Molti amano fare sottili differenze fra un ipotetico prima ed un disarmante dopo, dove tutto sempre depone a favore del prima. Così avviene che mentre si sprecano gli "al capolavoro" nei confronti di certe opere, come "Viaggio al termine della notte", da un'altra parte ci si riappacifica sostenendo che monsier Destouches, ai tempi in cui scriveva il capolavoro in questione, non poteva certo essere quello che poi sarebbe "diventato" quando scriveva spazzatura come Bagatelle per un massacro. Peccato - per certe anime belle - che le cose stiano sempre diversamente da i loro "prima e dopo". C'è sempre, e solo, un "prima e prima" assolutamente identico al "dopo e dopo"!
Così, non si può apprezzare, per quello che è il suo giusto valore, l'arte del "Viaggio al termine della notte", se non si sa che in quell'epoca, secondo le sue proprie dichiarazioni, Céline già lavorava da più di un anno e mandava, in modo continuativo e parossistico, delle comunicazioni alla Società di Medicina di Parigi, di cui era membro. Comunicazioni, inizialmente destinate al solo pubblico medico. In queste sue comunicazioni, Céline elogiava i metodi dell'industriale americano Henry Ford (lo stesso che aveva finanziato la diffusione de "I Protocolli dei Saggi di Sion", negli Stati Uniti), metodi che consistevano nell'assumere preferibilmente "gli operai tarati fisicamente e mentalmente", e che Céline chiamava "i deprivati dell'esistenza". Questo tipo di lavoratori, sottolineava Céline, "privi di senso critico ed anche della più elementare vanità" formano "una mano d'opera stabile che si rassegna assai meglio di qualsiasi altra". Céline, nei suoi comunicati, deplora che in Europa non esista niente di simile, "a causa di pretesti più o meno tradizionali, letterari, sempre futili e praticamente disastrosi" (maggio 1928).
In un altro comunicato, Céline propone di creare dei medici-poliziotti d'impresa, "una grande polizia medica e sanitaria", incaricata di convincere gli operai "che la maggior parte dei malati possono lavorare", e che "il paziente lavori il più possibile, con meno interruzioni possibili a causa della malattia". Si tratta, afferma il futuro autore del "Voyage", di una "paziente impresa di correzione e di rettifica intellettuale" assolutamente realizzabile anche perché "il pubblico non chiede di comprendere, ma chiede di credere". Céline conclude in modo inequivocabile: "l'interesse popolare? E' una sostanza infedele, impulsiva e vaga. Ci rinunciamo volentieri. Quello che noi consideriamo molto più serio, è l'interesse padronale e i suoi interessi economici, per niente sentimentali."
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