Magazine Cinema

Prigione di donne

Da Paultemplar

Prigione di donne

Ingresso alle celle di un carcere femminile.
Martine, una studentessa francese, guarda attonita la fila di celle che la circonda e rivive i momenti che hanno preceduto il suo arrivo e la sua detenzione nel carcere.
La giovane, una studentessa giunta a Roma per motivi di studio, gironzola con una sua amica tra le rovine della città eterna ed entra in una grotta dove ci sono dei giovani che stanno utilizzando droga.
L’arrivo della polizia fa si che uno di essi infili delle bustine di stupefacenti nella tasca del vestito di martine, che nel frattempo viene fermata, arrestata e tradotta in questura.

Martine Brochard interpreta Martine

Nonostante proclami la sua innocenza, la giovane viene portata in carcere, dove inizia la sua odissea.
Viene infatti sottoposta ad un’umilante ispezione corporale e spedita in una cella in compagnia di detenute per vari reati.
Qui Martine fa conoscenza con Susanna, una prostituta che è anche la più violenta della cella, leader del gruppo di detenute, con Gianna che è una “mammana” ovvero una persona che pratica aborti clandestini, con Grazia, una detenuta politicizzata.

La doccia delle detenute

Le condizioni di vita delle detenute sono disumane; angariate dalle superiori e da suore che hanno poca pena sia delle anime sia dei corpi delle stesse detenute, le donne diventano molto più ciniche e disumane proprio in virtù del trattamento che subiscono.
Le stesse alla fine attuano una serie di  vendette nei confronti delle secondine e delle superiori; adulterano il cibo, denudano una delle suore più giovani umiliandola e costringendola a girare completamente nuda e via dicendo.
Susanna promuove una rivolta per ottenere un miglioramento delle condizioni di vita, ma la rivolta tessa finisce nel sangue; sarà Grazia a pagare quando, inseguita dai poliziotti che nel frattempo hanno sedato a manganellate la rivolta, deciderà di suicidarsi pur di non tornare in cella.
Martine, ancora una volta innocente in quanto ha tentato in tutti i modi di frenare la rivolta, viene inviata con Susanna, Gianna ed altre in un carcere di massima sicurezza, dal quale però uscirà quasi subito essendo stata riconosciuta la sua estraneità alla vicenda originale che l’ha portata in carcere, ovvero la detenzione della droga.
E’ una donnamolto più matura quella che lascia il penitenziario e sale su un traghetto, guardando con pietà il carcere nel quale ci sono ancora le sue compagne di sventura.

Prigione di donneLa terribile madre superiora

Prigione di donne è un WIP, women in prison, un genere cinematografico che ebbe un certo successo ambientato sempre all’inetrno di carceri e penitenziari femminili; si distingue dagli altri numerosi cloni per una certa sobrietà sia nello stile del racconto sia per la quasi totale assenza di una delle componenti che caratterizzarono molti film del filone, ovvero le immancabili sequenze saffiche tra detenute.
La componente erotica è limitata ad un paio di scene peraltro molto caste, come la sfida lanciata da Susanna che inscena una finta masturbazione a tutto vantaggio di una guardia di custodia e a qualche immancabile scena di docce comuni.

L’ispezione corporale

Il film ha anche l’ambizione di denunciare il trattamento subito dalle detenute nelle carceri, e quà fallisce un pò l’obiettivo per eccesso di zelo.
Brunello Rondi, regista molto controverso, autore di film smaccatamente erotici come I prosseneti e Velluto nero, ma anche di film di discreta fattura come Ingrid sulla strada, è troppo smanioso di conferire alla sua pellicola una patente di credibilità e mette troppa carne al fuoco.

Prigione di donneLo strip improvvisato da una delle detenute

Il film così assume a tratti caoticità mescolata ad una denuncia forte ma anche esagerata delle condizioni di vita delle detenute; le secondine, le suore, il personale del carcere, il commissario, l’avvocato finiscono per essere caratterizzati in senso negativo e ciò nuoce alla credibilità del film stesso.
La scena del sicidio di Grazia, con tanto di tv pronta a sciacallare sull’evento con una diretta in cui il cronista altro non aspetta che la morte della ragazza per fare audience è molto forzata, così come esagerata è la recitazione della pur brava (e bellissima) Marilu Tolo che interpreta Susanna.

L’oltraggio alla giovane suora, l’attrice Cristine Galbò

L’attrice romana dà un tono di isterismo al suo personaggio francamente irritante; molto più posata Martine Brochard che interpreta la svagata Martine, colpevole solo di essersi trovata nel posto sbagliato nel momento sbagliato.
Le altre attrici, fra le quali segnalo Cristine Galbò che interpreta la giovane suora, Erna Schurer che interpreta l’equivoca Gianna e Katia Christine, che da corpo al personaggio tragico di Grazia fanno il loro dovere con professionalità.

