Che tempo che fa è da sempre l’appuntamento del fine settimana d’inverno. Specie la domenica, al ritorno dall’aperitivo o dopo una pigra giornata casalinga, io e l’Amoremio ci piazziamo in pole position davanti alla tv, attenti e pronti come un bambini di seconda elementare a cui spiegano per la prima volta le tabelline.
E’ bello, un appuntamento a cui non so rinunciare. Semmai registro.
E’ che mi piace avere sempre una cosa da scoprire, un mondo da esplorare, storie ed idee da ascoltare.
Con attenzione, non mentre si fa altro, per poi discuterne quando c’è la pubblicità.
E così ho conosciuto personaggi importanti ed interessantissimi di cui ignoravo l’esistenza, come Zygmunt Bauman o Stéphane Hessel, ascoltato suonare Ramin Bahrami e Daniel Baremboim , apprezzato l’analisi intelligente di un quadro con il prof. Flavio Caroli. Ma ho anche visto la politica e l’economia con Marchionne, con Tony Blair, la Marcegaglia (grande, grande donna!) e molti altri.
E ancora ho sentito parlare politici, promuovere film, chiacchierato di libri, visto passare premi Nobel e mille altre emozioni.
Oltre alla Luciana, mitica, che non ha bisogno di parole aggiuntive.
Che tempo che fa finisce. Finisce la stagione e va in vacanza, dopo più di 165 ospiti e 65 puntate.
Finisce e non si sa se torna, o se tornerà in ambiti diversi.
Perché nonostante il successo clamoroso di share e di pubblico è una trasmissione che non piace.
Nonostante gli ospiti facciano a gare per andare a farsi intervistare da Fabio Fazio, la trasmissione non piace.
Nonostante (o forse proprio per questo) non sia una trasmissione urlata, sguaiata e vuota, non piace.
No.
Non piace alla dirigenza RAI, schiava del potere quanto un Minzolini qualunque.
Non piace alla politica che comanda per le domande non sempre omologhe (ma nemmeno iconoclaste, eh) di Fazio.
Non piace nemmeno ad una certa sinistra, che definisce la trasmissione borghesuccia, populista (come la sorella minore tanto vituperata Vieni via con me che però ha raggiunto ascolti da capogiro) e finto intellettualoide; una trasmissione che si compiace di sé e con la puzza sotto il naso.
Non piace perché costa ed allora è meglio dar miliardi ad un uomo vero di spettacolo come Vittorio Sgarbi. Uno che fa i numeri, sì.
Ieri sera Fabio Fazio in chiusura ha annunciato quest’incertezza. La promessa fatta dalla RAI di un rinnovo di tre anni con annesso raddoppio il lunedì e come back di Vieni via con me alla grande. Ecco, sei mesi fa. Poi nulla. E quindi? Quindi niente, forse aspettavano il risultato di oggi pomeriggio.
Oppure no.
E La7 spera di accaparrarsi la trasmissione,e farebbe bene.
E vabbè, alla più puttana ci rivedremo su La7, caro Fazio. Sarà il male di cambiare qualche piccola abitudine.
Solo che mi viene spontanea una domanda, che tra l’altro mi fa salire l’acido.
Ma il canone, noi, che lo paghiamo a fare?