IL GRANDE MERAVIGLIOSO STUPENDO GUGLIELMO TELL DI ROSSINI
IL LIBRETTO DEL TELL
II 3 agosto 1829, quando venne rappresentato il Guillaume Tell, Rossini aveva 36 anni e, lungi dal ripercorrere il passato, aveva composto qualcosa di totalmente innovativo. Non era un rivoluzionario né nella vita né nella musica ed è inutile cercare nel Tell una rivoluzione che non poteva esserci, ma una innovazione profonda sì.
Il Tell è un fiume di musica. Al Tell segue il silenzio. Rossini non comporrà più opere. Ritorna a Bologna, si trasferisce a Firenze, a Milano, a Parigi e infine nel 1862 a Passy, allora un piccolo borgo rurale vicino a Parigi, oggi incorporato nella grande Parigi. Era Passy de Paris, come gli capita di intestare le lettere, da dove non si muoverà più fino alla morte nel 1968.
Dopo il successo del Tell, Rossini non scriverà più opere. La grave malattia nervosa che per lunghi anni lo prostrerà riducendolo quasi in fin di vita, arriverà più tardi, forse dieci anni dopo il Tell. Le numerose cure e diagnosi, che testimoniano condizioni patologiche gravi, vengono addebitate a una vita troppo intensa e vertiginosa. Il lavoro estenuante vissuto con l’entusiasmo della giovinezza e alimentato dallo straordinario successo l’hanno logorato nel fisico e nella mente. Una uretrite ormai cronica, esito obbligato dei suoi abusi di tavola e di lavoro, lo prostra. Del resto ha cavalcato situazioni impossibili in cui componeva, lavorava tra impresari che premevano e teatri che attendevano impazienti, affrontando prove estenuanti con la stessa vertiginosa velocità che compare nell'Italiana in Algeri, la più rossiniana delle sue opere.
La fase acuta durò dal 1842 fino al 1857. “Hai dunque dimenticato, mio buon amico, il mio stato d’impotenza mentale, ognor crescente, in cui vivo?" scrive all'amico Domenico Donzelli nel ’58, “Adorabile amico mio,” scrive nel ’55 al fedele Filippo Santocanale “voi desiderate che io di mio pugno vi scriva, martirizzato come lo sono da tredici mesi di crisi nervosa che mi ha tolto sonno, palato, alterato l’udito e la vista e gettato in tal prostrazione di forze, che non posso vestirmi né spogliarmi senza aiuto.” La rinuncia al teatro era venuta già molto prima. Non dovuta alla musica ma allo stress del teatro, alle scadenze, agli impegni, a quella vita di continua sollecitazione che Verdi chiamerà 'anni di galera' e che la tempra di Rossini non è più in grado di reggere. « Scrivevo opere, dice un giorno ad Andrea Maffei, quando le melodie venivano a cercarmi e a sedurmi; ma quando capii che toccava a me andarle a cercare, nella mia qualità di scansafatiche, rinunciai al viaggio e non volli più scrivere", “ Zitto! Non mi parli di questo. Del resto io compongo continuamente. Vede quella scansia piena di musica? Essa è stata scritta tutta dopo il Guglielmo Tell. Ma non pubblico nulla; e scrivo perché non posso farne a meno” rispose a Max Maria von Weber, figlio del compositore Karl che gli chiedeva perché non componesse più opere.Rossini continua a comporre “Io sono qui a Milano" scrive nel ’37 a Carlo Severini “godendo di una vita piuttosto brillante; do accademie ossia esercizi musicali, tutti i venerdì in casa mia. Ho un bell’appartamento e tutti vorrebbero assistere a queste riunioni: si passa il tempo, si mangia bene e si parla spesso di voi.”, “Milano è una città di molte risorse” scrive nel dicembre dello stesso anno a Antonio Zoboli “e si passa una vita alquanto beata. Le mie serate musicali fanno qualche sensazione qui a Milano. Dilettanti, artisti maestri, tutti cantano nei cori; ho circa 40 voci di coro, senza contare tutti i solisti. Madame Pasta canterà venerdì prossimo. Come puoi credere, diventa