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Toro in B, parco giocatori in via di costruzione, una delusione da smaltire: sembra il 2005, alba dell’era Cairo, e invece oggi comincia la sesta stagione sotto la sua gestione. Riparte un’altra volta da zero, presidente?
«Abbiamo fatto cose buone e altre meno, ma non sono stati anni inutili».
Due anni di fila in serie B, se non è zero questo...
«Ma ripartiamo dagli ultimi sei mesi di campionato: la scelta di Petrachi, prima al fianco di Foschi e poi in assoluta autonomia, la capacità di prendere certi giocatori. Decisioni, non condivise da tutti, che ho preso io e che hanno permesso al Toro di vincere il girone di ritorno. Lo dico a chi mi contesta».
Ma la realtà resta la serie B.
«Un rigore su Bianchi negato, il gol annullato ad Arma: vi ricordate come è andato lo spareggio col Brescia».
«Cairo vattene»: volantini in città e sul web. Oggi lei non sarà al raduno: c’è un nesso?
«Non c’ero nemmeno gli anni scorsi. Poi senta, io sono una persona responsabile e voglio andare avanti per il bene del Toro. Guardatevi intorno, il mercato è fermo e non solo per noi, non ho i 7,5 milioni di paracadute dalla retrocessione: l’economia mondiale è in crisi, il calcio non fa eccezione».
In 5 anni ha detto tutto e il contrario di tutto. Ha fatto strage di allenatori e ds, impossibile trovare un equilibrio?
«Ho compiuto molti errori, è vero. Pozzo, patron dell’Udinese, mi ha detto che all’inizio era come me. “Ma tu hai fatto più in fretta a capire gli sbagli”, ha aggiunto».
E che cosa avrebbe capito?
«D’ora in poi gestirò il Toro come negli ultimi sei mesi. Basta comprare giocatori per compiacere la piazza, non mi interessa che il Toro sia pronto oggi, voglio che lo sia per il 31 di agosto. E che sia quello pensato e voluto da Lerda e Petrachi».
Con Bianchi e Ogbonna?
«Vorrei tenere Bianchi, lui mi ha detto che vuole restare. Bianchi rimarrà».
E Ogbonna?
«Vediamo come si evolve il mercato»
Con un’offerta di 8-10 milioni Ogbonna se ne andrà, vero?
«Vedremo».
Il Toro ignora il mercato estero. Invece di dare 500 mila euro all’anno a Pratali fino al 2012, non sarebbe stato meglio copiare il Palermo e organizzare una rete di osservatori?
«Ma quanto ci ha impiegato Zamparini?».
Ma lei quanto tempo ha perso?
«Con Antonelli e Pederzoli pensavo di aver risolto il problema. Non è andata così. Ora è arrivato Matteo Lauriola, ha fatto molto bene al Manfredonia. Sarà lui a organizzare il lavoro».
«La maggior parte dei tifosi sta con me» ha detto. Però le due curve la contestano, a Superga non l’hanno voluta, ora i volantini: proprio sicuro di essere così amato?
«Questi tifosi mi presentino chi vuole il Toro. Ci ho rimesso 15 milioni l’anno scorso, una follia. I miei figli dovrebbero interdirmi per questo».
Non sarà facile convivere?
«Io faccio il presidente, loro i tifosi. Ma in agosto nessuno si è mai lamentato delle precedenti campagne acquisti. Vennero in 5 mila per Recoba...».
Paura della contestazione?
«No, rispetto tutti. Farò da parafulmine come Mourinho, prenderò io i lazzi pur di proteggere la squadra».
Vuole ancora cedere il Toro?
«Una società non può stare sempre in vendita. Ora devo dare solidità alla squadra».
Lerda: perché le piace?
«Mi parla di gioco. Di come la squadra starà in campo. Gli altri non lo facevano? Basta con il passato».
La tessera del tifoso è contestata, cosa farà il Toro?
«Nemmeno a me piace, ma è una legge dello Stato».
Tessera, mancata promozione: teme l’emorragia di abbonati?
«Vedremo. A giorni lanceremo la nuova campagna: tariffe ridotte di oltre il 10%, prezzi speciali per under 16 e per le donne in tutti i settori».
Questione Filadelfia: le ipoteche stanno scomparendo, ora la palla passa al Comune e a lei. Disposto sempre a investire 3,5 milioni come promise?
«Mai fatto cifre. Ma vorrei vederlo rinascere sotto la mia gestione».
Sembra che continui a non interessarle più di tanto. Se invece il Toro smuovesse le acque...
«Non c’è mai stato un anno tranquillo in cui poter pensare al Filadelfia».
Ha incontrato Cota e Chiamparino, l’anno prossimo a Torino ci saranno le elezioni. Lei ce li vuol mettere i soldi o no?
«Darò il mio contributo, ma sarebbe ora che qualche imprenditore torinese, e non mi sembra che manchino, desse qualche segnale».
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