“Prestiti scaduti” è il titolo di un giallo del greco Petros Markaris che come giallo vale molto poco.
Vale molto, invece, a presentare gli effetti della crisi sulla società greca di qualche anno fa (figuriamoci quale è l'effetto oggi).
Ne riporto un brano che a mio avviso descrive la vera colpa delle banche, non certo il signoraggio o altro, il passaggio dal dare prestiti che il cliente è in grado di restituire a prestiti che il cliente non sarà mai in grado di restituire, mentre sarà in grado di pagare interessi per sempre o di restituire il prestito con un interesse esorbitante, ben al di là del pattuito (una casa per poche migliaia di euro).
“Ascolta, signor commissario, tutti quelli che come me si sono dopati per vincere delle medaglie e per emergere sugli altri hanno pagato questo onore molto caro. Io ho pagato con la salute, gli altri tre, che hai conosciuto, con il disastro economico. Tutti abbiamo pagato, e ce lo siamo meritato. Era giusto. Ma le banche a noi greci che cosa hanno fatto se non doparci? Dalle carte di credito che ti mandano per posta senza averle richieste, ai mutui ipotecari, ai prestiti al consumo, ai prestiti per le vacanze e per i matrimoni che vengono concessi a tutti, fino agli hedge founds e alle scommesse sulla bancarotta di una nazione straniera che non ha fatto niente di male. Tutto questo che cos'è se non doping? …......
Se noi abbiamo pagato con la rovina nello sport, le vittime delle banche hanno pagato con la rovina delle loro finanze. Hanno perso le case, non sono riusciti a ripagare i debiti. Chi però ha fornito il doping, le banche, non solo non ha pagato, ma è stato premiato. Le banche hanno ricevuto miliardi da parte dei governi per continuare così. E' giusto che io che mi sono dopato paghi e quelli che hanno dopato la società vengano premiati con i soldi tuoi, con i miei? Tutte queste vittime inconsapevoli credevano a quello che dicevano i loro governi: che le banche non erano più delle tigri, ma erano diventate vegetariane.”
E questo è quello che accade nella realtà: da un articolo di Valentin Katasonov relativo all'Islanda (qui l'articolo completo http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=12541)
“...Il settore bancario divenne
nel giro di poco tempo il nucleo economico del paese. Iniziò a
divenir parte del sistema finanziario speculativo internazionale
attraendo investimenti dall’estero (essenzialmente di privati
cittadini inglesi, olandesi e tedeschi) grazie agli alti tassi di
interesse.
Il continuo ingresso di capitali esteri alimentò
una velocissima crescita creando l’illusione di un “miracolo
economico”. Si pensi che nel 2003 il settore bancario valeva il
200% del PIL e giunse al 900% nel 2007. La momentanea ricchezza
finanziaria, finché non giunse la crisi, permise effettivamente a
tutta la popolazione (320.000 abitanti) di godere di un diffuso
benessere. Si pensi che in quel periodo l’Islanda si presentava
come un paese occidentale estremamente ricco; nel 2007 le Nazioni
Unite la incoronavano come prima nazione al mondo per qualità di
vita e nelle aule universitarie i professori tenevano conferenze sul
“miracolo economico” islandese… “
ed il commento di un lettore:
“La morale della favola è di una semplicità disarmante: i capitali provenienti dall'estero sono come la mela offerta dal viscido serpente ad Eva. Il frutto della libera circolazione dei capitali è avvelenato, e la vittima è la collettività incauta che ha spalancato le porte a questa tentazione, godendone iniziali quanto fugaci vantaggi, presto trasformatisi in un incubo debitorio collettivo.”
di Storno