di Burr Steer
con Sam Riley, Lily James, Charles Dance
Usa, 2016
genere, romantico, drammatico, horror
durata,
Quasi fosse un estensione di quel modo di guardare al cinema che appartiene al nuovo lavoro di Burr Steer l'analisi di Pride + Prejudice + Zombie ( al secolo PPZ) il recensore gradirebbe non poco di poter indire un referendum sul modo più appropriato di classificare un film come quello che abbiamo appena visto. Perché, assecondando quel gusto postmoderno che almeno al cinema non mostra di voler diminuire e che ha fatto della commistione culturale e dell'accumulazione visiva e sensoriale il suo cavallo di battaglia, il film di Steer riesce nell'impresa di mettere insieme la letteratura di Jane Austen e le creature di George Romero, riscrivendo la storia dell'ottocento inglese alla luce di un fantomatico morbo che ha trasformato in Zombie parte della sua popolazione, a cui si oppongono con pugnace coraggio un esercito di valorosi tra cui -sorprendentemente - ritroviamo i personaggi di Orgoglio e Pregiudizio, modificati di quel tanto che serve per immaginarli in grado di difendersi dagli attacchi dei non morti. In questo modo, accanto al galateo e alle buone maniere che già erano in dote alle sorelle Bennet e al colonnello Darcy PPZ aggiunge dei talenti tutti nuovi che riguardano la conoscenza delle arti marziali e l'uso delle armi in cui le ragazze e soprattutto Elisabeth eccelgono.
Così riassunta, la trovata potrebbe suonare improponibile e invece è proprio la capacità di inserire le novità di cui abbiamo detto senza modificare lo spirito della fonte primaria ha fare la differenza, considerando che è l'alchimia tra il fascino ombroso e un po' maledetto di Sam Riley ( Control) e la bisbetica bellezza di Lily James (Cinderella) a fare da collante a una commistione di generi in grado di raggiungere un pubblico quantomai trasversale. Senza dimenticare che la regia di Steer, pur supportando il paradosso di un gineceo femminile più propenso alla guerra che all'arte del ricamo si mantiene fedele alla tradizione di un cinema che potremmo definire classico, con long take e riprese dal vivo in grado di assicurare quell'alone vintage che ancora oggi rende oltremodo attuale una scrittrice come la Austen.