Di Consiglia Grande. Le presidenziali 2014, in Brasile, sono contese tra l’attuale capo di Stato e di governo, la laburista Dilma Rousseff, e Marina Silva, ex ministro dell’esecutivo che affiancava la presidenza di Lula. La data è fissata al 5 ottobre, in cui verrà rinnovato anche il congresso, il Parlamento bicamerale, i governatori e le 26 legislature della suddetta Repubblica Federale.
Il Brasile è governato dal partito Laburista da ben 12 anni, nato a seguito delle varie rivolte contro la dittatura militare, che aveva schiacciato il paese dalla metà degli anni sessanta fino alla seconda metà degli ottanta. E questa notorietà è dovuta all’opera di Lula De Silva, l’esponente maggiore del partito Laburista e della storia democratica del Brasile, protagonista diretto del boom economico in quegli anni di mandato. La sua opera ha favorito l’ascesa al potere di Dilma Rousseff, attuale presidente, che ha conseguito una vittoria schiacciante alle elezioni del 2010, ma per la quale la possibilità di rielezione continuano a diventare più blande. La candidata avversaria è Marina Silva, preposta al Partito socialista brasiliano, che nonostante la contrapposizione al partito laburista, ne condivide dei tratti ideologici. Costei, d’altronde, ha affiancato Lula De Silva, all’esecutivo in qualità di Ministro dell’Ambiente, dal 2003 al 2009, occupandosi prima dell’Energia e poi guidando il Gabinetto del Governo.
Eppure la carriera di Marina Silva non è sempre stata tutte e rose e fiori: il suo spirito estremamente ambientalista la portò nel 2008 ad abbandonare il Partito del lavoro, a causa di alcuni scontri sul futuro dell’Amazzonia, avuti in prima persona con lo stesso presidente Lula. Nel 2009, aderì al Verdi, concorrendo alle presidenziali dell’anno successivo. Nel 2010 ottenne circa il 20 % dei consensi. E la sua candidatura attuale in realtà è frutto di una tragedia: il candidato originario dei socialisti era l’ex governatore del Pernanbuco Eduardo Campos, morto il 13 agosto in seguito ad un incidente aereo, durante un viaggio effettuato in vista della campagna elettorale. Prima del misfatto, aveva indicato Maria Silvia come vicepresidente e così fu quest’ultima a sostituirlo. Da quel momento, i consensi demoscopici sono pressoché aumentati. Eppure sorprese sul conto della suddetta non mancano: innanzitutto desta meraviglia la sua adesione ai cristiani pentecostali, la seconda religione per fedeli in Brasile. Inoltre si definisce contro l’aborto e i matrimoni gay (sebbene quest’ultimo rientri tra i punti attuativi del programma del suo partito).
Ma tornando alla candidata, attualmente presidente in carica, Dilma Rouseff, notiamo che la strada, ripetendo quanto sopra esposto, è stata parzialmente spianata dall’operato di Lula. Al momento della sua elezione, nel 2010, il Pil aveva registrato una crescita del 7, 5 %, un dato mai più toccato negli anni seguenti. Anzi, il Paese è arrivato a toccare una forte recessione. Eppure, la situazione di maggior disagio, è arrivata lo scorso anno, in vista della Confederation Cup, motivo di successive manifestazioni e scontri costati la vita a una decina di persone. Questo a causa dello spreco di denaro per i tornei Fifa: venivano richiesti lo stop agli aumenti nel trasporto pubblico, la destinazione di maggiori fondi per istruzione e altre spese sociali. La presidente accolse parte delle richieste, ma ne è derivata una svalutazione del Real Brasiliano, nel corso degli ultimi diciotto mesi.
E così svalutandosi la moneta, è aumentata l’inflazione, attualmente stabile al 6 %. Dilma ha proposto una politica di controllo dei prezzi, chiedendo alla Banca Centrale di intervenire sui mercati. Marina Silva gioca una carta apposta: vuole rendere indipendente la Banca Centrale, posizione apprezzata dai mercati, ma non condivisa da Dilma, che l’ha accusata di voler aiutare più gli istituti di credito che i poveri. Eppure stando ai sondaggi, Marina ha battuto di molto Dilma. Dilma ha reagito allo smacco, sostenendo che l’avversaria ha intenzione di abolire un sistema di sussidi che copre il 26 % della popolazione brasiliara, la Bolsa Familia.
Non ci resta che aspettare il ballottaggio del 26 ottobre.
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