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Presidente Mattarella, si fidi: azzerando l’evasione le tasse non sarebbero più basse

Creato il 04 gennaio 2016 da Capiredavverolacrisi @Capiredavvero

 Ci è cascato anche il Presidente della Repubblica: secondo il capo dello Stato estirpando la piaga del sommerso il Paese tornerà a crescere. Ma i dati su lotta all’evasione e pressione fiscale dicono esattamente il contrario

“Ad ostacolare la crescita è l’evasione. Secondo Confindustria l’evasione fiscale contributiva nel 2015 ammonta a 122 miliardi: 7,5 punti di Pil. Lo stesso studio calcola che dimezzando evasione si guadagnerebbero oltre trecentomila posti di lavoro. Gli evasori danneggiano la comunità nazionale e i cittadini onesti. Le tasse sarebbero decisamente più basse se tutti le pagassero.”

Con queste parole il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto, nel messaggio di fine anno , affrontare la questione dell’evasione fiscale. Parole che asseverano uno dei più consolidati luoghi comuni in materia: quello secondo cui tutti gli evasori sarebbero dei ladri e per cui riducendo il tasso di evasione calerebbe automaticamente anche il prelievo fiscale.

Rincresce criticare il Capo dello Stato già al primo dei messaggi per Capodanno, ma il passaggio sull’evasione lascia scoraggiati anche i più speranzosi. Ai sensi dell’articolo 87 della Carta Costituzionale , il Presidente della Repubblica rappresenta l’unità della Nazione – non dello Stato: sorprende quindi che Mattarella si limiti ad attaccare chi evade le tasse senza citare minimamente le pretese assurde di un Fisco esoso che è espressione, tra l’altro, di uno Stato spesso debitore nei confronti dei cittadini e promotore di bizantinismi legislativi e burocratici.

L’argomentazione sottesa alle parole di Mattarella, evidentemente, non è economica ma etica. Se tutti facessero il proprio dovere, intendeva dire il Capo dello Stato, le cose andrebbero meglio. Peccato che abbia detto tutt’altro, azzardando peraltro teorie economiche che sono finite sotto attacco da più punti.

Responsabile della mancata crescita del Paese, scrive Carlo Lottieri sul Giornale, non è solo e non è tanto l’evasione fiscale ma anzi l’ipertassazione di chi produce ricchezza e se la vede portare via dallo Stato. “Alcuni decenni fa – spiega Lottieri – quando il peso del fisco era ben inferiore, Milton Friedman rilevò che le condizioni dell’economia italiana sarebbero assai peggiori se tutti avessero pagato il dovuto e, di conseguenza, se il ceto politico-burocratico avesse sottratto ancora più risorse a famiglie e imprese.”

In un Paese in cui la spesa pubblica è fuori controllo, la difesa d’ufficio dello Stato nasconde una visione utopistica – la stessa che peraltro è implicita nello studio della Confindustria. Il giorno successivo al discorso di Mattarella, il vicepresidente degli industriali Andrea Bolla ammetteva che i calcoli su un eventuale incremento del Pil sono stati effettuati sulla base dell’ipotesi – tutta da verificare – “che tutto il nero recuperato diventi minor prelievo fiscale”.

Quante possibilità ci sono che questa ipotesi si realizzi i lettori possono facilmente immaginarlo. Se non vi riescono, possiamo provare ad aiutarli con alcuni dati.

La predica del “se tutti pagassero tutte le tasse, tutti pagheremmo meno” non è un’esclusiva di Mattarella: la aveva già utilizzata a scopi propagandistici anche Matteo Renzi. Ebbene, già nei mesi scorsi gli osservatori più attenti avevano fatto notare al presidente del Consiglio che negli ultimi anni, a fronte di un aumento delle entrate derivanti dal contrasto all’evasione (qui linkato il Rapporto sulla realizzazione delle strategie di contrasto all’evasione fiscale del Mef) il tasso della pressione fiscale continua a crescere, mostrando poca o nessuna correlazione con la percentuale di evasione.

Se nel 2006, quando è stato inaugurato il sistema di misurazione basato sugli incassi, erano stati riscossi 4,3 miliardi di euro, nel 2013 si poteva contare su un’evasione recuperata di 13,1. La domanda è quindi spontanea, scriveva già a settembre Federico Cartelli su Qelsi: dove sono finiti tutti quei soldi? Nel taglio della spesa pubblica, che sarebbe l’unica misura efficace per ridurre la pressione fiscale, non di certo, come Capire davvero la crisi vi ha già dimostrato. Nel frattempo, il taglio delle tasse (si veda quello in programma per la prima casa nella Legge di Stabilità 2016) viene fatto a deficit.

Troppo spesso, infatti, la classe politica italiana (anche se non sarebbe giusto attribuire questa responsabilità a Mattarella in persona, che è anzitutto uomo di legge) preferisce gonfiare a dismisura la spesa pubblica pur di estendere la base del consenso, sia pure a spesa delle generazioni future che vengono oberate dal peso del debito.

Questo non toglie, naturalmente, che l’evasione fiscale – come anche il preoccupante deficit di etica pubblica – costituisca un problema serio che merita ogni attenzione. Tuttavia, in quel messaggio di fine anno così conciso, gli italiani alle cui “speranze e preoccupazioni” il Presidente della Repubblica ha detto di volersi rivolgere, si sarebbero aspettati di sentire, da parte di Mattarella, anche una parola sui doveri e sugli impegni che quello Stato di cui è capo troppo spesso non riesce – o non vuole – mantenere.

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