«The Economist» negli ultimi mesi del 2012 ha cambiato la propria politica di pricing per quanto riguarda gli abbonamenti alla rivista per il mercato statunitense offrendo la versione cartacea e quella digitale senza distinzione allo stesso prezzo di 127$ [96,1€] e proponendo il bundle, il pacchetto carta + digitale a 160$ [121,1€].
Al convegno “Digital Media Strategies” che si è tenuto in questi giorni a Londra tra i vari relatori è intervenuto anche Nick Blunden, responsabile di tutta l’area digital del settimanale anglosassone che ha parlato proprio delle strategie di prezzo e dei risultati ottenuti.
Secondo quanto riportato il 75% dei nuovi abbonamenti dopo il cambio di prezzo comprende la versione cartacea della rivista con un 25% di sottoscrizioni alla sola versione cartacea, che comunque dà accesso anche all’edizione online, e ben il 50% di abbonamenti sono per il pacchetto carta + digitale nonostante questo costi il 25% in più come sopra riportato. Solo il restante 25% va alla versione esclusivamente digitale.
In un momento in cui la tensione per il recupero dei ricavi è alle stelle «The Economist» riesce ad alzare i prezzi e dunque di riflesso, come giustamente viene evidenziato, a garantirsi una migliore marginalità a conferma della relativa inelasticità della domanda per l’informazione di qualità.
E’ anche la conferma di come in un ambiente, in un ecosistema dell’informazione sempre più multipiattaforma la carta continui a giocare un ruolo essenziale.