questa una novità straordinaria, non volendo essa cantare in nessun altra casa. Ho tutti gli artisti dei teatri che fanno a gara di cantare e sono costretto lottare tutta la giornata per ricusare l’ammissione di altri satelliti. Le persone più distinte sono ammesse alle mie serate; Olimpia fa gli onori con successo e ce la passiamo bene.” Anche Liszt partecipò e lasciò testimonianza “Rossini …. A ouvert sa maison a ses compatriotes, et durant tout l’hiver une société nombreuse a rempli ses salons, empressée à venir rendre hommage à l’une des plus grandes gloires de l’Italie. Entouré d’un essaim de jeunes dilettanti, le maestro prenait plaisir àleur faire étudier ses plus belles compositions : amateurs et artistes, tous se faisaient honneur d’être amis à ses concerts….»Durante le sue giornate a Milano, a Parigi, a Passy, Rossini compone i suoi peccati di vecchiaia, organizza e si gode le sue serate musicali, riceve visite di artisti di amici, di artisti, di compositori, riceve lettere e rispondeLe composizioni, i suoi peccati di vecchiaia, come le sue serate, le sue lettere e i resoconti delle visite, ci rivelano non solo l’artista ma l’uomo Rossini. Sono composizioni brevi, scherzi, esperimenti. Rossini ci offre con questi tanti piccoli regali, due grandi opere lo Stabat Mater del 1835, la Petite messe solemnelle “ultimo peccato di vecchiaia” cinque anni prima della morte avvenuta il 13 novembre del ’68. "Buon Dio, voilà ecco terminata questa piccola messa. E’ musica sacra o sacra musica? Ero nato per l’opera buffa tu lo sai bene! Un po’ di scienza, un po’ di cuore, tutto lì…."Peccati di Vecchiaia, serate musicali, li chiama Rossini ma, se tanti accorrevano a sentirli, se tanto interesse suscitano e hanno suscitato non sono certo frattaglie. Rossini ci dona frattaglie e piccoli gioielli. Valori musicali e diario esistenziale tutto quasi sempre con quel suo ironico, autoironico, ambiguo modo di essere. Arguzia, umorismo, auto presa in giro, spirito burlone. Odiava la modernità Rossini e, con la modernità, anche quel nuovo mostro sferragliante che era il treno. Ne aveva una paura matta e se si lasciò convincere a salirci per un breve viaggio, l’esperienza fu così traumatica e paurosa che mai più osarono proporglielo. Rossini musicò anche quell'avventura. A modo suo. Scrivendo le note dello spartito e, accanto alle note musicali, i suoi arguti e scanzonati commenti che cominciano dal titolo, Un petit train de plasir, inserito nell’Album des enfants dégourdis, e proseguono cloche d’appell, invito a salire in carrozza, salita in carrozza, avanti con la macchina, dolce melodia del freno, les lions parisien offrant la main auxbiches pour descendre dub vagon. Suite de voyage, terribile deragliamento del convoglio, prima morte in paradiso, prima morte all’inferno, canto funebre, amen. Un altro peccato, Marche et reminiscences puor dernier voyage, ripercorre a forma di marcia funebre e ossessiva la sua vita musicale con citazioni dal Tancredi, dalla Cenerentola, dalla Donna del Lago, dal Conte Ory, dal Tell, dall'Otello, dal Barbiere spesso non solo citati ma anche deformati e intervallati da pezzi ossessivamente ritmati. "Mon portrait" commenta verso la fine Rossini a fianco di un intervallo leggero, per poi riprendere la marcia fino al commento: “Requiem”I peccati composti dopo il Tell e prima della malattia comprendono pezzi pianistici, canzoni, duetti e ballabili. Respighi ad essi s’ispirò per la sua Rossiniana e per il balletto La boutique fantastique. Un duetto entusiasmò Wagner che lo orchestrò e lo diresse in un concerto. Litz ne ricavò dodici trascrizioni per pianoforte. Britten i balletti Divertimento e Fantasia italiana.
A Parigi, a Passy venivano dall'Italia gli amici e Rossini riceveva tutti con affetto. Venivano gli impresari, gli artisti, i colleghi compositori. S’incontrò con Wagner; un Wagner non ancora famoso ma tenace propugnatore di una rivoluzione e di un nuovo teatro musicale, che, conoscendo l’avversione di Rossini per la nuova musica, per ogni nuova diavoleria del progresso, per il treno, per l’illuminazione a gas, per le barricate, tutto pensava tranne di essere ricevuto con tanta cordialità e di essere ascoltato con così grande attenzione mentre illustrava le sue idee sulla musica dell’avvenire. Del resto l’idea di un Rossini chiuso in una concezione musicale conservatrice e avversa ad ogni innovazione è del tutto falsa. “Voglio essere ricordato a Boito, di cui apprezzo infinitamente il bell'ingegno.” scrive al signor Tito dell’editore Ricordi “Egli mi mandò il suo libretto, Il Metistofele, dal quale vedo volere egli essere troppo precocemente innovatore. Non crediate che io faccia la guerra agli innovatori! Desidero solo che non si faccia in un giorno ciò che si può ottenere in parecchi anni. Che il caro Giulio legga “benignamente” il Demetrio e Polibio, il mio primo lavoro, e il Guglielmo Tell: vedrà che non fui un Gambaro!!!”Con tutti i colleghi Rossini è gentile e persino appassionato. Mai un moto di supponenza o superbia. Lodi, al contrario, per le loro opere e ritiro a riccio, quasi timidezza, quando sono le sue a essere. Lo fa anche quando un entusiasta Wagner che cita e loda la scena delle tenebre del Mosè e quella della cospirazione del Guglielmo Tell. Stupisce Wagner, dimostrando grande apprezzamento per Weber, per l’amore incondizionato verso il grande Gluck, verso Mozart, Haydn, Bach. “ Se Beethovenè un prodigio dell’umanità, Bach è un miracolo di Dio!” dice e racconta di Mendellshon “Gli domandai allora di Bach, molto di Bach.”…Mendellshon si stupì della mia domanda “Ma come,” disse “Voi Italiani amate a tal punto la musica tedesca?”, “Io non amo che quella” replicai “Quanto alla musica italiana me ne infischio”.
È soprattutto la conoscenza e l’apprezzamento per Bach a stupire e entusiasmare un Wagner che, a quel punto, vuole sapere tutto della visita di Rossini a Beethoven. “Ah. Rossini, siete l’autore del Barbiere di Siviglia? Mi Felicito. E’ un’eccellente opera buffa; … non cercate mai di fare altre cose che opere buffe.” racconta Rossini di aver udito da Beethoven. Parlano poi di Weber e Rossini ricorda ancora come si fosse incontrato con lui a Parigi, di passaggio per Londra:. “…Egli fece delle visite come d’uso, ai musicisti più in vista, Cherubini, Heroldt, Boieldieu. Si presentò … Io devo confessare che vedendo inatteso davanti a me questo geniale compositore provai un’emozione non diversa a quella che provai in presenza di Beethoven”Forse intimamente Rossini non credé mai d’essere un grande compositore, forse, lui che ammirava così intensamente Beethoven, Mozart, Haydn e che aveva imparato ad amarli fin da studente, a paragone di questi colossi, si sentiva piccolo, forse, ingannati da questo atteggiamento, anche noi abbiamo imparato a rimproverare a Rossini di non essere Mozart, di non essere Verdi, di non essere Haydn, dimenticando che Rossini non poteva che essere Rossini, il geniale Rossini, il colosso Rossini, l’intricato Rossini verso il quale tutte le opinioni artistiche appaiono contaminate da pregiudizi.Riconosciamo la grandezza del Barbiere ma, nell'attimo stesso in cui lo affermiamo, quasi ci sentiamo in dovere di ricordare che l’altro Figaro quello di Mozart è un’altra cosa. Certo che è un’altra cosa perché Rossini era Rossini e non ha senso rimproverargli di non essere Mozart a proposito delle sue opere comiche o di non essere Wagner o Verdi per le sue opere serie. Schopenhauer quasi non osava confessare di preferire talvolta il Figaro di Rossini all'altro Figaro e fu proprio Rossini, quel Rossini che prendeva una sua ouverture da un’opera seria l’ Elisabetta e, con disinvoltura, la trasferiva al Barbiere, un’opera comica, a ispirare quella sua famosa teoria estetica secondo la quale la musica non è né seria né comica. All'inizio e alla fine del suo lungo crepuscolo Rossini compone uno Stabat Mater e La piccola messa solenne. Il primo, scritto su pressione di un impresario e dell’amico prelato spagnolo Don Manuel Fernández Varela, ebbe vita tormentata. Percorrono lo Stabat brividi del Guglielmo Tell e manierismi dell’opera che scandalizzarono i critici contemporanei e i colleghi che gli contestarono che lo Stabatnon fosse scritto secondo i canoni della musica religiosa. Un problema che non preoccupò minimamente Rossini, perché era Rossini e perché il mondo dell’opera lo compenetrava ancor troppo profondamente. Lo Stabat ebbe un enorme successo, fu criticato da Wagner e lodato da Heine ma per l'intensa espressività lo Stabat è un capolavoro. Un altro ancor più grande capolavoro sarà La piccola messa solenne, un gioco di parole tipico di Rossini, che ci mostra come tra le due composizioni ci siano tutti gli anni e i peccati di vecchiaia.
La messa, che li ricapitola per l’uso dell’armonium e di due pianofortiusati in modo percussivo, è un capolavoro, un gioiello di colori e di armonie. Rossini, il conservatore Rossini ha fatto tesoro delle sperimentazioni dei suoi "peccati" e ha prodotto un nuovo Rossini che stupisce, commuove e sconcerta nuovamente i contemporanei mentre non sconcerta chi ben sa che mai fu rivoluzionario ma mai fu "gambaro".Come nei Peccati di Vecchiaia Rossini fu classico, conservatore e nello stesso tempo avanguardista. Lui, che col Guglielmo Tell era giunto ai crinali tra classicismo e romanticismo, scavalca d’un sol balzo tutto il romanticismo e giunge a Stravinskij. Non che Stravinskij si sia ispirato a Rossini ma, come dice Borges, gli artisti creano i loro precursori e noi possiamo assaporare le grandi novità di Rossini anche grazie a Stravinskij. C’è quasi un filo conduttore che lega all'indietro tanto Stravinskij a Rossini, che Strawinskij a Verdi del quale Stravinskij, in opposizione al gusto del suo tempo, ben conosceva e ammirava per la grande forza della sua musica, non tanto Otello e di Falstaff, ammirate dall'elite musicale, ma le sue opere più popolari come Rigoletto e Aida.“Bon Dieu, la voilà terminèe cette pauvre petit e Messe. Est-ce bien de la musique sacrèe que je vien de faire ou bien de la sacrèe musique? J’étais né pour l’opera buffa, yu le sais bene ! Peu de science, un peu de coer, tout est là. Sois donc bèni et accorde-moi le Paradis" dice Rossini a proposito della sua Piccola Messa Solenne, ma, dopo il Guglielmo Tell, dopo aver scalato questa altissima vetta, possiamo tranquillamente dire che era fatto anche per l’opera seria.