© 2014 weast productions
C'è una cosa che può salvarti la vita: il giubbotto blindato. E c'è un parola che non significa più nulla, in molte parti del mondo, se non una condanna a morte: Press. Stampa. In Medio Oriente, ma non soltanto: perché non fanno notizia i giornalisti morti ammazzati in America Latina. O altrove. Metti l'Ucraina. La Russia. Se ti scrivi addosso Press è come se pronunciassi un invito a farti schiacciare: sei un insetto che dà fastidio.Vogliamo dare fastidio. Fino in fondo. A tutti. Ai macellai e ai potenti. A chi ammazza i giornalisti mettendo l'assassinio su internet, a chi gli mette il bavaglio, a chi li ascolta, li sorveglia, a chi li spia, a chi non sta zitto/a un momento perché è alla ufficiale ricerca di riflettori blindati e sicuri, basta che ci sia un obiettivo e un microfono a portata di mano, che con la mano se lo agguanta e via che vado, è mio è mio, ma che bello questo albergo di lusso dove sto da dio e si mangia che nemmeno a casa. E non rischio un emerito nulla. Se soltanto non fosse per quei ragazzini un po' tanto sporchi nei campi profughi, che ti si incollano alle mani, e che purtroppo sono parte di questa (indispensabile all'autopromozione) sceneggiata in mondovisione. Che noia. Vogliamo dare fastidio a chi, aspetta un attimo e vedrai come va a finire, sta per passare dalla parte di qualcuno che con i macellai ci ha fatto affari. E continua a farceli. Non è per tirarsela, ma se c'è una forma di resistenza, di resistenza vera, oggi è nella parola Press. STAMPA. Non quella che si è fatta di valium e tira avanti tastando con le mani e senza registrarla la piega che prende la realtà. Che prende la vita. Press è una parola che uno si porta addosso come un tatuaggio, in giro per il mondo, libero. Indipendente fino in fondo. Anche quando muore. Press è resistenza. Resistenza vera. Facciamo anche il suo nome: Press.