Prevenzione del suicidio: sfide e azioni da considerare

Creato il 05 gennaio 2012 da Raffaelebarone

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Prevenire il suicidio è una delle sfide del Piano d’Azione di Helsinki per la promozione della salute mentale nei Paesi dell’Unione Europea.

La tendenza al suicidio aumenta in proporzione all’aumentare della classe di età. Il fenomeno esiste però anche fra gli “under 14”, il trend per questa fascia d’età è in ascesa. Tra le principali cause si rilevano: la malattia psichica, presente in circa metà dei casi, motivi affettivi, motivi economici e malattie fisiche. Il rischio riguarda più spesso i maschi, con un rapporto di 3 a 1. Le donne fanno più tentativi, gli uomini ci riescono decisamente più spesso.  Eppure il suicidio fra i giovani non è mai “un fulmine al ciel sereno”, ma l’ultimo anello di una catena di disagio costruita anno dopo anno. Ciò significa che il disagio si può e si deve intercettare “prima”. Purtroppo i contesti sanitari dedicati al disagio mentale, in cui si trovano i professionisti esperti per fornire sostegno ed aiuto, sono spesso culturalmente stigmatizzati ed organizzativamente impreparati all’accoglienza ed alla gestione delle crisi, soprattutto in età adolescenziale. Attualmente nell’U.E. circa 58.000 cittadini muoiono ogni anno per suicidio, una cifra superiore al numero annuo di morti causate da incidenti stradali, omicidi o HIV/AIDS

In numerosi paesi le persone sono esposte a cambiamenti sociali dannosi e stressanti, che interferiscono con la coesione sociale, la sicurezza e l’occupazione e possono portare a un aumento dell’ansia e della depressione, dell’abuso di alcool e di altre sostanze, della violenza e dei comportamenti suicidari. I fattori sociali all’origine dei problemi di salute mentale sono numerosi e possono andare da motivi di sofferenza personale a questioni che hanno incidenza su un’intera comunità o società. Tali problemi possono essere provocati o aggravati in numerosi ambiti, tra i quali quello domestico, scolastico, lavorativo o istituzionale. Particolarmente esposti a questo rischio sono i gruppi emarginati o vulnerabili, come i rifugiati e gli immigrati, i disoccupati, le persone in prigione o ex-detenute, chi ha orientamenti sessuali differenti, disabilità fisiche o sensoriali e coloro che già hanno sofferto di problemi di salute mentale. In particolare è la depressione che va particolarmente segnalata  in quanto un paziente con depressione recidivante su sette si suicida. Il 70% dei suicidi è di origine depressiva. Il 70% dei pazienti che commettono suicidio si rivolge al medico nei sei mesi che precedono il suicidio. Fino al 15% dei pazienti gravemente depressi alla fine si suiciderà. I tentativi di suicidio sono circa 10 ogni 100 depressi per anno. Per tali motivi una adeguata cura della depressione rappresenta una importante forma di prevenzione del suicidio.

Azioni da considerare

-Aumentare la consapevolezza riguardo alla prevalenza, ai sintomi e alla curabilità di stress patologico, ansia, depressione e schizofrenia.

- Rivolgersi ai gruppi a rischio, offrendo programmi di prevenzione per la depressione, l’ansia, lo stress patologico, il suicidio e altre problematiche a rischio, sviluppati sulla base delle loro esigenze specifiche e attenti all’ambiente sociale e alla cultura di appartenenza.

- Creare gruppi di auto-aiuto, linee telefoniche e siti web finalizzati a ridurre i suicidi e mirati in particolare ai gruppi ad alto rischio.

- Attuare politiche che possano ridurre la disponibilità di mezzi con i quali commettere suicidio.

-Introdurre procedure ordinarie di valutazione della salute mentale delle neo-mamme, messe in atto dagli ostetrici e dal personale sanitario in visita domiciliare, e attivare interventi dove necessario.

- Fornire alle famiglie a rischio interventi educativi domiciliari, per aiutare attivamente a

migliorare le capacità genitoriali, i comportamenti sani e l’interazione tra genitori e figli.

- Stabilire, in partenariato con altri ministeri, programmi educativi basati su evidenze scientifiche che affrontino temi quali suicidio, depressione, abuso di alcool e di altre sostanze, destinati ai giovani nelle scuole e nelle università, e coinvolgere nella realizzazione delle campagne informative personalità note individuabili come “modelli”, nonché giovani.

- Sostenere la realizzazione di programmi di sviluppo locali nelle aree ad alto rischio e

responsabilizzare le agenzie non governative, soprattutto quelle che rappresentano gruppi emarginati.

- Garantire sostegno professionale e servizi adeguati alle persone coinvolte in situazioni di grave crisi e violenza, incluse le guerre, i disastri naturali e gli attacchi terroristici, al fine di prevenire disturbi post-traumatici da stress.

-Aumentare la consapevolezza del personale impiegato nell’assistenza sanitaria e nei settori correlati circa le proprie attitudini ed i propri pregiudizi nei confronti del il suicidio e dei problemi di salute mentale.

- Monitorare la salute mentale correlata al lavoro mediante lo sviluppo di indicatori e strumenti appropriati.

- Sviluppare le capacità di protezione e promozione della salute mentale nei i luoghi di lavoro, mediante la valutazione dei rischi e la gestione dello stress e dei fattori psicosociali, la formazione del personale e l’aumento della consapevolezza.

- Coinvolgere le principali agenzie con responsabilità in settori quali occupazione, alloggio ed educazione nell’elaborazione e nell’offerta di programmi di prevenzione. L

È necessario far comprendere alla popolazione generale e ai professionisti, attraverso azioni di informazione generale e formazione specialistica, che la sofferenza che porta al suicidio può essere intercettata, oltre che nei contesti familiari, anche nei contesti sanitari di base, dove si recano con frequenza i futuri autori, ma anche, e soprattutto nei casi di età adolescenziale, nei contesti scolastici. Particolare attenzione va poi riservata alla prevenzione nei contesti penitenziari.

La formazione e la sensibilizzazione è volta a sviluppare capacità di fornire il necessario sostegno ed il primo aiuto su questo tema e deve fondarsi sia sull’individuazione dei fattori di rischio e dei segnali predittivi, sia sulle competenze relazionali necessarie a fornire sollievo e comprensione alla sofferenza, che su strategie di analisi e risoluzione dei problemi e del disagio che porta al suicidio.

La formazione ha l’obiettivo di costruire reti di collaborazione tra gli operatori dei servizi di salute mentale e gli operatori dei contesti socio-sanitari ed educativi di base al fine di attivare interventi di sostegno e risoluzione del disagio a rischio suicidio, attraverso la realizzazione di servizi in grado di non attendere che sia l‘utente a recarsi presso uno stigmatizzante “sportello” pubblico, ma al contrario di fare in modo che siano gli operatori specializzati a recarsi nel contesto di vita dell’utente e, in integrazione con le risorse comunitarie, avviare la presa in carico del caso.

Infine particolare attenzione formativa andrebbe indirizzata agli insegnanti delle scuole medie inferiori e superiori e ai medici di base al fine di poter intercettare i primi segnali di richieste di aiuto che spesso passano inosservati.


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