Magazine Diario personale

Prima di partire per un lungo viaggio

Creato il 08 luglio 2013 da Povna @povna

La voglia di non tornare più“, a rigor di definizione, la ‘povna non ce l’aveva proprio al cento per cento. Nello stesso tempo, è innegabile, andando incontro alla nuova avventura da presidente era più che consapevole delle molte certezze che avrebbe messo, volontaria, in discussione.
Arrivata al termine di un tragitto che è stato tortuoso, difficile, e per molti versi inaspettato, si accorge che il viaggio è stato bello (molto), come doveva e come non doveva essere. E che – nonostante lei spesso, da brava romanzesca, preferisca alla destinazione il tragitto – queste tre settimane le regalano, convinta, anche una bella mèta.
Nel mezzo, lo scontro, e poi confronto (in una necessità che si fa buona didattica), con mondi nuovi, tanti. Province diverse, scuole inusuali, colleghi retti, piùcheretti, strani, normali e anche bravissimi. La consapevolezza, vissuta nel proprio ruolo, giorno faticoso dopo giorno, di quanto conti la parola “gruppo”. La necessità di mediare, di spostare l’attenzione dall’egotismo pretestuoso che troppo spesso caratterizza noi docenti al bene vero degli alunni. Perché all’esame di stato non ci sono più cinque anni di curricolo nei quali stemperare le sparate autocentrate di professori (tutti, ‘povna inclusa) intemperanti (e per i quali la ‘povna ricorda, così come le ha ricordate cento volte in questi giorni, le parole di Barbie: “Ma voi pensate davvero che io sia sempre entusiasta, dei docenti che mi manda il Provveditorato? Si fa con quel che si ha, come si può; possibilmente bene. In ogni caso, insieme”): ci sono un pugno di giorni, e ognuno vale un pezzo di quel maledetto voto a cento. E ben presto ci si accorge che si può anche aver ragione, probabilmente si ha ragione, ma non è questo che conta. Perché la critica senza collegialità molto raramente paga.
La ‘povna ha imparato queste cose, e molte altre, sul proprio sonno e sulla propria pelle. Trovandosi a riflettere, in un ruolo dirigenziale e dirimente, su quanto il giudizio sulla funzione docente sia sovrastruttura, e conti niente, quando con quegli ingredienti bisogna cucinare.
Di fronte a tutto questo, che è sostanza, sbiadiscono le immagini e gli aneddoti (che pure sono stati tanti, e spesso divertenti).
Tre bimbe che l’aspettano sulla panchina, il 3 luglio pomeriggio, per festeggiare insieme quell’esame finito con quattro pizze e una birretta (tiepida, ma fa lo stesso) – una cerimonia di chiusura che ha lasciato alla ‘povna quei brividi assurdi di compunzione cosmica per tutta quanta la serata.
Un segnalibro regalato al professor Audace, pensionando – e la soddisfazione di vedergli uno scintillio consapevole negli occhi (a segnalare, esplicito: “Siamo diversi, ma in fondo ci capiamo”).
Un “Ma chissenefrega!” proferito in camera caritatis dal collega Sociopatico (uno dei meglio pezzi), che arriva al momento giusto – a evitare che un’impuntatura da catto-frustrazione di Goniometra (“è meglio non dargli questo voto così alto, nessuno in realtà lo merita: se no, si inorgoglisce; e poi la vita gli darà delle batoste”) allontani CiUnoPiOtto dal meritato “cento e lode”.
Il sorriso coinvolto (e coinvolgente) dei ragazzi di Monastera, ai quali la ‘povna ha lasciato, una per ciascuno, ad hoc, una indicazione personal-bibliografica (un libro, un film, un brano di musica, sulla base dell’esame, apposta e solo per loro). E la prontezza di Sbuccione che ringrazia, e poi aggiunge, educatissimo: “Posso lasciarle un consiglio anche io, professoressa, visto che ha detto che le piace Tesla?”. La ‘povna sorride e poi ovviamente accetta. Riceve il titolo di un film e se lo va a guardare.
L’incontro con Linus Pauling, il preside di Monastera che sembra Albus Silente. (“Ti volevo fare i complimenti e dire ‘grazie’: questa scuola è splendida. Dovrei dire ‘pure troppo’, mi hai messo in crisi e non so più che fare”. “Esistono i trasferimenti, ‘povna” – ribatte lui con il suo pragmatismo chimico. La ‘povna non risponde. Del resto i prefabbricati, è una costante, di per se stessi attirano romance).
E poi il sipario si chiude, insieme alle serrande. La ‘povna prende l’ultimo treno e torna a casa, fiera e stanca.
In questi giorni, poi, come da tradizione, se la dorme. Ma già domani lo sceneggiatore potrebbe bussare, con notizie inattese, alla sua porta. E la ‘povna, tanto per cambiare, non sa cosa sperare.


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