Quando nel 1488 l'esploratore portoghese Dias raggiunse l'estremità del continente africano, ne battezzò la meta, il punto estremo, con il nome di Capo di buona speranza, ma c'era davvero poco di romantico in quella speranza, perché la speranza era quella di avere un punto di partenza per le indie, per il commercio e la ricchezza, insomma il solito dio denaro, nient'altro. E di romantico non c'è traccia in nessuno degli avvenimenti che si son susseguiti. la storia dovrebbe essere già nota, sembra un copione già letto mille volte, quello che cambia è la destinazione, il campo di battaglia, ma i personaggi son sempre gli stessi: europei assetati di risorse e ricchezze che invadono terre nuove, noncuranti delle popolazioni native, che vengono governate, schiavizzare, spesso sterminate. Dalla colonizzazione olandese del 1600, a quella inglese del 1800 per il controllo di oro e diamanti, cambia soltanto la mano del potere, del più forte. Dal 1833 finalmente gli inglesi decidono di abolire la schiavitù imposta ai locali, ma niente di lontanamente vicino a pace ed uguaglianza di diritti: creano leggi e politiche di segregazione razziale (quelle che poi diverranno con gli anni le antenate dell'apartheid) contro i locali che ovviamente speravano e volevano un'indipendenza, loro, i nativi, padroni di casa per natura, costretti a lottare contro gli europei usurpatori. Niente di nuovo, purtroppo.
Nel 1910 nasce l'Unione del Sud Africa, ma la segregazione razziale non scompare anzi diviene legale, soltanto il 7% del paese è destinato ai nativi, alle persone di pelle nera, e le istituzioni creano addirittura classi di stratificazioni sociali per bianchi, meticci, neri, con diritti e restrizioni differenti a seconda della classe. E anche se nel 1931 si raggiunge l'indipendenza dagli inglese, son sempre i bianchi d'origini europee a dominare, raggiungendo nel 1948 il potere con il partito nazionalista, intensificando le leggi razziali, sottoscrivendo di fatto la supremazia della minoranza bianca sulla maggioranza nera: l'apartheid. Ovviamente i bianchi godevano di standard di vita più alti, dall'educazione alla sanità, dalle zone residenziali alle aspettative di vita, tanto da avere referendum solo per bianchi.
Finalmente l'opinione internazionale inizia a sollevare i primi dubbi su quello che sta accadendo, alcune nazioni occidentali iniziano a boicottare commerci ed attività con il Sud Africa, mentre internamente la minoranza bianca è costretta a scontrarsi con soppressioni, scioperi, manifestazioni, proteste e sabotaggi ed è in questo periodo (1962) che uno dei maggiori attivisti, Nelson Mandela, viene catturato e condannato alla prigione a vita, da cui uscirà soltanto 27 anni dopo. E solo nel 1990, storia recentissima, il governo inizia a cambiare eliminando le leggi razziali, fino alle prime elezioni multirazziali del 1994 e tutto si avvia ad essere un paese normale, se non un paese da ricostruire, tra sviluppo, disoccupazione (oggi più alta del mondo), corruzione, povertà e criminalità.
Ecco, non sono riuscito ad essere meno sintetico, ma quando la telecamera inquadrerà quella gente sorridere, cantare, suonare la propria vuvuzela, proprio prima del calcio d'inizio, sarà sicuramente una grande festa, per un paese che ha saputo rinascere, lottando, e che diventa protagonista per 3 settimane. Però poco prima del calcio d'inizio, ci saranno tante altre facce che la telecamera preferirà ignorare, se appena fuori dallo stadio c'è chi vive con appena 2 dollari al giorno, e che da qui a un mese torna ad avere la propria città meno affollata ed addobbata. Poco prima del calcio d'inizio basterebbe pensare a quest'ennesima storia di soprusi e violenze, senza pretendere niente di trascendentale o falsa morale, soltanto un pensiero agli eventi passati; la storia di questo paese non influenzerà sicuramente il nostro tifo, ma forse può aiutare a vedere in modo diverso il presente, magari migliorare il futuro, senza magie ma soltanto un po più di coscienza. E buon mondiale a tutti.
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