostre ragioni al meglio per convincerli. In un dialogo che possa essere realmente costruttivo, che oggi in Italia nessuno tenta più, ma che può realmente liberarci.
Il lavoro di costruzione della rivista non si limita alla discussione delle proposte di articoli, ma continua anche dopo la stesura di questi con uno spazio di obiezioni e risposte che vengono pubblicate in appendice agli articoli, a mostrare una discussione ricca e feconda. Inoltre inserisce l'atto del pensare all'interno di una comunità, dando un rilievo sociale alla filosofia e alla rivista. Noi crediamo che l'attività intellettuale sia unitaria e che si suddivida in distinzioni disciplinari che non sono, però, delle separazioni totali. Accorgersi di questo, viverlo sperimentandone la ricchezza è utile non solo all'università, ma anche alla società di cui facciamo parte, perché mostra l'unità delle nostre diversità e ci fa comprendere come mettendo assieme i nostri saperi, quello umanistico accanto a quello ingegneristico, le diversità possono coordinarsi al meglio e in modo utile.
Ne parlo anche nell'articolo pubblicato sul numero in questione. Interessatomi al pensiero di Descartes ho indagato quali intersezioni ci siano tra letteratura e filosofia in un pensatore che, agli albori del moderno, esclude alcune discipline dal novero delle scienze. Personalmente credo che vi sia una interrelazione molto forte, il filosofo del metodo ci offre una teoria della letteratura e ci mostra la connessione tra scienza e letteratura, perché il Metodo si può impiegare in ogni ambito umano. E, rovesciando le letterature filosofiche, le critiche che ne hanno fatto un pensatore esclusivamente matematico (pensate al M. Teste di P. Valery) e che non hanno compreso l'intersezione fondamentale che si dà all'inizio della modernità tra discipline connesse tra loro in quanto oggetti di un unico soggetto, visto dall'angolo visuale di un Descartes che si staglia alla fondazione della modernità, mi pare evidente come questa si legittimi nell'unione coerente tra letteratura e filosofia, tra discipline umanistiche e discipline scientifiche.
Il non aver compreso questo, ci ha portato ad un tradimento della modernità e alla rovina delle nostre scienze, delle nostre università, oltre che delle nostre società. All'esclusione dei diversi saperi e delle alterità.

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