Prima del referendum sulle “riforme costituzionali” (chiamiamole così), che dovrebbe tenersi nell’ottobre del prossimo anno, sarebbe interessante fare un sondaggio e chiedere agli italiani se loro credono davvero che in caso di esito referendario sfavorevole Renzi si farebbe da parte.
Riportiamo con precisione le parole del Premier così le analizziamo con assoluta obiettività. Renzi ha detto: “È del tutto evidente che se perdo il referendum costituzionale, considero fallita la mia esperienza in politica”.
Qualcuno ha tradotto queste parole con “Se bocciano le riforme … vado a casa” io ho utilizzato un’espressione analoga soltanto un po’ più colorita “mi levo dalle … scatole”, ma la maggior parte dei media non si sono sbilanciati riproponendo proprio il termine pronunciato da Renzi, ossia “fallimento”.
Ma “fallimento” cosa vuol dire? Potrebbe significare …
… soltanto una grande delusione, ma il Governo va avanti? Oppure …
… fine del Governo e si va a votare, ma con Renzi sempre leader del Centrosinistra? O ancora …
… Renzi si ritira dalla politica?
Perché se il “fallimento” è soltanto una grande delusione, ma l’attuale Governo va avanti, nonostante una sconfitta referendaria che fallimento è? Sembrerebbe più un fregarsene dell’opinione degli italiani!
Se invece il “fallimento” implica la caduta del Governo, ma Renzi rimane in campo è chiaro che lui attribuirebbe totalmente la sconfitta referendaria al Nuovo Centro Destra di Alfano, ergendosi per tutta la campagna elettorale come l’unico vero antagonista dello schieramento opposto.
Ma un fallimento non ammette repliche, e dovrebbe significare la definitiva conclusione dell’esperienza politica di Renzi, quindi ci chiediamo: “perché Renzi ha usato quel termine?”
Purtroppo riteniamo che “quel termine” non sia stato detto per caso, ma sia stato attentamente studiato, proprio perché sembra “risolutivo”, ma solo all’apparenza, può infatti anche essere interpretato in maniera meno drastica e più ampia.
Anche perché normalmente un uomo politico, esaurita la sua attività pubblica, torna alla propria principale professione, ma Renzi cosa va a fare? La macchietta nel teatrino parrocchiale di Rignano?
Spesso i politici dopo una “trombatura” scrivono un libro, han fatto così D’Alema, Veltroni, Bersani e Letta, ma Renzi non è in grado di scrivere un libro (forse neppure di leggerlo). Quindi?
Quindi temiamo che la sua frase “… considero fallita la mia esperienza in politica” sia solo una provocazione per inasprire i toni, per catturare i voti creando un clima teso, da duello, quindi il solito “trucco” oppure se vogliamo usare un altro termine il solito “bluff”.
Temiamo invece che un personaggio come Renzi ce lo ritroveremo nell’agone politico perlomeno fino a quando l’establishment che lo ha messo lì non decida che, esaurito il suo compito, sia venuto il momento di dargli un bel calcio nel sedere e sbarazzarsene. Sì, avete capito, utilizzando quello che possiamo definire il “Metodo Di Pietro”.
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro