Prima di pubblicare inizia (o dovrebbe iniziare) uno studio su come fare affinché le persone sappiano che nella mischia ci siamo pure noi. È sufficiente digitare in Google una stringa di testo del tipo:
come promuovere un ebook
per essere catapultati in una marea di contenuti. I più arditi si spingono a leggere pubblicazioni che in un modo o nell’altro hanno a che fare con l’argomento. Qualche titolo?
Volentieri:
- Io editore tu Rete – di Sergio Maistrello (editore Apogeo)
- Reinventare la copertina – di Craig Mod (editore Apogeo)
- Book Marketing Guide – di Mark Coker
- Diario segreto di un autore – di Alberto Pian
- La lettura digitale e il Web a cura di Effe
- Vendere il tuo libro con successo – di Stephen Brown (editore Apogeo)
Basta inserire il titolo dell’ebook in Google e procedere.
Alcuni sono gratuiti, altri a pagamento. E rappresentano solo una minima parte di quello che esiste in giro. E dal conto escludo i siti Web, i blog, che spiegano come conseguire obiettivi e successo.
Il problema è che sono solo delle linee guide. Anzi, o sono linee guide, oppure si tratta di fumo. La tua creatura (o meglio, i miei racconti), è particolare, e ci sono buone probabilità che dopo aver letto quelle pagine piene di consigli ragionevoli, ci si trovi in mano un pugno di mosche. La strategia continuerà a mancare.
E aggiungo questo: alla decima lettura del solito elenco di cose da fare per avere successo col tuo ebook, scatta lo sbadiglio. Perché non se ne può più. Sai che non funzionerà, o almeno: non funzionerà con la tua creatura.
Siamo alla ricerca della strategia vincente, ma questa dobbiamo costruirla noi. Come scrive Daniele Imperi sul suo blog:
Un conto è pubblicare un libro che parla di Plone, oppure di come creare epub.
Un conto è scrivere dei racconti che, nel mio caso, parlano di persone alle quali le cose vanno storte.
E immaginare che là fuori da qualche parte ci sia sufficiente pubblico da intercettare, e che ci si riuscirà facilmente (perché sul Web si sa, ci sono milioni di utenti), è ridicolo.
E tutto questo mi fa tornare alla mente quello che dice Guy Kawasaki a proposito di bibite e Cina…