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“Prima che cali il silenzio” di Laura Scanu: l’assurdità e la disumanità della pedofilia

Creato il 01 settembre 2014 da Alessiamocci

“Quanto tempo ho trascorso così? Non so, non riesco a quantificarlo; ci sono periodi della mia vita che sembrano profondi e bui da non avere tempo, né odore né sorrisi. Tanto estranei a te da sembrare interminabili e nello stesso tempo  vuoti e dolorosi. Poi, è arrivata Paola”.

“Prima che cali il silenzio” di Laura Scanu: l’assurdità e la disumanità della pedofiliaScrivere sul tema della pedofilia non è così semplice e neppure così usuale. Gli scrittori in genere temono la trattazione di determinate tematiche che se non ben analizzate possono portare a testi banali e ripetitivi.

Proprio per questo motivo il tentativo di Laura Scanu con il suo “Prima che cali il silenzio” (Laura Capone Editore, 2012) può essere definito coraggioso e ben riuscito.

Il protagonista della vicenda è un marito e un padre all’apparenza molto premuroso ed innamorato delle sue donne. Ma spesso l’apparenza inganna e con lo scorrere delle pagine ci si rende conto che la sua mente è popolata da terribili mostri che lo portano ad avere attenzioni morbose nei confronti delle ragazzine.

È un tarlo che non riesce a comandare, una pulsione più forte di qualsiasi volontà, è un drago pronto a sputare fuoco senza sosta nonostante i sensi di colpa che di tanto in tanto fanno capolino nella sua mente.

A rendere particolare la narrazione vi è il fatto che questa rappresenti il punto di vista del pedofilo, è un entrare nella sua mente, tra i suoi pensieri e le sue ossessioni. Ed in questo modo il lettore ha la possibilità di immedesimarsi nel protagonista, di ragionare come lui e prima di giudicarlo ci si ritrova a tentare di comprendere cosa lo abbia portato a determinati comportamenti.

Chi può essere definito la vittima di questa storia? Le ragazzine perseguitate, la moglie, la figlia o forse il pedofilo stesso? Difficile dare “Prima che cali il silenzio” di Laura Scanu: l’assurdità e la disumanità della pedofiliauna risposta, ma tutti questi pensieri insieme s’insinuano alla fine della lettura del libro.

Con l’utilizzo della figura del drago ci si inoltra in un mondo oscuro fatto di paure e arcane simbologie. E tramite questa figura mitologica ci rendiamo conto di come in ognuno di noi alberghi un terrificante drago che non sempre siamo in grado di contrastare.

Il drago è forte e non riesci a combatterlo, ti prende e ti porta via…

Tra i protagonisti della storia vi sono poi le giovani vittime incastrate da quel silenzio che troppo spesso avvolge fatti di questo genere.

Un romanzo breve ricco però di riflessioni, più o meno implicite, che lasciano ampio spazio, così come merita un argomento di tale peso, alla mente del lettore.

Written by Rebecca Mais

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