Prigione di donne

Prigione di donneLa sequenza della morte di Grazia, l’attrice Katia Christine

Competano il cast Corrado Gaipa, il magistrato, Luciana Turina qui nelle vesti di una suora, Maria Pia Conte che interpreta l’amica di Martine che si guarda bene dall’intervenire al momento dell’arresto della stessa e Andrea Scotti, l’antipaticissimo poliziotto che interroga Martine facendo pistolotti abbastanza surreali sui francesi e sugli studenti che potrebbero stare a casa loro senza importunare la gente per bene.
Un film di buona fattura quindi, ben sceneggiato e ben diretto, con momenti abbastanza felici mescolati ad esagerazioni sceniche, che però non inficiano sulla buona riuscita del film, che in fondo è abbastanza interessante e coinvolgente.
Prigione di donne, un film di Brunello Rondi. Con Marilù Tolo, Martine Brochard, Erna Shurer, Andrea Scotti, Erna Schurer, Lorenzo Piani, Corrado Gaipa, Aliza Adar, Katia Christine, Luciana Turina, Christine Galbo
Drammatico, durata 90 min. – Italia 1974.

Prigione di donne

Aliza Adar

Prigione di donneMarilu Tolo

Prigione di donne

Prigione di donne

Prigione di donne

Prigione di donne

Prigione di donne

Martine Brochard   Martine Fresienne
Marilù Tolo   …    Susanna
Erna Schürer   …    Gianna
Katia Christine   …    Grazia
Cristina Galbó   …    La giovane suora
Isabelle De Valvert   …    Isabelle
Aliza Adar   …    La detenuta di colore
Luciana Turina   …    Suora
Maria Cumani Quasimodo- Suor Ursula, la madre superiora
Maria Pia Conte   …    L’amica di Martine
Felicita Fanny   …    Una detenuta
Corrado Gaipa   …    Magistrato
Giovanna Mainardi…   Secondina
Anna Melita   …    Una hippie
Lorenzo Piani   …    L’hippy tossico
Jill Pratt   …    La madre di Martine

 

Prigione di donne

Regia: Brunello Rondi
Sceneggiatura: Brunello Rondi, Leila Buongiorno, Aldo Semeraro
Prodotto da: Pino De Martino
Musiche: Alberto Verrecchia
Film Editing : Giulio Berruti
Costumi: Oscar Capponi

 

Le recensioni appartengono al sito www.davinotti.com

TUTTI I DIRITTI RISERVATI

Prigione di donne

Uno dei primi e più riusciti (causa professionalità del regista e degli interpreti) Women in Prison di stampo italiano. Incentrato sulle vicende della nuova introdotta all’interno d’un carcere femminile, che devo sopportare ogni tipo di vessazione, a cominciare dalle ispezioni intime (decisamente forti nella versione integrale). Il tema predominante (ovvero il sesso) è esplorato in maniera distorta, come già era accaduto in un altro dramma, sempre siglato da Rondi (Valeria Dentro e Fuori, 1972). Sicuramente un titolo di punta nel genere…

Nobile assunto, ma film indeciso (fra denuncia civile e concessione all’erotismo, fra recitazione composta – la Brochard – e quella eccesivamente sguaiata – la Tolo, eccetera). Calcare troppo sugli aspetti di denuncia (penso alla figura della Cumani Quasimodo), rischia di cadere nel grottesco, nel non credibile, e quindi nel non far arrivare a bersaglio la denuncia. Gineceo favoloso: oltre alle citate, la Schurer, la Christine (sì! La vittima designata) e la Galbó (sì! Gli orrori del Liceo).

Avvalendosi della consulenza alla sceneggiatura del criminologo Semerari, Rondi getta un’occhiata polemica contro il sistema carcerario e mediatico, ma nello stesso tempo cede ai richiami del wip puro – nudi, ispezioni corporali, secondine sadiche, docce, masturbazioni, lesbismo, rivolte – per il quale dispone di una nutrita manovalanza femminile, ben caratterizzata nel fisico e nell’animo: innocente e sensibile la Brochard, burina romantica la Tolo, ribelle la Christine, vezzosa la Schurer; al di là delle sbarre, una ieratica Cumani e una fragile Galbò. Acconce musiche di Verrecchia.

Women in prison di quelli teoricamente a mezza strada tra le nobili intenzioni e le concessioni al pubblico. In realtà il lato sociale è piuttosto debole, con le solite accuse al sistema che opprime le donne eccetera; ed anche a livello exploitation il film non mi ha convinto più di tanto. Certo si tratta di un film vitale, forse persino troppo con queste donne che non fanno altro che fare caciara appena possono; ma nel complesso l’ho trovato deludente

Film su donne in prigione che per la prima volta anzichè puntare unicamente su sesso e violenza dà spazio anche a una – ridicola – denuncia sociale. Certe scene sono talmente esagerate da far ridere, vedi quando Christine chiama e chiede di parlare col presidente della repubblica (sic!) o la rivolta fatta da donne spogliate a forza. Mediocre, considerando anche il livello delle altre pellicole italiane (e estere) su questo (per fortuna oggi tramontato) sottogenere.

Di forte impatto emotivo, ma non travolgente come altri film dello stesso regista, forse anche perché la protagonista sembra un pesce fuor d’acqua e la si apprezza più che altro per la sua caparbietà a difendersi e a credere in una giustizia. Vincono la Tolo, con le sue espressioni sprezzanti e sarcastiche, i visi truccati della Schurer e la meraviglia strabiliante della Christine… Sembra che Rondi l’abbia fatto apposta a far torturare la più bella…



Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Magazines