Certo, è tale lo smottamento e il senso di vergogna per quello che il Parlamento italiano, e molti aspetti del Paese con esso, sono diventati, che cerchiamo dei punti di riferimento. E non saremo mai abbastanza grati al Presidente della Repubblica. In certi momenti storici, è rivoluzionario semplicemente fare il proprio dovere, attenersi ai limiti - perché qui è evidente che qualcuno non fa il proprio dovere e non si attiene ai limiti di quel dovere. E quindi va bene l'ennesimo appello di Repubblica.
Però sarebbe utile anche pensare. Voglio dire: con i suoi pur lodevoli appelli, Repubblica ha inaugurato un circolo vizioso travestito da circolo virtuoso uguale e contrario (e quindi, in sostanza, uguale) a quello che vortica attorno al Presidente del Consiglio. E cioé: Berlusconi dice una cosa->Repubblica dice no e fa un appello-> il Pdl dice sì a Berlusconi e dice no all'appello di Repubblica-> Bonaiuti o Letta smentiscono quel che ha detto Berlusconi o danno contro a Repubblica-> Berlusconi dice un'altra cosa-> Repubblica dice no e fa un appello -> e così via... all'infinito?
Nasce tutto da Berlusconi, lo vedo anch'io. E sembra, in questi momenti, che scrivere una petizione sia l'unica arma rimasta. A me pare, modestamente, che sarebbe più utile riflettere, prendere coscienza, modificare i propri comportamenti. A volte sembra che firmare l'appello di Repubblica, in modo uguale e contrario (e cioè uguale) a dare sempre ragione a Berlusconi, sia l'equivalente della barretta di cioccolato che calma, momentaneamente, l'ansia o la tristezza. Ad esempio, sarebbe utile, al di là di un'adesione di facciata, o di faccialibro, che si ricordasse davvero il motivo per cui commemoriamo il 9 maggio. Cioè il giorno in cui il cadavere di Aldo Moro fu ritrovato nella Renault rossa in via Caetani. Moro, infelicemente paragonato a Berlusconi, le BR ai PM. Ferdinando Adornato (ex Pci, ex Pds, ex Forza Italia, ora forse Udc) ha commentato il paragone con una battuta tristemente realistica: siamo passati da Moro (Aldo) a Mora (Lele). E' questo il rapporto incommensurabile in cui siamo avviluppati. Forse ricordare le vittime del terrorismo, che poi è la ragione profonda del messaggio di Napolitano brandito da Repubblica, tra cui gli Emilio Alessandrini, i Francesco Coco, ecc. morti per mano dei brigatisti rossi, sarebbe più giusto e più utile. In fondo, la ragione per la quale quelle parole del Presidente del Consiglio sono pesanti e vane allo stesso tempo, scaturisce dalla conoscenza di quelle vittime e di quella storia, e dal ruolo che quel sacrificio ha assundo per la tutela della nostra democrazia (in un paese che non la ignora, nessuno potrebbe affiggere certi manifesti, sarebbe sepolto dalle risate). Insomma, tra un appello e l'altro, tra una barzelletta e l'altra, fare una pausa e pensare. In certi momenti, fermarsi a pensare ha qualcosa di rivoluzionario. Soprattutto in questo di momento, così segnato proprio dall'assenza di pensiero, schiacciati come siamo su un superficiale e vuoto o con me o contro di me.