Da dove viene questa strana pratica, la pretesa di rinchiudere per correggere.
Tra il XVI e il XIX secolo l’unanime protesta da parte di uomini di legge, parlamentari, legislatori e teorici di diritto oltre ovviamente al popolo, fa si che sia abbandonata la pratica del supplizzio.
Le pene devono essere moderate e proporzionate ai delitti e che la pena di morte non sia pronunciata che contro i colpevoli di assassinio e questo il nuovo pensiero di intendere la pena promulgato in gran parte dell’Europa in quel periodo.
E’ nel XVII secolo che si strutturano i primi istituti penali. La prigione è luogo di tutto un insieme di procedure per controllare, misurare, addestrare gli individui per renderli docili e utili nello stesso tempo.
Tutto il sistema per assoggettare i corpi per dominare le molteplicità umane e manipolare le loro forze, ma il vero motore di questo sistema è il voler creare una società disciplinare, da cui nel bene e nel male dipendiamo ancora oggi.
La prigione, quale funzione di discipline e di sorveglianze, ciò non vuol dire che non può essere modificata, migliorata, nè che è una volta per tutte, indispensabile a un tipo di società come la nostra.
Siamo ora molto lontani dal paese dei supplizi, disseminato di ruote, di patiboli, di forche, di pali; ma siamo anche lontani dall’esatta applicazione dell’articolo 27 della Costituzione Italiana “la pena non può consistere in trattamenti contrari al senso di umanità”.
Una soluzione per un miglioramento dell’attuale situazione carceraria italiana potrebbe essere quella di non aver paura di introdurre i cittadini nelle comunità di colpevoli e di concedergli di ritornare gradualmente nella comunità umana, con obblighi non venatori, ma educativi e costruttivi.
Tutta la comunità dovrebbe partecipare a questo lavoro di bonifica incominciando a recuperare certi valori indispensabili per prevenire e arginare la delinquenza, perchè non tutti i cattivi hanno avuto la capacità di scegliere da che parte stare.
Dostoevskij scriveva: il livello di civiltà di un paese si misura osservando le condizioni delle sue carceri.
Meditate gente meditate…..
Giuseppe Gremo e Carmelo LaRosa