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Priest (di Scott Stewart, 2011)

Creato il 17 ottobre 2013 da Frank_romantico @Combinazione_C
Priest (di Scott Stewart, 2011)
Ieri, per mia grande sfortuna, mi sono impelagato nella visione di uno dei film più insulsi che abbia mai guardato. Perché è proprio questo che è Priest: un film insulso. Qualcuno potrebbe chiedersi: perché l'hai guardato tutto, allora? I commenti e le recensioni in giro per la rete sono tutt'altro che lusinghieri, in fondo. Ma la verità è che, quando si tratta di vampiri, io non posso farne a meno. Magari passerà molto tempo dall'uscita, nell'attesa di un passaggio televisivo, ma se si tratta di vampiri io ci sono. E poi, se non avessi visto questo secondo lungometraggio del mediocre Scott Stewart, non avrei potuto scrivere queste recensione.
Ivan Isaacs è un leggendario prete soldato distintosi nell'ultima Guerra dei Vampiri. Vive in una città ultra-fortificata in cui è la chiesa a comandare. Quando sua nipote viene rapita da un gruppo di vampiri, il Prete inizia una caccia per ritrovare. Lo accompagnano uno sceriffo della terra di nessuno e una ex sacerdotessa guerriera.
Priest (di Scott Stewart, 2011)
Priest è un film d'azione con venature horror. Per modo di dire, perché l'orrore (e il sangue) è ridotto all'osso. Sì, ci sono i vampiri, esseri mostruosi che nulla hanno a che fare con l'immaginario comune. E questo potrebbe essere un punto di forza del film. Parto col dire che non ho mai letto il fumetto da cui è tratto. Priest è la trasposizione cinematografica dell'omonimo manhwa (fumetto coreano) di Hyung Min Woo. A quanto pare è una libera trasposizione, approvata dallo stesso autore, con vampiri al posto di angeli caduti e un'ambientazione da far west. Tra citazioni che rasentano il plagio, Scott Stewart racconta un mondo distopico dominato dalla chiesa, stretto tra mura streampunk che, cominciato il film, lascia il posto a un deserto digitalizzato freddo come il ghiaccio. 
Il problema è che Priest vuole essere un film d'azione ma risulta noioso, ripetitivo e senza spessore. I dialoghi sono ridicoli, i personaggi monodimensionali, la fotografia (di Don Burgess) che ricorda mille altri film post apocalittici e che, ormai, sembra non aver più nulla da dire. E poi ci sono i rallenty, continui e fastidiosissimi rallenty in ognuna delle scene d'azione. Anche la recitazione si attesta su livelli veramente mediocri, nonostante la presenza di attori del calibro di Christopher PlummerPaul Bettany. Ma sì sa: la potenza è nulla senza controllo e qui sembra che la direzione degli attori sia stata lasciata al caso. Funziona bene la onnipresente CGI, non so come funzioni il treddì ma probabilmente non avrebbe aggiunto nulla di più ad un film che fallisce nel suo scopo principale: quello di intrattenere. Resta solo una violenza edulcorata e la sensazione che il tutto sia stato concepito come prequel di un film ben più valido che, forse, non vedremo mai.
Priest (di Scott Stewart, 2011)


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